Dakar, Franco Picco: “Non so se correrò ancora, ma...” | Esclusiva

Dakar, Franco Picco: “Non so se correrò ancora, ma...” | Esclusiva© Marco Petrino

La leggenda dei Rally Raid ci ha svelato i piani per il proprio futuro: “Dopo quasi 30 Dakar, posso anche smettere. Resterò comunque legato a Fantic”

31.03.2023 ( Aggiornata il 31.03.2023 11:17 )

Uno dei piloti italiani più conosciuti e amati del panorama del fuoristrada, e in particolare quello dei Rally Raid, è senza ombra di dubbio Franco Picco, vera e propria leggenda della Dakar con ben 29 edizioni all'attivo e un amore verso la corsa off-road più dura e prestigiosa al mondo che non accenna a svanire.

Ancora non al cento per cento della forma in seguito all'infortunio alla mano rimediato nella corsa saudita, in occasione dell'evento di Bivacco Italia Franco ci ha raccontato la sua esperienza di quest'anno e i progetti futuri, che potrebbero non vederlo più in sella ma ancora legato al mondo delle corse e al marchio Fantic. Ecco cosa ci ha detto in esclusiva.

Picco: “La Dakar 2023? Una vera avventura”


Franco, prima domanda d'obbligo: come va la mano infortunata?

Meglio, seppur non ancora al top della forma. A due giorni dalla fine della Dakar mi ero fratturato il pollice riuscendo comunque a concludere la gara, per poi operarmi una volta tornato in Italia. Ho fatto 40 giorni di riabilitazione e ora manca un po' di forza, ma posso dire di stare bene”.

Infortunio a parte, ci racconti brevemente la tua ultima Dakar?

E' stata una vera e propria avventura. Ci aspettavamo un gran caldo e invece abbiamo beccato tantissima pioggia e basse temperature, ritrovandoci in situazioni estreme tra fango, moto infossate e tappe lunghissime in cui è stato fondamentale aiutarci a vicenda anche tra avversari. E' stata durissima, ma quel che conta è essere arrivati in fondo anche questa volta”.

Proprio l'aspetto dell'aiuto reciproco viene citato spesso da voi piloti: quanto è importante in una gara così difficile?

E' fondamentale per arrivare alla fine ed è proprio questo il famoso “spirito dakariano” di cui spesso si sente parlare. Ci si aiuta a vicenda anche e soprattutto tra avversari, specialmente quando si è connazionali. Quest'anno, nelle ultime tappe in cui ho corso da infortunato, l'aiuto di Iader Giraldi, Ottavio Missoni e Cesare Zacchetti è stato essenziale per me e, al contempo, anche io quando ne ho avuta l'occasione, ho dato il mio contributo a chi si trovava in difficoltà”.

“Il mio futuro? Non so se sarò ancora un pilota”


Dopo un biennio da pilota ufficiale Fantic, cosa ci puoi dire di questo marchio?

Mi sono trovato molto bene con loro. Il primo anno ho guidato una sorta di prototipo che ho utilizzato per portare avanti lo sviluppo della loro moto da rally, ma si sono ingranditi in fretta e quest'anno si sono presentati con tre piloti, visto che oltre a me hanno partecipato alla Dakar con una Fantic anche Tiziano Internò e Alex Salvini”.

Conosci già i tuoi progetti futuri?

Ancora no, perchè ho pensato soprattutto a riprendermi dall'infortunio, ma è complicato perchè ormai sono anni che dico di voler smettere e poi torno alla Dakar, perciò non saprei dare una risposta certa”.

Potresti quindi essere al via della prossima edizione?

Non ti dico di no, ma forse è ora di smettere, vedremo. Quello che so per certo, è che resterò legato alla Fantic e, se non dovessi continuare a correre, svolgerei altri ruoli per aiutare chi gareggerà con loro, facendogli da coach e diventando ambasciatore del marchio. A 68 anni, sarebbe comunque un bell'impegno”.

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