Motocross, Alex Puzar: “Suzuki, la mia moto migliore”

Motocross, Alex Puzar: “Suzuki, la mia moto migliore”

Grazie al titolo in 250 del 1990, il piemontese divenne uno dei big del mondiale e contribuì in modo de terminante alla diffusione del Cross in Italia: "La Suzuki ha una grande storia, magari non ha le stesse dimensioni degli altri colossi giapponesi, ma quando voleva vincere, lo faceva grazie all’esperienza e alle risorse umane"

04.09.2021 ( Aggiornata il 04.09.2021 13:00 )

Il Mondiale vinto nel 1990 da Alex Puzar ebbe un effetto di promozione e diffusione del Motocross in Italia addirittura superiore a quello del primo titolo di un pilota italiano, quello di Rinaldi nel 1984. C’era infatti molta più presenza dello sport motoristico in TV e sui media grazie anche agli sponsor, e anche perché l’istrionico Alex sapeva essere personaggio e attirava i giovani. Arrivato a inizio 1989 in Suzuki, proprio da Rinaldi, per correre il Mondiale 125, Puzar l’anno prima era stato quarto in campionato 125 con la KTM.

“Ero molto veloce con la 125 e credo che già in quel 1989 avrei potuto vincere il titolo, penso di poter dire che ero più forte di Trampas Parker. Al primo GP a Faenza andai sul podio, terzo, e nel terzo GP arrivò la prima vittoria assoluta, su Dave Strijbos e Parker. Ero pronto, forse ci mancò qualcosa tecnicamente, avevo diverse parti ufficiali di ciclistica della moto di Rodney Smith dell’anno prima, ma il motore 125 ufficiale arrivò dopo metà stagione, perché Strijbos che era il pilota ufficiale Suzuki in 125 (team di Sylvain Geboers, ndr) si era infortunato dopo quattro GP. Alla fine persi per il Mondiale per soltanto sedici punti”.

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La vittoria in 250


Poi nel ’90 sei passato in 250 e hai vinto al primo anno.

“Con la 250 nel periodo invernale mi preparai davvero a testa bassa, e per gli allenamenti in moto andavamo sempre sulle piste più bucate e “toste” e a volte in piste provvisorie nei greti di un fiume, tra sabbia e sassi. Fu un anno incredibile: tutto quello che doveva funzionare, funzionò. Non avevo pressione, perché il pilota di punta era John Van Den Berk, ma al primo GP in Austria, a Schwanenstadt, conquistai le due manche, su Parker la prima e su Michele Fanton la seconda. La moto era fantastica, credo di poter dire che quelle Suzuki siano state le migliori moto con cui ho corso!”.

Stagione dominata, con ben sette GP vinti e alla fine più di cento punti di vantaggio sul secondo, Pekka Vehkonen con la Yamaha. Riportasti alla Suzuki il titolo 250 che mancava dal 1983, dalla vittoria di Georges Jobè; il belga (scomparso nel 2012 a 51 anni dopo una forma di leucemia) aveva vinto nella 250 con Suzuki, anche nel 1980. Tu rimanesti in 250 con la Suzuki di Rinaldi. Nel 1991 eri certamente sulla strada per bissare il titolo, ma arrivò l’infortunio al ginocchio.

“Sì, un brutto infortunio che influì anche sugli anni successivi finché nel 1995 non tornai sulla 125, tornando a vincere...”.

Il 1991 fu il tuo ultimo anno con la Suzuki. Dopo un bilancio di tre anni con un titolo e due podi mondiali (secondo nella 125 nel 1989 e terzo nella 250 nel 1991), come definiresti il percorso del Marchio Suzuki nel Motocross?

“La mia esperienza è stata positivissima, ho sempre avuto tutto quello che serviva, moto performanti ed ero nel team di riferimento del Mondiale. E anche uno sponsor che ci affiancava che si chiamava Chesterfield... La Suzuki ha una grande storia, hanno vinto tantissimo, la mia idea è che quando volevano vincere tiravano fuori la moto vincente e non ce n’era per nessuno. Delle giapponesi è forse l’azienda più piccola, eppure riuscivano ad avere capacità, risorse umane e l’esperienza per pareggiare e superare le capacità e i risultati delle Case concorrenti”.

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La Suzuki uscì dal Mondiale a fine 1983 e poi ancora a fine 2017.

“A me dispiace moltissimo non vedere le Suzuki in pista nel mondiale Motocross, perché io la Suzuki vorrei vederla ovunque c’è racing. Ma probabilmente, o sicuramente, è una questione di scelte e di impegni presi su base economica. Il budget necessario per sviluppare le moto nei vari campionati non è basso e mi sembra che in questo momento loro stiano concentrando tutti gli sforzi economici sulla MotoGP, dove effettivamente la moto sta andando molto forte”.

Non pensi che la non presenza al Mondiale sia un problema per il mercato del prodotto di serie?

“Sì, secondo me è un problema, lo sarebbe per qualsiasi azienda. Se non sei al Mondiale, se non si vedono i piloti in sella alle tue moto o, nel caso di altre aziende, non si vedono i piloti che utilizzano il tuo prodotto, è più difficile restare competitivi sul mercato. Si tratta di scelte aziendali, quando devi gestire un budget, però, non esserci non è un bene: anche se la moto standard può essere ottima, resta comunque importante sviluppare la moto con i piloti che fanno il Mondiale... c’è un riscontro, un banco di prova, un feedback rilevante di una stagione corsa ai massimi livelli, e questo va ben oltre il discorso del semplice ritorno d’immagine di un pilota in gara con la Suzuki...”.

Pensi torneranno nel Mondiale?

“Me lo auguro. Al momento la mia impressione è che puntino a vincere in MotoGP e non sono lontani dall’obiettivo. Per motivi di lavoro (Puzar è uno dei responsabili dell’azienda Progrip, ndr) frequento anche la MotoGP e posso garantire che nell’ambiente Suzuki c’è tantissima passione per il Motocross, e c’è un materiale umano con grande esperienza, e quando vorranno potranno tornare lottando al vertice!”.

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