Ritorno al Futuro, Louis Rossi: “Non sono Vale, ma vinco”

Ritorno al Futuro, Louis Rossi: “Non sono Vale, ma vinco”© Milagro

Il GP Francia 2012 fu un lampo isolato per i Rossi: Valentino portò la Ducati al secondo posto in MotoGP, Louis si aggiudicò la Moto3 sotto il diluvio. "Non partivo per vincere mi bastava la Top 5..."

26.06.2020 09:40

Il 20 maggio 2012 rappresenta una data storica per i piloti di nome Rossi: quel giorno Valentino conquistò il suo miglior risultato con la Ducati, giungendo secondo nel GP Francia davanti al campione del Mondo in carica della MotoGP, Casey Stoner. Tre ore prima, il francese Louis contribuì a incrementare il palmares dei Rossi, vincendo la gara della Moto3. E proprio grazie a quest’ultimo i Rossi sono a soltanto quattro vittorie nel Motomondiale dagli Agostini, 119 a 123. Ai 115 trionfi di Vale vanno aggiunti i tre di papà Graziano e l’unica affermazione iridata di Louis, che è soltanto omonimo della famiglia di Tavullia.

Un successo difficilmente prevedibile dopo le sue prime prestazioni nel Mondiale: nei primi 21 GP, tutti corsi in 125, la maggior parte con la Honda, i restanti con l’Aprilia, l’allora ventiduenne Louis non era mai approdato in zona punti. Neppure la rottura di questo tabù, al GP Repubblica Ceca 2010 in cui fu 14°, gli consentì di invertire la tendenza.

Almeno fino all’approdo, nel 2011, nel Team Matteoni, con cui andò a punti in nove gare su 16. E quando, l’anno dopo, la ottavo di litro venne pensionata per lasciare spazio alla Moto3, Rossi riuscì a esprimere buona parte del suo potenziale con una FTR-Honda gestita dal Racing Team Germany.

In Qatar, all’esordio della nuova categoria, stampò il terzo tempo in qualifica, anche se poi in gara fu soltanto nono. All’appuntamento seguente, a Jerez, si portò in testa prima di perdere l’anteriore e rimediare uno “zero”. Un’altra caduta, all’Estoril, fiaccò il morale di Louis proprio alla vigilia della gara casalinga, a Le Mans. Casalinga in tutti i sensi, perché Rossi è nato proprio a Le Mans nel 1989.

"Non devi esercitare troppa pressione su te stesso e cadere nella trappola di voler fare troppo bene  - raccontava ai giornalisti suoi connazionali - per me questo GP è una gara come le altre. L’unica differenza è che in fondo sono molto più richiesto dai media!".

Dopo un deludente 17° posto in FP1, Louis trovò fiducia, piazzandosi terzo nelle FP2. Le qualifiche, disputate sotto l’acqua, lo relegarono però in fondo alla quinta fila, a oltre due secondi e sette decimi dalla pole da Maverick Viñales, complici gli impegni multipli a cui lo costringeva l’assenza di un manager: "Il telefono suonava in continuazione, durante le prove non avevo il tempo di fare nulla, è stata durissima anche concentrarsi per la gara". Colpa degli 80 ospiti che aveva invitato, alcuni suoi sponsor personali, altri potenziali partner. Con simili presupposti, le sue dichiarazioni post-qualifica non furono particolarmente bellicose: "Devo saper tenere i piedi per terra e non lasciarmi trasportare. Per prima cosa devo essere regolarmente nella Top 10. Poi dovremo puntare a salire di livello e inseguire la Top 5. Infine, il mio obiettivo è quello di sforzarmi a fare meglio, in ogni GP senza errori".

A meno di 24 ore dalla gara restava da risolvere un problema, e nessun membro del suo team avrebbe potuto metterci una pezza. Louis non aveva un posto dove trascorrere la notte perché aveva prestato il suo camper agli ospiti mentre la casa di suo padre era stipata di gente. Così bussò alla porta della nonna per dormire su un materasso sistemato alla bell’e meglio sul pavimento. Non certo l’ideale prima di una giornata di lavoro importante. "Potrebbe esser peggio, potrebbe piovere" avrebbe detto Igor (Frankenstein Junior) in una simile situazione. E infatti quella domenica il cielo scaricò centimetri su centimetri di acqua, ma non riuscì a tenere lontani dal circuito 80.025 spettatori.

Quando fu dato il via della gara, la temperatura dell’aria era di 15 gradi e quella dell’asfalto soltanto di 11. Tali condizioni consigliarono ai piloti una condotta di gara attenta, ma soltanto in avvio, perché poi iniziò il valzer delle scivolate. Unica eccezione Louis, deciso a giocarsi il tutto e per tutto. Con una partenza fulminea infilò nove avversari nel primo giro, poi si acquietò fino all’ottava tornata. A metà gara, con il sorpasso su Luis Salom entrò nella Top 5.

Le cadute di Hector Faubel e Jakub Kornfeil, primo e terzo, lo portarono in terza posizione e con l’uscita di Salom, primo degli inseguitori, il podio sembrava in cassaforte: il trio di testa aveva 17 secondi di margine. Ma dopo tre giri anche Miguel Oliveira, passato a condurre, finì a terra. Soltanto nove secondi dopo analoga sorte toccò a Viñales che ne aveva rilevato la posizione. Sembrava di assistere a una maledizione, ma Rossi non aveva più avversari nelle vicinanze e un tesoretto di 22 secondi su Sandro Cortese. Mancavano però ancora sette giri, i più lunghi della carriera di Rossi: "Dopo tre quarti di gara in gruppo mi sono ritrovato da solo, non dovevo abbassare il ritmo perché a farlo sotto la pioggia rischi di cadere. Negli ultimi cinque giri ho sofferto moltissimo". 

Per effetto della caduta del tedesco di origini italiane, Rossi tagliò il traguardo con 27 secondi su Alberto Moncalvo e quasi 29 su Alex Rins. Soltanto 15 piloti furono classificati e soltanto i primi 10 a pieni giri.

"Che corsa incredibile - dichiarò Rossi dopo il podio - vincere a Le Mans, davanti al pubblico completamente impazzito è stato meraviglioso, davanti ai miei amici, alla mia famiglia, ai miei partner. Non ho cercato né voluto essere in testa. La mia priorità era correre una gara intelligente. Mi sarebbe bastato arrivare tra i primi cinque. Ero più motivato degli altri perché ero a casa e non avevo un campionato da gestire. E onestamente non pensavo che Viñales sarebbe caduto". La vittoria di un pilota di casa nel GP Francia mancava da quattro anni, dal successo di Mike Di Meglio.

In gara, il miglior giro di Rossi fu soltanto il sesto ma i cinque che erano stati più veloci finirono tutti gambe all’aria. "Stavo aspettando gli errori degli altri. Ho corso una gara intelligente, per compensare l’errore di Jerez. Quando hanno iniziato a spingere sono caduti".

Il francese era però consapevole di doversi confermare in altre condizioni: "Non sono un grande pilota perché ho vinto un GP sotto la pioggia. Per diventarlo ora devo trionfare sull’asciutto. Questa vittoria è un risultato ma è anche l’inizio di qualcosa. Spero di avere più opportunità adesso". Quell’anno fu quarto a Barcellona, quinto ad Assen e sesto a Valencia, poi salì in Moto2 dove raggranellò la miseria di 31 punti in 51 GP.

Il 20 maggio 2012 sembrava l’inizio di una fase luminosa per il binomio Rossi-Rossa di Borgo Panigale e per Louis. Invece fu soltanto un temporale primaverile.

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi