Esclusivo: Franco Picco “All’Africa Race lo spirito della Dakar”

Esclusivo: Franco Picco “All’Africa Race lo spirito della Dakar”

“L’obiettivo è vincere la mia categoria, la Oltre 450, dove l’anno scorso sono arrivato secondo. Ma adesso i concorrenti sono raddoppiati…” dice il due volte vincitore del Rally dei Faraoni nella nostra intervista

30.12.2019 ( Aggiornata il 30.12.2019 16:33 )

Franco Picco, 64 anni, 2 vittorie al Rally dei Faraoni e 25 presenze alla Dakar, è pronto per prendere il via all’Africa Eco Race: la dodicesima edizione della competizione che prenderà il via il 5 gennaio da Montecarlo per concludersi quindici giorni e 7.000 km dopo sulle rive del lago salato di Dakar. Lo raggiungiamo telefonicamente mentre è intento negli ultimi preparativi, dopo la prepartenza al Museo di Brescia. Mentre ci racconta come sarà la gara, dalla sua voce traspare un grande entusiasmo. Si capisce che non vede l’ora di mettersi in moto nel ‘suo deserto’.

Franco, come sarà questa nuova edizione dell’Africa Eco Race?

“I Paesi che attraverseremo saranno sempre Marocco, Mauritania e Senegal, ma il percorso come ogni anno è sempre nuovo, faremo una ‘traghettata’ fino a Tangeri, e poi faremo un lungo trasferimento prima di arrivare a Tarda. Avremo cinque tappe in Marocco, dove ci aspetta terreno sassoso e poca sabbia, poi una giornata di riposo a Dakhla prima di entrare in Mauritania, dove troveremo tanta sabbia e dune, per altri 6 giorni prima di entrare in Senegal, dove l’ultima giornata faremo un trasferimento sulla spiaggia di Dakar e poi l’arrivo sul Lago Rosa”.   

Quest’anno sarete più numerosi?

“Sono aumentati anche auto e camion, ma in particolare si è quasi raddoppiato il numero dei motociclisti. Io sono anche il rappresentante degli italiani, faccio da collegamento per la traduzione dei dati tecnici, perché parlo bene il francese, che è la lingua ufficiale dei regolamenti Quest’anno abbiamo poi la partecipazione anche di Nicola Dutto, e Gian Luca Tassi, entrambi paraplegici.

“Le partecipazioni stanno aumentando perché si capisce che è più sportiva e tecnica e meno ‘commerciale’ rispetto alle ultime edizioni della Dakar, che ha un nome, un marchio che ha portato in altri Continenti, ma ha strutture più dedicate all’immagine. L’Africa Eco Race invece fa pensare alle prime edizioni della Dakar.

“Adesso la Dakar si trasferita in Arabia Saudita, un paese con grandi possibilità economiche ma che fino all’anno scorso era chiuso al turismo. Peccato che siano concomitanti, mi sarebbe sicuramente piaciuto vedere come sarà, anche perché è un Paese nuovo, e la gara si svolge nel deserto”.

Cosa ti ha fatto scegliere l’Africa Eco Race?

“Non penso di riuscire ad eguagliare le 25 partecipazioni alla Dakar, ma ormai corro nell’Africa Eco Race da anni e ho voluto continure. E’ un po’ ritorno al vintage, la gara è più tecnica, i chilometri sembrano molti di meno rispetto alla Dakar, ma sono quasi tutti di speciale, quindi di navigazione, sabbia e dune. E poi è una gara quasi tutta in linea che parte da Montecarlo e arriva Dakar. In Sud America, invece, la Dakar aveva parecchie volte delle ‘boucle’, dei percorsi ad anello dove tornavi da dove eri partito. E poi non c’era così tanto deserto. E anche lo spirito è diverso”.

E poi mi sembra di capire che tu sia particolarmente legato all’Africa…

Ho iniziato in Africa, nel 1984 con il Rally Faroni, nel 1985 alla prima Dakar, e quando si pensa alla Dakar si pensa a quelle gare. L’Africa Eco Race riprende quello spirito, dove ai bivacchi si dorme in tenda non ci sono i motorhome come alla nuova Dakar, e dove c’è tanta navigazione… e il bello dell’avventura”.

Quale sarà la parte più impegnativa?

“La gara è lunga, con tanti trasferimenti e orari da rispettare. Sarà tutta impegnativa, a partire dai primi due giorni in Marocco dove troveremo il freddo notturno da superare con il bivacco in tenda ma si preferisce questa situazione piuttosto che essere ‘camperizzati’, perché è questo lo spirito giusto. Altrimenti si fa un’altra gara.

“Peccato che questa gara si svolga nello stesso periodo della Dakar”, aggiunge Franco Picco. “Gli organizzatori sanno che si scontrano contro un colosso. Ma non ne vogliono sapere di organizzare le megastrutture che ci sono di là”.  

Quali sono i tuoi obiettivi?

“La corsa più impegnativa è quella di organizzarsi per partire… non è la partenza della corsa, ma la corsa per la partenza. L’obiettivo è quello di arrivare in fondo. Se guardiamo ai risultati, nella mia categoria, la Oltre 450, lo scorso anno sono arrivato secondo di categoria e decimo assoluto. Quest’anno l’obiettivo è vincere la mia categoria, ma considerando che sono raddoppiati i partecipanti, già ripetere il risultato dell’anno scorso sarebbe un successo”.

Come ti alleni?

Con un po’ di bicicletta, per vedere se sono ok con il fiato, ma la mia fortuna è che organizzo quattro o cinque tour all’anno nel deserto. D’estate faccio qualche cavalcata, quindi sono sempre in moto, e questo mi tiene allenato. Vedo la differenza con alcuni anni fa quando non andavo tanto in moto”, conclude Franco Picco.

 

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