Dakar esclusiva, Franco Picco: “Devo ricordarmi che ho 65 anni”

Dakar esclusiva, Franco Picco: “Devo ricordarmi che ho 65 anni”

“Non avrei mai pensato di fare una Dakar a questa età. I primi giorni li prenderò con calma”, ci annuncia la leggenda dei Rally Raid poco prima di imbarcarsi per Jeddah

27.12.2020 ( Aggiornata il 27.12.2020 18:25 )

Oggi è il grande giorno. La leggenda dei Rally Raid, alias Franco Picco, è in partenza per la sua ventinovesima maratona nel deserto: la Dakar. Tra le numerose partecipazioni a questa estenuante competizione, dove è arrivato due volte secondo, il Rally dei Faraoni, che ha vinto due volte, il Rally delle Piramidi, che si è aggiudicato tre volte, e Africa Eco Race, il forte pilota veneto divora la sabbia fin da quando era giovanissimo, e quando non corre organizza escursioni in moto nel deserto. Non a caso, il suo soprannome è “l’Africano”.

Come vi abbiamo annunciato, ora, a 65 anni, Franco si prepara a scrivere un’altra pagina di storia, tornando a correre alla Dakar. Un’impresa che si prepara ad affrontare da solo, perché ha scelto di partecipare alla classe “Original Motul”, che non prevede assistenza.  

In partenza oggi


Abbiamo raggiunto Franco Picco poco prima di imbarcarsi per Jeddah con un volo charter della ASO, l’organizzazione della Dakar.

“Hanno fatto un gran lavoro per superare le ultime problematiche della variante inglese del COVID”, ci spiega Franco Picco. L’Arabia Saudita ha chiuso ai voli di linea e ora sono permessi sono i voli charter concordati dalla ASO. Io per fortuna avevo già scelto un volo charter e non ho avuto modifiche. Chi aveva scelto i voli di linea, che costavano di meno, ha dovuto poi cercare posto su un volo charter e qualcuno ha dovuto anticipare la partenza di un paio di giorni. Gli organizzatori sono stati molto bravi a trovare subito la soluzione all’ultimo momento, d’accordo con le autorità”.

Una "bolla sanitaria"


Adesso ti imbarchi. E poi quando arriverai stasera a Jeddah che programma ti aspetta?

“Ho già fatto un tampone tre giorni fa e ne farò un altro all’arrivo, organizzato dalla ASO. Poi dovrò rimanere fermo in albergo per due giorni. Se il risultato sarà ancora negativo, potrò andare al porto a prendere la moto.

“Praticamente hanno creato una ‘bolla sanitaria’: bisogna essere ok per entrare, e poi non uscirne. Durante la gara, questa bolla sanitaria che si sposta senza avere altri contatti. E’ un sistema che gli organizzatori hanno già sperimentato al Tour de France e l’Arabia Saudita ha sicuramente dato una mano per far sì che si possa realizzare la Dakar”, aggiunge Franco Picco.

Come ti sei allenato in questi ultimi giorni, dopo che hai imbarcato la tua Yamaha?

“Con la cyclette e con i manubri e pesi, per tenermi in movimento, ma sempre in casa. Non sono andato in giro per non prendere rischi. Per evitare il COVID ho sempre osservato il distanziamento, l’uso della mascherina, la pulizia delle mani. Stavo giusto pensando che quando arriveremo a Jeddah potranno esserci dei casi, e se saranno positivi non potranno correre”.

"Il percorso è ben fatto"

Cosa te ne pare del percorso?


Il percorso è al contrario rispetto allo scorso anno, quando partiva da Jeddah e andava verso nord, attraversando il deserto nelle ultime giornate.

“Questa volta da Jeddah si va a Sud, all’interno del Quarto Vuoto, poi a Riad prima di cominciare a salire a nord. La giornata di riposo sarà a Ha’il, dove hanno fatto anche una Baja due settimane fa e alcuni piloti che faranno la Dakar si sono anche un po’ allenati. Poi si gira un po’ più a nord, con un altro deserto da attraversare, e la famosa tappa Marathon senza assistenza all’arrivo. Infine si torna sul Mar Rosso, di fronte a Sharm El-Sheikh e si scende verso Jeddah in tre tappe, con la speciale più lunga, di 500 km, il penultimo giorno.

Il percorso è ben fatto, c’è tanto trasferimento, ogni giorno ci aspettano tanti chilometri per uscire ed entrare dalle città. La tappa più lunga è di 800 km per arrivare a Riad, anche se la speciale è di 300 km, bisognerà svegliarsi molto presto al mattino! Sono 12 tappe divise in due gruppi di sei, con la giornata di riposo a metà, due boucle, ovvero due percorsi ad anello, e l’arrivo a Jeddah il 15 gennaio.

“Anche le temperature che ci aspettano sono buone. Ho sentito qualcuno che è già arrivato e mi hanno detto che c’è una bella temperatura, ci sono 25 gradi alle otto di sera. La seconda settimana potrebbe essere un po’ più fresca, almeno di sera, perché si va più a Nord e poi sulla montagne", aggiunge Franco Picco.

“Sicuramente c’è di tutto, sabbia, piste, tanta navigazione vicino al Mar Rosso e minimo quattro tappe più tecniche di pieno deserto.

"Senza andare alla carica"


Come affronterai la gara?

Ho deciso di prendermela con tranquillità, senza andare alla carica”, annuncia Picco. “E’ una settimana che sono fermo, e ci vorrà un’altra settimana prima di partire. Bisognerà riprendere un po’ il ritmo e la muscolatura, quindi conviene partire tranquilli e dare più gas verso la fine. Questo è sempre il sistema migliore per la Dakar e anche il mio, ricordando che sulla moto ho il numero 65 che è anche la mia età. Non avrei mai pensato di fare una Dakar oggi, ma devo ricordarmi anche di questo…” conclude Franco Picco.

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