Storie Italiane, Mattia Lenarduzzi: “Il 2020 è l’anno del riscatto”

Storie Italiane, Mattia Lenarduzzi: “Il 2020 è l’anno del riscatto”

È la speranza dello Speedway tricolore, ha superato un grave infortunio e coltiva il sogno di andare nella patria del controsterzo: "Dalla Polonia mi osservano, il 2020 è l’anno del riscatto"

26.01.2020 16:52

Il suo 2019 è stato compromesso da un grave infortunio patito ad aprile, nella prima gara stagionale dell’italiano Speedway, che lo ha costretto a sei mesi di stop forzato. Ma il talento cristallino di Mattia Lenarduzzi è una garanzia, e il 2020 si preannuncia la stagione del riscatto per il ventenne.

Estroso, triestino DOC, ha mosso i primi passi in sella a otto anni. A 14 ha vinto i primi due trofei nel regionale Cross ed Enduro del Friuli, nella categoria 85. Nel 2016 ha fatto il suo primo giro di pista con una moto da Speedway ed è stato subito un colpo di fulmine. Tanto che ha già al suo attivo tre titoli italiani consecutivi Under 21.

Eppure il 13 aprile 2019 resterà una data ben impressa nella sua mente: si correva la finale della prima prova del campionato italiano e mentre era terzo, Lenarduzzi ha commesso un errore rallentando bruscamente a centro curva, venendo toccato da Nicolas Vicentin, che giungeva dalle retrovie. Pilota e moto sono schizzati ad alta velocità sotto l’air-fence, le urla di dolore del triestino lasciavano presagire un brutto infortunio, come si è poi rivelato: frattura scomposta del femore.

La stagione è stata compromessa, e per un giovane è sempre difficile affrontare e gestire al meglio il primo grave infortunio della carriera. "Sono stati mesi difficili, all’inizio ero motivato a tornare il prima possibile in pista, ben sapendo che il percorso di riabilitazione sarebbe stato lungo. I medici mi avevano subito suggerito di evitare un rientro forzato", ha detto. Ma la voglia di rientrare in pista era così forte che dopo appena novanta giorni dal terribile infortunio, Lenarduzzi si è presentato claudicante al cancello box del Moto Club Olimpia, tra lo stupore generale. Chiedendo di poter essere inserito nella lista di partenza della terza prova del campionato italiano: "Mattia, in queste condizioni non puoi correre", la risposta dei membri del Club, dello staff medico e degli ufficiali di gara. Un tentativo azzardato per eliminare i brutti pensieri che lo avevano accompagnato nel periodo della riabilitazione: "Tra placche varie e dolori continui mi frullavano per la testa idee negative. In alcune occasioni mi è balenato persino il pensiero di abbandonare le gare e lo Speedway; sono stati momenti duri che poi sono riuscito a superare grazie anche al calore dei tifosi e dei membri del Moto Club Olimpia, che venivano regolarmente a trovarmi".

Lenarduzzi è riuscito comunque ad anticipare i tempi, rientrando nell’ultima prova del campionato italiano di metà ottobre. Un ritorno inaspettato quanto gradito; ai box è stato riaccolto con grande calore da protagonisti e addetti ai lavori. Senza allenamenti alle spalle e con una moto sistemata all’ultimo momento, nella prima manche ha lasciato tutti di stucco, vincendo la batteria dopo avere superato come una furia proprio Vicentin, medaglia di bronzo 2019. Sono seguiti poi ben tre ritiri, tutti per problemi alla catena, e un altro successo di manche: "Sono rientrato con una moto non ancora perfetta; nella prima batteria ho dato tutto me stesso e sono riuscito ad avere la meglio. Non mi ero fissato un obiettivo; dopo tanti mesi fuori non potevo certo pretendere di competere già ai massimi livelli. Alla fine, problemi meccanici a parte, è andata bene".

Tra una domanda e l’altra, Lenarduzzi ci ha svelato di essere stato davvero vicino al sogno chiamato Polonia, nel campionato più blasonato e competitivo del Mondo: "Dopo le prestazioni del 2018, qualcuno in Polonia si era accorto di me; mi era arrivata la chiamata da un Club per sondare la mia disponibilità a disputare la stagione nella patria dello Speedway. L’infortunio ha ovviamente mandato in fumo questa possibilità ma ci credo ancora. Il 2020 sarà l’anno del riscatto".

Mattia ha scelto il numero 812, come la sua data di nascita (8 dicembre). Alla domanda su quale sia stato l’idolo dell’infanzia e di oggi, ci ha risposto senza indugi: "Valentino Rossi e Antonio Cairoli". Come dargli torto? Sui social non è particolarmente attivo, in controtendenza ai suoi coetanei che ne fanno un utilizzo spropositato: "Smartphone e PC? Ma per favore, soltanto il pensiero di stare dietro a uno schermo mi manda letteralmente in fumo. La passione e la dedizione che ho per le moto e lo sport aiutano a restare distanti dalla tecnologia".

Rispetto a tanti altri piloti della sua età, preferisce che la famiglia non entri nelle scelte: "Separo famiglia e sport; avere il papà che ti gira attorno e che ti vuole spronare non è sempre il massimo". Di sicuro, è quello che avviene con l’attuale fidato meccanico, prima di ogni ingresso in pista; fitte conversazioni ma anche tanti sorrisi prima di indossare il casco e concentrarsi per i prossimi quattro giri. Tre sono gli aggettivi che meglio lo definiscono: testardo, astuto e libero. E c’è una frase che utilizza e mette in pratica più di altre: "Mantenere la parola data è uno degli aspetti fondamentali della mia vita".

A tratteggiare l’identikit di Lenarduzzi è anche Pier Paolo Scagnetti, ex pilota e oggi presidente del Moto Club Olimpia di Terenzano dal 2016. Perché è stato grazie alle scuole organizzate in collaborazione con la FMI se il triestino ha potuto muovere i primi passi in un ovale sterrato e sin da subito si era capito il suo potenziale: "Avendo iniziato giovanissimo, Mattia si trova a suo agio sulle due ruote e non gli manca la preparazione fisica. Ha saputo mettersi subito in evidenza, crescendo notevolmente in questi anni prendendo parte ad allenamenti e gare in tutta Europa, sacrificando spesso la sua vita da adolescente. Penso possa crescere ancora molto, uno stage e qualche gara in Inghilterra lo aiuterebbero in tal senso".

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