Esclusiva, Paolo Lucci: “Quando ci corri, la Dakar diventa la tua vita”

Esclusiva, Paolo Lucci: “Quando ci corri, la Dakar diventa la tua vita”© BAS World KTM Racing Team

Dopo aver chiuso l'edizione 2023 come miglior italiano (e 15° assoluto), il pilota di Castiglion Fiorentino ci ha raccontato la sua avventura nel Rally Raid più importante al mondo

19.01.2023 ( Aggiornata il 19.01.2023 14:58 )

“Dopo la caduta, ho percorso i km più difficili della mia carriera”


La caduta nella quinta tappa ha complicato il tutto...

Assolutamente sì e ammetto di aver pensato di dovermi ritirare anche quest'anno. Dopo la caduta ho perso molto tempo, mi faceva male la testa e facevo fatica a tornare in sella, ma fortunatamente ci sono riuscito e ho concluso la speciale, seppur acciaccato. Il dolore è rimasto per diversi giorni, ma ho stretto i denti e ce l'ho fatta. Inoltre, con la caduta si è rotta la torretta, perciò una volta ripresi i sensi ho tagliato i fili per staccarla e ho dovuto fare l'ultima parte di speciale senza riferimenti. Sono stati i 170 km più difficili della mia carriera”.

Ora puoi tirare un sospiro di sollievo, ma conosci già i tuoi prossimi impegni?

Sì, dovrei correre tutte le tappe del Mondiale Rally Raid, perciò la prossima gara sarà l'Abu Dhabi Desert Challenge. Chiaramente la priorità assoluta era proprio la Dakar, perchè è la corsa più importante, difficile e impegnativa della stagione. E' una gara che va preparata per un anno intero, non è stato facile trovare il budget e gli allenamenti per arrivarci pronto sono stati durissimi, ma adesso è già ora di pensare all'edizione del 2024. Si potrebbe dire che quando decidi di correrla seriamente, la Dakar diventa la tua vita, perchè mentre sei lì a volte la odi, ma ti rendi anche conto di far parte di qualcosa di unico e che rappresenta il massimo di questo sport”.

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“Il rapporto tra i piloti? Merito della pericolosità e del fascino di questa gara”


Un aspetto che colpisce della Dakar è il rapporto che si crea con gli avversari, il cosiddetto “spirito dakariano”: come ce lo spieghi?

In effetti, il rapporto tra i piloti è davvero buono e siamo tutti sempre pronti ad aiutarci a vicenda, top rider compresi. Credo che in parte il merito sia della gara stessa, visto che corriamo nel deserto che è un luogo ostile e pericoloso per definizione, e poi tra connazionali diventato tutto più speciale. Con gli altri piloti italiani ci conosciamo molto bene e riusciamo a fare “gruppo”, per quanto possibile”.

In più, tu sei di Castiglion Fiorentino, che è una città importante per l'Italia alla Dakar...

Esatto, arrivo dalla stessa città del compianto Fabrizio Meoni. E' un paese in cui si respira la passione per i Rally Raid e, in effetti, le gare nel deserto mi hanno sempre attirato. Onestamente, però, preferisco non pensarci e concentrarmi su ciò che sto facendo io nella mia carriera, che al momento non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che ha ottenuto lui. Ciò che conta, per me è continuare a migliorarsi guardando soprattutto sé stessi, cosa che continuerò a fare anche nelle prossime gare puntando al miglior risultato possibile”.

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