A tu per tu: Alex Salvini, capitano coraggioso

A tu per tu: Alex Salvini, capitano coraggioso

"Gli infortuni alla spalla non mi fermeranno nella corsa al mondiale E2: voglio la rivincita per la beffa dell’anno scorso, che mi è costata 100.000 euro"

Presente in

29.08.2019 14:46

C’è qualcosa che aleggia nell’aria, quando Alex Salvini affronta una prova speciale correndo contro il cronometro. Sembrano lampi. Flashback di ricordi lontani sei anni. Come quando nel 2013 vinse il Mondiale della classe E2 mettendo fine al digiuno iridato dell’Enduro azzurro che durava ormai dall’inizio del nuovo millennio. Altre luci capaci di brillare all’infinito e lasciare un segno nella storia di questa specialità. Non soltanto, però. Anche vittorie e sconfitte, duelli infiniti, sfortuna. Come non pensare alla frattura della clavicola destra del GP Grecia 2014 che spalancò la porta al titolo di Pela Renet, o la lunga battaglia del 2015 contro Antoine Méo conclusa con un altro secondo gradino del podio? Poi rogna, veramente tanta rogna. Vedi il 2018, con un Mondiale stradominato fino all’ultimo e perso nella giornata conclusiva del campionato, per l’incredibile rottura dei due cavi che mandano elettricità all’iniezione, nonostante il loro posizionamento in una zona super protetta. È odio contro la sfortuna, antagonismo puro verso la cattiva sorte. 
Ma covare dentro la cattiveria necessaria alla rivincita è anche ingrediente fondamentale per risorgere, per ritornare a lottare, per dare misura alla grandezza di un pilota che quando sale in moto lo fa soltanto con un unico obiettivo: vincere. Alex Salvini è tutto questo. Semplice da sintetizzare, forse, ma difficile e tremendamente complicato da raccontare. Ecco perché abbiamo parlato a lungo con lui dopo le sue due recenti lussazioni alla spalla destra. Qualcosa di devastante per un pilota in lotta per il Mondiale anche se la voglia di riscatto del pilota del Team S2 Motorsport Sembenini Honda-RedMoto è davvero tanta. 

Siamo a poche settimane dal GP Repubblica Ceca di metà settembre, che segnerà il primo tie-break nella sfida finale per il Mondiale della classe E2. come stai?
«Abbastanza bene. Ovviamente la spalla non è al 100%, ma sono pronto per la battaglia finale. In Grecia quando si è lussata per la prima volta la spalla, il giorno seguente ho deciso di correre nonostante il dolore e sapendo che l’avrei sicuramente danneggiata. La mia decisione di correre a tutti i costi mi ha però permesso di rimanere in testa al Mondiale. Poi a Crespano una scivolata banale è bastata per far sì che si lussasse nuovamente, peggiorando la situazione. Fortunatamente, con la pausa estiva ho avuto modo di sistemarla un pochino anche se l’intervento chirurgico sarà necessario a fine stagione». 

Qual è il tuo stato d’animo quando mancano quattro giornate alla fine del Mondiale? Sei in testa ma Larrieu è staccato di un solo punto, Charlier di 8, Herrera di 20, Remes di 38 e Redondi di 40...
«Sono sereno. Sto facendo del mio meglio per essere il più competitivo possibile sotto tutti i punti di vista, ma non voglio viverla male, anzi. Voglio godermi questa situazione che, nonostante tutto, mi vede ancora in vetta al Mondiale e per lo più su due fronti, dato che anche il team è il mio». 

Dal 2013 rincorri il tuo secondo titolo iridato. Chi temi maggiormente tra i tuoi avversari della E2?
«È dal 2013 che, a parte le due stagioni in Beta, sono in lotta per il titolo mondiale. Per le ultime due gare non ci saranno tante strategie da adottare se non spingere al massimo e cercare il miglior risultato possibile. Per quanto riguarda gli avversari, con così pochi punti di differenza tutto è in gioco. Poi arriveremo da una pausa di due mesi, quindi tutto è possibile». 

Da pilota esperto, puoi fornire un’opinione sul Mondiale. Le Case e i team hanno dato una risposta compatta e chiara sul futuro del Mondiale al nuovo management della FIM, che vuole mantenere le gare tradizionali aprendo la porta soltanto a format di Enduro sprint-cross country. In più, il Promoter ABC, con il supporto della stessa FIM, sta cercando poi di migliorare alcuni aspetti tra cui l’immagine.
«È positivo vedere che la FIM crede molto nel nostro sport e si espone in prima persona per far sì che cresca sia a livello sia mediatico che sportivo. Con il Promoter stanno producendo video dedicati al mondo dell’Enduro: il primo mi ha visto protagonista a Rovetta e questo non può che farmi piacere e rendermi fiducioso per il futuro». 

La FIM ha già aperto il bando di concorso per il futuro Promoter. Chi vincerà, si occuperà del Mondiale dal 2021.
«Sì, sappiamo tutti che il contratto con ABC Communication volgerà al termine a fine 2020. Quindi, è normale che ci saranno nuove trattative per chi lo gestirà in futuro». 

Sempre la Federazione internazionale minaccia di togliere la copertura assicurativa dalla licenza dei piloti che nel 2020 vorranno partecipare alle gare WESS. La cui organizzazione ha risposto che resta aperto il dialogo per far tornare KTM e Husqvarna al Mondiale. Secondo te quando potrà cadere questo “muro”?
«La FIM ha preso una posizione ferma nei confronti del WESS e delle gare Estreme, istituendo una Coppa del Mondo Enduro Estremo destinata a trasformarsi in un Mondiale che risolverà tutti i problemi. A mio parere, e anche secondo tutti i team dell’Enduro, non è giusto inserire questo tipo di gare nel calendario del Mondiale. Sarebbe come inserire il Tourist Trophy nel calendario della MotoGP. Sono gare che non c’entrano niente con noi, ed è giusto che abbiano una loro identità. Penso che quando introdurranno il mondiale Estremo, allora anche KTM/Husqvarna rientreranno nel mondiale Enduro». 

Come vedi l’Enduro tricolore con i nostri giovani? Hai mai pensato di creare una Academy per aiutare la crescita degli emergenti?
«L’Enduro italiano sta vivendo un ottimo momento. Dopo di me e Oldrati, che siamo i più “anziani”, penso che avremo un ottimo futuro davanti a partire da Cavallo e Verona ai quali si stanno aggiungendo Spanu e Pavoni. È importante avere un ricambio generazionale e credo che questo faccia bene e motivi anche le giovani leve che si affacciano a questo sport. È comunque un po’ che sto pensando a una “Alex Salvini Academy” e mi sto strutturando a casa per poterla realizzare. Ho già costruito piste, palestra, officina e casa. Ormai, la famosa “SalviniLand” inizia a prendere forma. Inoltre, da un paio di anni, ho iniziato a lavorare con Cavallo e Barbosa. Al momento non si tratta di una vera e propria Academy, ma cerco di aiutarli negli allenamenti e andando alle gare assieme, mettendo a disposizione la mia esperienza. Allenarsi in gruppo è molto motivante». 

La Sei Giorni si correrà in Portogallo a novembre. Ci sarai? 
«No, purtroppo non ci sarò. Prima di tutto perché la mia compagna Sara aspetta un bambino, il termine per la nascita sarà proprio in quei giorni. E poi a metà ottobre verrò operato alla spalla destra per poter ridurre i tempi di recupero prima dell’inizio della stagione 2020». 

Chi è il pilota che più ti ha fatto dannare per vincere? E in particolare il riferimento è a queste ultime stagioni?
«I miei rivali per eccellenza sono stati Antoine Méo e Pela Renet! Con Pela ci siamo sfidati quasi ogni anno dal 2003 in avanti, lottando in lungo e in largo dal Motocross all’Enduro. Con Méo è durata meno ma è stata una lotta più intensa, soprattutto per il passato e per un carattere che per certi versi ci accomuna. Recentemente, invece, direi Holcombe». 

Facciamo un salto indietro proprio di qualche anno: nel 2014 e 2015, Renet e Méo hanno infiammato due stagioni, con te due volte secondo nel mondiale E2. 
«Sono stati anni indimenticabili con duelli epici. Tra di noi c’era una rivalità molto forte, ma anche un grande rispetto e tutto questo ha dato vita a gare bellissime. Proprio questa rivalità rendeva tutto molto più interessante, non soltanto per noi piloti ma anche per tutti gli appassionati. Mi è dispiaciuto che siano passati ai Rally, soprattutto per come è andata dopo la loro carriera, condizionata da infortuni e ritiri. Una cosa è certa, ci siamo “scannati“ a vicenda e abbiamo fatto divertire il pubblico». 

Cosa ti ha lasciato la sfortunata stagione 2018? 
«Inizialmente una grande delusione. Perdere un Mondiale per banalissimi problemi tecnici, non dipesi da me, e dopo aver dominato la stagione, è stata difficile da accettare. Ma come in ogni cosa, non si può vivere di ricordi e quindi ho chiuso il capitolo e ne ho aperto un altro. Senza questa grande delusione, forse, non sarei dove sono adesso, ovvero in testa al Mondiale, su una Honda-RedMoto e con un mio team». 

E al GP Italia hai disputato una gara straordinaria, stravincendo domenica la EnduroGP e la classe E2 in una Valli Bergamasche dove hai fatto impazzire il pubblico. 
«La Valli la ritengo la più bella vittoria della mia carriera. È la gara storica del Mondiale, con un pubblico da pelle d’oca ma soprattutto è arrivata in un momento di grande difficoltà e dolore. Il sabato ero veramente a pezzi. Finita la giornata ero sfinito dal dolore alla spalla e non ero sicuro di riuscire a finire quella successiva. Un’equipe di terapisti formata da Matteo e Damiano Elitropi mi ha trattato per due ore e domenica mattina il dottore mi ha fatto un’infiltrazione. Vincere addirittura la EnduroGP con quasi un minuto di vantaggio sul secondo è stato un sogno che non ritenevo possibile e proprio per questo è stata una giornata che definisco magica». 

Tracciamo un bilancio di questi primi sette mesi del 2019. Come definisci il rendimento tra Mondiale e Assoluti?
«Le stagioni sono anche fatte di episodi, a volte fortunati, altre meno. In Germania, alla prima prova del Mondiale, ho rivissuto l’incubo dello scorso anno. Mentre ero in testa alla E2 ho avuto un problema tecnico che mi ha attardato. Agli Assoluti ho avuto una giornata molto negativa a Pontremoli ma, tutto sommato e infortuni a parte, negli ultimi mesi sono tornato competitivo».  

Da perfezionista quale sei, sembra che quest’anno ti sia mancata all’inizio un po’ della tua famosa aggressività contro avversari come Holcombe, Freeman, Larrieu e 
McCanney, ancora più motivati nel volerti battere. 

«Credo che fossi un po’ “full”. Le attività con l’avvio di un team tutto mio, l’S2Motorsport, il ritorno in Honda-RedMoto con annessi test di sviluppo, mi hanno un po’ sovraccaricato di lavoro e questo inevitabilmente si è ripercosso sui risultati delle prime gare. Rispetto alla scorsa stagione, poi, ho perso l’effetto sorpresa che avevo dopo i due mediocri anni passati». 

A livello puramente economico cosa è cambiato: quanto può guadagnare un pilota del tuo livello? In caso di vittoria del Mondiale, quale sarebbe il premio?
«Il valore di un pilota può dipendere da molti fattori e non soltanto dai risultati. Dico soltanto che la mancata vittoria del Mondiale nel 2018 mi é costata più di 100.000 Euro». 

Visti anche i tuoi recenti infortuni, ritieni che i percorsi delle speciali siano diventati troppo veloci per le potenze delle attuali moto due e quattro tempi?
«No assolutamente, anzi. Ultimamente i tracciati sono sempre più stretti e lenti rispetto al passato e con la 450 4T diventa difficile restare competitivi. Credo siano soltanto dovuti a casi sporadici». 

Come hai detto, la tua compagna Sara Trentini, pluricampionessa italiana di Trial, ti farà diventare papà di un maschietto a inizio novembre. Avete già scelto il nome del vostro bimbo e sogni di vederlo seguire le orme di pilota come mamma e papà?
«Sara finirà il termine dei nove mesi di gravidanza ai primi giorni di novembre e siamo felicissimi dell’arrivo del piccolo Salvini! Per il nome siamo ancora indecisi mentre, per quanto riguarda la moto, spero vivamente che non segua le nostre orme. Troppo pericoloso, anche se la mamma è di un’altra idea. Io punterei più sul tennis o sul golf…». 

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi