MXGP: Alessandro Lupino, l'eroe dei due mondi

MXGP: Alessandro Lupino, l'eroe dei due mondi

"In venti giorni ho corso nel National AMA in California, nell’Italiano Prestige e in Russia. Dove ho iniziato il mondiale con un fantastico quarto posto: una bella rivincita, dato che due anni fa l’incidente di Orlyonok stava per farmi smettere...."

30.06.2021 19:11

Dalla California alla Russia, passando per Cavallara... venti giorni intensi per Alessandro Lupino, che da fine maggio a metà giugno, in tre weekend, ha corso nel National USA, nell’italiano Prestige e nel mondiale MXGP. “In una ventina di giorni – racconta il poliziotto (Fiamme Oro) viterbese – ho attraversato da Est a Ovest l’Oceano Atlantico e ritorno; poi da Ovest a Est l’Italia e ritorno; e ancora da Ovest a Est l’Europa, e ritorno! Non chiedetemi quanto chilometri sono...”.

Almeno ne è valsa la pena.

“È stato un periodo molto positivo e per certi versi entusiasmante, sin dalla California. Avevo già corso negli USA per il Nazioni, due volte, e per le gare del mondiale MXGP, però non avevo mai corso nel National ed è stata un’esperienza particolare che mi ha lasciato ottime sensazioni”.

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L'esperienza americana


Raccontaci com’è andata in California.

“Il primo impatto è stato con la temperatura; in Italia eravamo intorno ai sedici gradi e lì il termometro ne segnava trentasei! Per fortuna avevo qualche giorno di adattamento. Mi ha ospitato Giacomo Redondi ma nei primi due giorni di allenamento in moto ho faticato tanto... Mentre giravo, con i battiti ero sempre a frequenza alta ed ero costretto a fare manche corte. I giorni successivi ho cominciato ad ambientarmi. La prima pista dove mi sono allenato, vicino Temecula, mi ha un po’ scioccato; il paddock era enorme, pieno di gente e sul tracciato da un minuto e trenta e ‘stretto’ cinque metri c’erano 200 piloti di qualsiasi categoria. La cosa più incredibile è che non ci sono regole... trovi chi taglia la pista, chi rientra ed esce in qualsiasi punto; qualcosa di incredibile e davvero pericoloso. Parlando con Musquin, Roczen, Cianciarulo e Anstie, mi hanno detto che lì funziona così, difatti i team affittano le piste in esclusiva e poi spesso ospitano anche gli altri team ufficiali. Sono favori reciproci per allenarsi in sicurezza. L’ultimo giorno prima del weekend, difatti, mi hanno invitato e ho girato con loro. Ho parlato parecchio con diversi piloti e tutti erano incuriositi dalla mia presenza e quelli di origine europea hanno avuto piacere di parlare con me della loro vecchia Europa. Ho capito che loro hanno un approccio completamente diverso tra Supercross e National: il Supercross è molto importante e lì hanno molta pressione anche nell’approccio alla gara; il National viene vissuto con molta più tranquillità. Rispetto all’Europa dicono che la vita sia più cara ma negli USA si guadagna di più; quello che fa la differenza non sono gli ingaggi ma i premi dei Promoter del campionato. Ovviamente il 'grosso' si fa nel Supercross ma anche facendo soltanto il National si può vivere bene”.

Com’è andata la gara a Pala?

“Il risultato, purtroppo, è stato compromesso dalla caduta nel primo giro di Gara 1 ma sono molto contento del quinto posto in qualifica, con davanti soltanto Cianciarulo, Musquin, Roczen e Ferrandis. Considerando che ero con una moto praticamente standard, perché avevo cambiato soltanto la marmitta, la centralina e le sospensioni, e che ero per la prima volta su quella pista, ho dimostrato che come velocità ero con i primi. Mi ha fatto piacere che tutti siano passati a farmi i complimenti”.

La domenica successiva hai corso a Cavallara, nell’italiano Prestige, e hai vinto la Elite MX1, classe della quale sei leader in campionato.

“Weekend molto positivo: secondo in Gara 1 dietro Cairoli ma molto vicino come passo. Poi ho vinto Gara 2, dove Tony non ha corso”.

Rivincita personale


Infine la Russia, dove è continuato un trend positivo.

“La gara in California e l’Italiano mi hanno dato molta fiducia e convinzione, inoltre ero in buona condizione fisica. Rispetto a tanti avversari, ho alle spalle diverse gare quest’anno e questo aiuta. Sto vivendo la stagione con molta tranquillità, forse grazie al fatto di essere tornato nel team dove ho iniziato (Team MRT-KTM, nde) e dove ancora vivono i miei, a Viterbo. L’ultima volta che avevo corso a Orlyonok, due anni fa, avevo rimediato il mio infortunio più brutto, con rottura delle vertebre e subito dopo la caduta non sentivo le gambe; è stato terribile. Poi, psicologicamente sembrava tutto passato ma l’anno scorso, dopo il lockdown, quando scendevo in pista rivivevo quell’incidente e andavo in crisi; ho pensato seriamente di smettere. Grazie a uno psicologo, ho superato quella fase e nel finale di stagione dell’anno scorso ho fatto anche ottime gare. Confesso che il ritorno su quella pista ha fatto riapparire quei brutti ricordi e nel primo giro nelle libere, quando sono passato nel punto dell’incidente per un attimo mi è mancato il respiro… Penso sia comprensibile”.

Fondo duro, pista non facile.

“Rispetto a due anni fa la pista è stata migliorata e hanno ridotto la velocità in alcuni punti critici, hanno fatto un buon lavoro. Sono un pilota che dà il meglio sul terreno duro e so che devo sfruttare queste piste. Nei turni della mattina mi sentivo un po’ legato; ho segnato l’11° tempo nelle ‘crono’, poi abbiamo cambiato la taratura della forcella e in gara mi sentivo meglio. In Gara 1 sono partito forte, giravo bene e vedevo che non mi venivano a prendere, anche se non forzavo: quello era il mio ritmo. Per più di venti minuti, passando in pit lane, vedevo la mia tabella di segnalazione e quella di Herlings, che mi era dietro, e continuavo a sorprendermi: giravamo sugli stessi tempi! Poi, nel finale, ho ceduto un po’ di testa, e Jeffrey mi ha superato. In Gara 2, al via, ho toccato il cancelletto ed ero indietro ma alla prima curva c’è stata una caduta di gruppo e sono riuscito a tagliare all’interno; soprattutto nel primo terzo di pista ne ho superati davvero tanti. Ero veloce, non ho commesso errori e ho fatto quarto”.

Hai chiuso quarto di giornata, a soltanto tre punti da quello che poteva essere il primo podio in MXGP.

 “Gran risultato, una bella rivincita dopo quel mio incidente del 2019”.

Siamo all’inizio della stagione della MXGP: qual è il pilota che ti ha convinto di più nel debutto?

Tim Gajser mi sembra superiore a tutti, poi vedremo sulla sabbia, ma è in gran forma. Lo stesso Febvre mi ha impressionato: molto veloce e determinato, può lottare per il titolo. Cairoli mi ha sorpreso: su una pista dove ha sempre sofferto, è andato benissimo, aldilà della sfortuna in Gara 2”.

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