Gritti deluso dalla Dakar: “Il lato umano è mancato, non c'era fair play”

Gritti deluso dalla Dakar: “Il lato umano è mancato, non c'era fair play”

Il pilota bergamasco è risultato il primo tra gli italiani a tagliare il traguardo, ma nonostante questo non è rimasto soddisfatto di come sia andata la gara. In questa intervista esclusiva, ci ha confessato il perchè

19.01.2022 ( Aggiornata il 19.01.2022 16:12 )

Giovanni Gritti è tornato dalla sua prima esperienza alla Dakar 2022. Il pilota bergamasco, cresciuto a pane e moto da enduro e cross, è stato il primo tra gli italiani a tagliare il traguardo aggiudicandosi un 45esimo piazzamento. In realtà, come ci ha raccontato in un'intervista esclusiva, questa esperienza non lo ha stupito in positivo come avrebbe voluto. Ecco cosa ci ha detto tornato dalla Dakar.

Un bilancio che delude


“Quale è il mio bilancio di questa Dakar? Posso dire che è una bellissima gara, organizzata in modo impeccabile, però resta solo una gara”, è questo il commento di Gritti che, partito con l'idea di realizzare un sogno che da tanto custodiva nel cassetto, non è riuscito a provare quelle sensazioni forti che si immaginava. “Non posso dire neppure di essere soddisfatto al 100% del risultato - ha aggiunto - speravo di fare qualcosa di meglio ma visto che era la prima volta che partecipavo forse non potevo aspettarmi di più. Mi hanno detto che il livello quest'anno era molto più alto rispetto agli anni passati. I primi giorni ho provato a spingere al massimo, ma poi mi sono detto che l'importante era arrivare in fondo senza rompere la moto. Non valeva la pena rischiare per guadagnare solo poche posizioni in più”.

Gritti: “Il lato umano non esisteva”


In un'intervista a Motosprint, mentre ancora si trovava a dover finire la gara, aveva detto che una cosa che non gli stava piacendo della Dakar era il fatto che per gran parte dei piloti fosse una gara fine a se stessa dove si sentiva la mancanza del fattore umano: “In passato avevo fatto anche l'Africa Eco Race e avevo notato che era più una gara 'da viaggio' - ha spiegato -, certo, c'era il fattore gara ma anche il viaggio in sé e per sé. Alla Dakar questo aspetto è mancato. Erano tutti con il coltello tra i denti. Insieme a questo, per quello che ho potuto vedere io dalle posizioni in cui mi trovavo, ho riscontrato l'assenza di fair play tra i piloti. Se vedevano un pilota a terra non si fermavano, io invece mi sono fermato in un paio di occasioni. Un pilota che cade, anche se magari lo vedi in piedi, può aver battuto la testa e non rendersi conto neppure di dove si trova. Perdere 30 secondi su 5 ore di speciale per fermarsi a sentire un collega come sta non mi sembra la fine del mondo. Non parlo dei piloti che si trovano in testa, ma vedere questo comportamento da piloti che lottano per la 40° posizione mi ha fatto veramente male”.

Visto lo scontento, la domanda nasce spontanea: nel 2023 la riferesti? “No, assolutamente, non la rifarei. Sceglierei di partecipare all'Africa Eco Race. La Dakar è una gara che merita di essere fatta, non dico il contrario, ma a me non ha lasciato niente a livello umano. E' come una gara di MotoGP o Formula 1, ma io ho 42 anni e se una gara non mi lascia niente non mi interessa andare a farla”.

Gritti: “Sapevo che Petrucci sarebbe andato forte”


Nonostante non sia stata l'esperienza che si immaginava, Giovanni conserva comunque nei suoi ricordi alcuni momenti belli di questa avventura: “Sono quelli in compagnia, quando eravamo al bivacco tutti insieme, con tutti gli italiani. A questi aggiungerei anche le partenze all'alba, sono state levatacce ma è sempre bello partire presto e vedere il sole che sorge mentre sei da solo a guidare una moto”.

Infine su Petrucci. Per Danilo era la prima esperienza significativa nell'off road ed è andata ben oltre quello che tutti si sarebbero mai immaginati: “Avevo corso con lui in Sardegna una gara del motorally - ha concluso - e sapevo che sarebbe andato forte. Mi aveva stupito per l'occhio sulla velocità, per come gli riuscisse facile andare in moto, era veloce nonostante non conoscesse neppure la navigazione. Sicuramente non immaginavo sarebbe andato così forte alla Dakar, ma nei primi 20 lo vedevo benissimo, sia lui che Lucci. Infatti facevo il tifo per loro”.

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