Motocross, Lupino come Cairoli: "Smetto, anzi no" | Esclusiva

Motocross, Lupino come Cairoli: "Smetto, anzi no" | Esclusiva

"Accanto all’onore e alla portata storica, la chiamata della Ducati è arrivata al momento giusto"

20.01.2024 ( Aggiornata il 20.01.2024 09:06 )

Alessandro Lupino: un pezzo di storia del Mondiale


Diciassette stagioni iridate, 216 Gran Premi, hai vissuto una fetta di storia del Mondiale.

“Mi considero fortunato ma non mi sono mai tirato indietro. È stato bello vivere da vicino l’epopea di Cairoli, un talento incredibile e irripetibile, e senza dubbio il momento più alto della mia carriera è stata la vittoria al ‘Nazioni’. Nell’ultima manche, corsa in un fango impossibile, sono caduto e ho battuto forte con il casco. Ero stordito, sembravo un automa, ma sono riuscito a finire la manche. All’arrivo c’era Cairoli che mi aspettava e ho capito che avevamo vinto: incredibile!”.

Com’è cambiato il Mondiale in tutti questi anni?

“Al mio arrivo c’era la manche di qualifica il sabato, a volte con 70 piloti che si giocavano 40 posti, e un Cairoli poteva anche rischiare di rimanere fuori. Oggi vedi i cancelletti che non sono pieni ed è un peccato. È difficile capire e trovare una soluzione: i costi del Mondiale sono molto alti, e forse piloti come Searle, Max Nagl e altri preferiscono il campionato nazionale, meno impegnativo ma con premi in denaro che non ci sono nel Mondiale. Rimettere i premi potrebbe essere un incentivo”.

Hai altri suggerimenti per il Mondiale?

“Tornerei al format in un solo giorno, come si fa nel National USA e come si fece in Europa nel periodo del Covid: ora stai troppe ore in moto. Oppure, e sarebbe ancora meglio, disputare una manche il sabato e una la domenica: di sicuro si ridurrebbero gli infortuni. Invece ora c’è pure la manche del sabato che assegna punti, oltre alle due della domenica: sono troppe. E anche obbligare gli Over 23 a passare alla 450 in MXGP non mi piace: ci sono piloti adatti alle piccole cilindrate e questo svilisce il valore della MX2”.

Come hai iniziato a fare il tester?

“Nella mia carriera, esclusi i primi anni, ho sempre fatto la mia parte nello sviluppo della moto, mi piace cercare di migliorarla, fornire indicazioni e provare soluzioni nuove. Fin dal periodo con l’Husqvarna, quando la moto era abbastanza nuova e si trascorrevano giornate intere con i tecnici di Schiranna, lì ho cominciato a fare esperienza. Essere il tester di una Casa produttrice è diverso: ti arriva sempre materiale da provare e sviluppare. Oggi poi c’è molto lavoro da fare con l’elettronica”.

Una moto che vince nel Mondiale è adatta anche per un pilota di livello regionale?

“No, e lo dico sia per l’erogazione del motore che soprattutto per il setting delle sospensioni: se non hai quella velocità per farle lavorare, non riesci a sfruttare la moto che, anzi, ti mette in difficoltà”.

Quali moto hai preferito?

“Tra le 250, la Kawasaki CLS, aveva un motore molto divertente e completo, con coppia e allungo. Tra le 450, la KTM di MRT del 2021: la moto era di serie, con sospensioni WP ufficiali, ed era competitiva al 100%”.

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