Moto3, Ayumu Sasaki: "Non sento di aver perso contro Masia" | Esclusiva

Moto3, Ayumu Sasaki: "Non sento di aver perso contro Masia" | Esclusiva© Luca Gorini

"Avrei voluto lottare correttamente. In Moto2 voglio imparare per poi salire in MotoGP dal mio amico Quartararo"

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23.01.2024 ( Aggiornata il 23.01.2024 12:09 )

Ayumu Sasaki a cuore aperto


Sei conosciuto con il soprannome di “crazy boy”, quando è nato?

“Risale ai tempi dell’Asia Talent Cup: avevo 14 anni e quell’anno vinsi il titolo. Non riguarda tanto il mio stile di guida, ma più il mio modo di essere: i giapponesi tendenzialmente sono timidi e ‘garbati’, ma io non sono sempre così. Non sono tanto timido, mi diverto e tutti dicevano che non sembravo un giapponese da quel punto di vista. Un mio amico ha iniziato a chiamarmi così, crazy boy, e tutti gli sono andati dietro”.

Il tuo simbolo è una libellula, qual è il significato?

“L’ho scelta perché è un insetto che mi piace. È molto colorata e non molti piloti del passato l’hanno usata, e io cercavo un simbolo che mi rappresentasse. Le libellule mi piacevano molto quando ero piccolo, cercavo di prenderle, così ho compiuto questa scelta”.

In ogni weekend di gara ti abbiamo visto al fianco di Fabio Quartararo, in cosa ti ha aiutato?

“Lo incontrai per la prima volta quando correva per il Team Petronas: ci siamo trovati bene, siamo quasi coetanei, ha soltanto un anno più di me. Fabio mi ha aiutato molto su alcuni aspetti delle corse e siamo diventati amici. Oggi nel paddock non parliamo di cose legate al racing, ma più di vita quotidiana. Riusciamo a non pensare troppo al nostro lavoro”.

E ora siete anche vicini di casa.

“Sì, mi sono trasferito ad Andorra da pochi mesi”.

Chi era il tuo idolo nell’infanzia e chi è oggi?

“Iniziai a guardare la MotoGP a casa, avevo 10 anni, osservavo Valentino Rossi e Casey Stoner e sognavo di diventare come loro. Oggi rispetto tutti i piloti della top class: correndo in Moto3, si è molto vicini a loro nel paddock e so quanto sia difficile arrivare in MotoGP e quanto si debba essere competitivi per farcela. Più che avere un idolo, oggi provo enorme rispetto per ognuno di loro. Se poi devo scegliere un pilota, ovviamente dico Fabio Quartararo”.

Stai per debuttare in Moto2, cosa ti aspetti?

“Non lo so proprio (sorride). Sarà un anno impegnativo, si tratta di una categoria molto competitiva e difficile. Credo che insieme al Team VR46 e con il supporto della Yamaha potremo essere veloci e magari lottare per la Top 10, per poi puntare in alto nel secondo anno”.

Come sono andati i primi test con le gomme Pirelli?

“Non avendo mai provato le Dunlop con la Moto2, non posso fare un confronto. Detto questo, le Pirelli mi sono piaciute subito, è stato più difficile capire la moto che le gomme. Ora ho bisogno di tempo per assimilare tutto. Nei test ho anche conosciuto il mio nuovo team e ho avuto sensazioni molto positive, sono contento. Mi aspettavo di essere un po’ più indietro sul crono (ha chiuso 26° a due secondi e mezzo dal primo, nde) visto che era la mia prima volta con una moto di cilindrata superiore. Sono molto motivato”.

Vivi in Europa ormai da molti anni, cosa ti manca del Giappone?

“La famiglia, ovviamente, passare del tempo con loro è difficile dato che siamo molto lontani. Questa è la cosa più dura del mio lavoro. È un sacrificio che ho dovuto e che continuo a fare, perché anche adesso, durante la pausa invernale, se andassi a trovarli non mi potrei allenare molto”.

Com’è la vita in Europa dal tuo punto di vista?

“Negli ultimi tre anni ho iniziato a sentirmi a mio agio, magari non come a casa, ma mi sono abituato. Anche per questo penso che la mia carriera abbia preso una piega differente”.

Qual è il tuo sogno?

“Arrivare in MotoGP e stare davanti, ogni anno mi avvicino sempre di più. Ora salgo in Moto2 e lo farò con la Yamaha, devo semplicemente guidare bene, è possibile farlo. Darò tutto”.

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