Storie Italiane: Elia Sammartin, cresciuto a pane e motori

Storie Italiane: Elia Sammartin, cresciuto a pane e motori© Claudio Orlandani

Mio padre era fornaio e motociclista, lui mi ha trasmesso la vocazione. La Supermoto è una specialità poco pubblicizzata ma è spettacolare e completa. E sul mercato, è la tipologia di mezzo che “tira” di più

08.03.2020 ( Aggiornata il 09.03.2020 12:09 )

Quando Elia Sammartin usa l’espressione "Cresciuto a pane e motori" non lo fa per un modo di dire astratto, utile per spiegare la sua passione smisurata per il motociclismo. La spiegazione è letterale: suo padre aveva davvero un panificio e nel tempo libero correva in moto. Così è nata la venerazione di Elia per le due ruote e, negli anni, il pilota veneto ha fatto parecchia strada, diventando professionista in una specialità che però ha poca visibilità, la Supermoto. Ma della quale il ventottenne parla con travolgente passione: "Sfido chiunque a dire che non è spettacolare!".

Dire che tuo padre ci ha messo lo zampino è piuttosto scontato.

"Ho cominciato nel Minicross grazie alla sua passione sfegatata per le corse. Mi portava alle gare e mi ha fatto crescere in questo ambiente. Nel settore Minicross ho ottenuto buoni risultati poi, al momento di compiere il salto nel Motocross, in Francia si stava sviluppando la Supermoto. Mio padre si è subito appassionato e mi ha fatto provare la sua".

È stato un colpo di fulmine?

"Mi sono divertito da subito! Da quel momento ho lasciato la moto da Cross, che ora uso soltanto in allenamento, per passare alla Supermoto. Ho iniziato subito grazie alla Beta, che mi ha aiutato con moto, ricambi e tutto il necessario e ho partecipato alla Red Bull Cup: ho vinto qualche gara e da lì sono arrivati i primi contratti". 

Quando è arrivata la svolta?

"Nel 2007, quando sono diventato pilota professionista. Quell’anno ho vinto il campionato italiano 250 e sono diventato campione del Mondo con la Nazionale italiana Junior nel Trofeo delle Nazioni. Nel 2008 ho compiuto il salto nella massima classe, la S1, e sono stato Rookie dell’Anno. Da lì sono sempre rimasto nella Top 10 del Mondiale e nella Top 5 dell’Italiano, i due campionati più importanti del settore, e nel 2018 ho vinto l’Europeo Under 30". 

Lo scorso anno le cose sono andate ancora meglio. 

"Sì, ho vinto il campionato italiano, quello spagnolo, ho chiuso terzo nell’Europeo e quinto nel Mondiale. Nel Trofeo delle Nazioni abbiamo chiuso al terzo posto: speravamo meglio, ma battere la Francia in Francia era difficile".

Come definiresti la Supermoto?

"Penso sia la specialità più divertente delle due ruote. Trovi tutte le condizioni: l’asfalto, che richiede capacità da velocista, e lo sterrato nel quale devi saper gestire la moto, che con la gomma liscia va forte. È la disciplina più completa. Purtroppo, però, è piuttosto recente, è nata a fine anni ’90 e sta un po’ pagando la giovane età". 

In che senso?

"Il fatto che non ci sia un canale dedicato per vedere le gare è l’unica pecca. Servirebbe un po’ più di visibilità a livello mediatico. Consideriamo anche che è una delle moto più vendute tra le stradali, perché è la più semplice ed è divertente". 

Dalla scorsa stagione sei in sella alla Honda, dopo aver lasciato la TM. Che scommessa è stata?

"Con la Honda mi sono trovato bene fin dall’inizio, si addice molto al mio stile di guida. Negli anni passati peccava un po’ di potenza, che nel nostro settore è importante, ma il mio Team Phoenix ha svolto un ottimo lavoro assieme a Ivan Lazzarini, che mi aiuta nello sviluppo della moto. Abbiamo realizzato un prodotto veramente buono, competitivo, la moto è stata affidabile per merito di tutti. Squadra che vince non si cambia, nel 2020".

Su quali fronti sarai impegnato in questa stagione?

"Ripeterò tutto quanto ho fatto lo scorso anno: campionato italiano e spagnolo, Internazionali d’Italia, campionato del Mondo. Se non ci sono concomitanze, c’è anche l’idea di sbarcare nel campionato americano, l’AMA. L’obiettivo è riconfermarsi sui livelli e i risultati della stagione passata e magari fare ancora meglio".

Quali sono i grandi rivali?

"Ho l’obiettivo di avvicinarmi sempre più al sette volte campione del Mondo Thomas Chareyre, è il mio chiodo fisso. E poi sta crescendo moltissimo il tedesco Marc-Reiner Schmidt: non parteciperà al Mondiale, ma lo incontrerò agli Internazionali d’Italia. Loro sono i due riferimenti della specialità che punto a battere. In ottica italiana, è sempre agguerrito Diego Monticelli, ma non sono da sottovalutare nemmeno gli altri anche perché le gare si svolgono da parecchi anni sulle stesse piste". 

Qual è invece il pilota modello?

"Mi è sempre piaciuto Gerard Delepine, che ha vinto con l’Husqvarna nel 2007. Poi ho legato tanto con Adrien Chareyre, fratello di Thomas, cinque volte campione del Mondo. In ottica italiana Ivan Lazzarini è stato il simbolo della specialità. L’ho studiato e lo studio ancora, anche per quello che sta facendo con me".

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