Esclusiva, Sala: “Questa Dakar è un valore aggiunto alla carriera di Petrucci”

Esclusiva, Sala: “Questa Dakar è un valore aggiunto alla carriera di Petrucci”© Rally Zone

L'ex pilota ha commentato queste prime giornate di rally del ternano, che sta esaudendo uno dei suoi desideri, tra le dune del deserto

04.01.2022 ( Aggiornata il 04.01.2022 16:23 )

L’ultimo italiano salito sul podio finale della Dakar è Giovanni Sala, che ha all’attivo la partecipazione a ben 10 edizioni della maratona e negli ultimi tempi le segue ormai da casa, da spettatore. Proprio a lui siamo andati a chiedere un commento sull’avventura dell’ex pilota MotoGP Danilo Petrucci, oggi in forze al team Tech 3, che è riuscito finalmente a realizzare uno dei suoi sogni nel cassetto, correndo con la sua KTM tra le dune dell’Arabia Saudita.

Giovanni, come vedi Danilo in pista?

"Danilo è già un fuoristradista, è abbastanza bravo, la passione era già dentro di lui. Ha l’idea di cos’è il fuoristrada e cosa significa guidare questa moto. Questo aiuta molto perché il problema della Dakar è che molte volte ci sono piste molto veloci con delle insidie che normalmente si trovano all’ultimo momento. Guarda qualche anno fa cosa successe a Fernando Alonso, commise qualche errore proprio perché far correre un mezzo sull’asfalto è ben diverso. A questa cosa Danilo è arrivato già pronto. Poi è un pilota ufficiale hai le idee chiare. Credo abbia un allenamento adeguato ad una gara così massacrante".

È stata disputata la terza tappa, ma ha già dovuto affrontare un guaio tecnico. È ripartito grazie al “jolly”…

"L’unico inconveniente è che penso sia arrivato con un po’ di pressione. Arrivando dalla MotoGP, tutti si aspettavano che facesse bene, anche per il personaggio simpatico che è. Questo forse l’ha un po’ spinto ad andare piuttosto forte e magari rischiando così di mettere in crisi la moto. Non so bene cosa sia successo, ma credo fosse in una buona posizione. Questo per la prima Dakar è un po’ un errore, perché è chiaro che quando sei in gara vuoi fare bene, ma la Dakar dev’essere corsa con un ritmo che permette di fare esperienza e capire questo tipo di gara".

Cosa pensi abbia portato la sua partecipazione?

"Sicuramente un buon interessa da parte di un mondo che forse non era così appassionato alla Dakar e questa è una cosa bella. Ha aumentato l’interesse degli italiani, perché anche se c’è tanta passione non si sentono tante notizie alla televisione, quindi poi un po’ rischia di affievolirsi. Siamo sempre stati un po’ snobbati, a parte quando Fabrizio Meoni vinse e allora grazie al Cielo un po’ di più se ne parlava. Abbiamo tantissimi partecipanti, tra cui Franco Picco che sta correndo con il bastone da nonno e non viene citato".

Potrebbe diventare uno su cui puntare in futuro?

"Le capacità di guidare la moto le ha e alla velocità è abituato. Alla Dakar però nessuno è mai arrivato e vinto in breve tempo, ci vogliono anni di esperienza. La prima se l’è già bruciata, se ci vuole qualche anno, bisogna rimettersi in gioco con gli anni che aumentano. Una caduta in Dakar, lo dico per esperienza, è lunghissima, non strisci sull’asfalto, continui a rotolare. Quindi temo che sia complicato. Me lo auguro, mi piacerebbe che ci sia un italiano là davanti, visto che sono stato io l’ultimo salito sul podio".

Che consiglio gli daresti?

"Di prenderla con la filosofia giusta e di non puntare al risultato almeno per i primi anni. Farne un paio di apprendistato, per conoscere questa gara. Ci sono talmente tante condizioni e situazioni diverse, la gestione delle energie, della moto, il fatto di riuscire a tenere ritmi su percorsi diversi. E poi la navigazione, è una cosa importante che Danilo dovrà apprendere. Quando si correva in Sud America le strade erano più marcate, i fuori pista erano rari. Questo è un ambiente di vera Dakar, con il terreno giusto, dove praticamente sei nel pieno deserto con poche piste segnate".

Dopo la Dakar inizierà poi un nuovo capitolo per Danilo, la MotoAmerica Superbike, di nuovo sull’asfalto.

"Questa Dakar per lui sarà un valore aggiunto alla carriera, ma soprattutto una bella esperienza di gestione della moto in situazioni che poi risultano molto complicate, potrebbe venire utile, credo, e penso sia un’esperienza positiva. Anche se ammetto di non aver mai guidato in pista".

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