Moto3, Pedro Acosta esclusivo: “I miei idoli? Stoner e Schwantz”

Moto3, Pedro Acosta esclusivo: “I miei idoli? Stoner e Schwantz”© Milagro

"Il mio debutto nel Mondiale ha sorpreso tutti, ma nessuno mi chiede risultati, non penso ai record di precocità e per ora non avverto la pressione. La notorietà non mi disturba, la mia vita gira attorno alla moto"

10.06.2021 12:16

Mentre Pedro Acosta continua a tenere sotto controllo la fauna ittica del Mar Mediterraneo sulla costa murciana, portando avanti la sua tradizionale professione di pescatore, c’è chi ha reso quel nome e cognome universalmente noto. Pedro Acosta (junior) è la grande sensazione del Motomondiale 2021, il rookie che ha subito sconvolto le gerarchie vincendo tre delle prime quattro gare iridate. Il baby fenomeno, che nel martedì che ha preceduto il GP Italia ha compiuto 17 anni, ha stupito fin da subito calcando il secondo gradino del podio nel primo appuntamento in Qatar, per poi inanellare tre vittorie consecutive nei GP Doha, Portogallo e Spagna (il più giovane a compiere il tris). Qualcosa di straordinario che ha fatto ripensare a Marc Marquez che nel 2010, a 17 anni ma alla terza stagionale nel Mondiale, firmò cinque successi di fila nella 125.

Nell’atteggiamento, però, Acosta ricorda forse più Jorge Lorenzo, con la sua timidezza mista alla sfrontatezza tipica di alcuni adolescenti. Ma il giovane pilota del Team KTM-Ajo, dove ha trovato una vera seconda famiglia, ammette a sorpresa di avere tra i suoi idoli principali piloti che non sono spagnoli. In cima alla lista ci sono un altro fenomeno dell’era moderna della MotoGP, Casey Stoner, e quel Kevin Schwantz che Pedro junior imparò a conoscere grazie alle videocassette mostrate da Pedro senior.

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Un inizio inaspettato


Ti aspettavi di iniziare così la tua carriera nel Mondiale?

“Un pilota appena arrivato qui non pensa di poter lottare subito per vincere o per il podio, ma credo che da quando sono arrivato in questo team, nel novembre scorso, ci siamo adattati molto bene, io a loro e loro a me. Sta andando tutto bene per il gruppo di persone che siamo. Il rapporto che si è instaurato con meccanici e tecnici ha reso l’adattamento molto veloce”.

È questa la tua forza?

“Sì, c’è un bel rapporto tra tutti, ma soprattutto una grande comunicazione. Siamo uniti”.

Come puoi descrivere la tua KTM?

“È una moto da gara, per quanto male vada, va sempre bene! Ma le gare del Mondiale sono più difficili, bisogna saperle gestire e saper pensare mentre si è alla guida. Bisogna usare la testa. Ma non è nulla dell’altro mondo”.

E degli avversari cosa pensi?

“Pensavo fossero più aggressivi, non ho notato un cambiamento tanto grande rispetto alla Red Bull Rookies Cup (vinta l’anno scorso con due gare di anticipo, nde). Per adesso va abbastanza bene”.

Abbastanza... hai cominciato con quattro podi e tre vittorie. Tu hai impressionato tutti, ma chi o cosa ha impressionato Pedro Acosta?

“Tutti i piloti fin dalla prima sessione di prove libere vanno molto veloci ed è proprio quello che più mi riesce difficile: prendere immediatamente il ritmo veloce del fine settimana, ma ci stiamo lavorando”.

Piedi per terra


Cosa ti piace di più e cosa invece non ami dell’intero weekend?

“La gara è il momento in cui più mi diverto. All’ultimo giro mi piace improvvisare. Quello che mi piace meno sono le interviste… (ride)”.

Avanti di questo passo ne dovrai fare parecchie... sei leader del campionato con un bel vantaggio e potresti battere il record di Loris Capirossi come pilota più giovane a vincere il Mondiale: che effetto ti fa?

“Siamo in giugno e il Mondiale terminerà in novembre a Valencia. C’è tempo per sentire la pressione”.

Sogni di andare un giorno in MotoGP?

“Sì, alla fine è la categoria più bella ed è dove tutti vogliono arrivare. Vedremo…”.

"Io come Marquez? Ogni persona è diversa"


Chi è il tuo idolo?

"Sono cresciuto ammirando molto Casey Stoner e Kevin Schwantz. Entrambi erano spettacolo puro in pista. Tra i piloti attuali non ce n’è uno in particolare che mi salta all’occhio”.

Stoner ti ha un po’ ispirato?

“No, ognuno segue la propria strada. Sicuramente ha avuto una storia più difficile della mia, ma vedremo se potrò arrivare dove è arrivato lui”.

In molti ti paragonano a Marc Marquez, sei d’accordo?

“Lui è Marc Marquez, io sono Pedro Acosta. Ogni persona è diversa”.

Come hai scelto il numero con cui corri?

“All’inizio ho voluto gareggiare con il 34 di Schwantz, ma un anno non lo potevo scegliere. L’unico libero era il 37, quindi è stata l’ultima opzione”.

Quali consigli ti danno i tuoi genitori?

“Adesso trascorro poco tempo a casa. La cosa più importante che mi ripetono è che devo tenere i piedi per terra”.

È proprio grazie a tuo padre che hai iniziato.

“Mio padre aveva una moto con cui andava a fare i giri solitamente la domenica. Un giorno sono andato con lui e poi siamo andati in una scuola di moto aperta da poco, fondata da Paco Marmol, il mio attuale preparatore fisico e assistente. In quell’occasione, preso dalla curiosità, sono salito per la prima volta su una moto”.

Cosa rappresenta Paco per te?

«È il ‘pazzo’ che ha scommesso su un bambino. Rappresenta uno dei più grandi aiuti che ho ricevuto da quando ho iniziato a guidare una moto”.

Si parla di te in Moto2 in vista del 2022, ti piacerebbe?

“Siamo nel mese di giugno del 2021, il prossimo anno inizierà a gennaio. È troppo presto ora per parlarne. Vedremo… Bisogna pensare al presente, gara per gara, altrimenti non riusciamo a essere competitivi in tutti i GP”.

Ora inizi ad avere una certa popolarità, che effetto fa?

“Mi aiuta il team a gestire questo nuovo aspetto, per il momento è tutto sotto controllo. C’è sempre qualcuno che mi nota, ora mi riconosce più gente, ma vado avanti per la mia strada come sempre”.

Zero pressione


In questa fase non senti pressione per il fatto che molti stiano parlando di te?

“No, non c’è nessun tipo di pressione. È il mio primo anno nel Mondiale, nessuno mi chiede qualcosa, mi sto soltanto divertendo in pista. Non c’è nulla da gestire. Per essere un pilota al primo anno, non dovrei essere dove sono, ma tutti i buoni risultati che arrivano sono benvenuti”.

Cosa ti piace fare oltre ad andare in moto?

“Nulla... L’unica cosa che faccio è questo, guidare la moto, e vivo per questo. A Mazarrón, vivendo per questo sport, non ho neanche amici. Non avendoli, non sento la loro mancanza”.

Si può quindi dire che i tuoi amici siano i componenti del team?

“Sì, fanno in modo che le gare le viva bene, e soprattutto che sia a mio agio alla guida".

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