Storie italiane: Kevin Zannoni, il destino nel nome

Storie italiane: Kevin Zannoni, il destino nel nome© GPAgency

Mia madre adorava Costner, l’attore, ma ho seguito la passione di papà, tifoso di Schwantz. La famiglia ha fatto grandi sacrifici, l’ho ripagata con un titolo italiano ma voglio ancora di più. E con Gresini posso compiere il salto di qualità

04.03.2020 ( Aggiornata il 08.03.2020 10:17 )

Nella nursery dell’ospedale di Cesena il loro biondino aveva appena visto la luce e, dovendo decidere per lui un nome disponibile dal vasto ventaglio in primis elencato, babbo Gianluca e mamma Greta dovettero intraprendere la strada del connubio. A pensarci bene, la più sensata.

I coniugi Zannoni amavano il nome Kevin, per ragioni assai diverse ma altrettanto importanti. Ciò che contava, comunque, era che ognuna delle parti fosse soddisfatta della scelta, che quasi 20 anni dopo il campione italiano 2018 della Moto3 racconta così: "A mia mamma piaceva molto l’attore Kevin Costner – svela il romagnolo – mio padre adorava Kevin Schwantz. Dovendo trovare un accordo rapido, ecco per me il nome Kevin. L’alternativa valida poteva essere Braian  (scritto proprio così, nde) , anche se non sono certo al 100% (ride)". 

Dai tempi di Schwantz, il motociclismo è cambiato parecchio.

"Sì, mi hanno detto che la mentalità era di un altro tipo, alcuni dettagli venivano trascurati. Ora è diverso, senza allenamento è difficile stare al passo degli avversari e per tentare di seminarli occorre impegnarsi in ogni sorta di fatica psicofisica. Mi osservo sempre molto, per capire dove migliorare. Guardo anche il lavoro degli altri piloti, così posso comprendere ogni cosa. L’attenzione ai particolari è fondamentale, il livello è sempre più alto, questo sport si evolve a una velocità incredibile".

Nel 2018 eri stato più veloce di tutti.

"La stagione 2018 è stata effettivamente spettacolare, vincere il titolo italiano della Moto3 è stato un risultato importante, cercato con tutte le mie forze. In seguito, sono passato anche attraverso momenti difficili, sapendo che fanno parte della vita di uno sportivo. Ora non mi soffermo su ciò che mi è piaciuto o meno, la mia testa è già pronta a nuove sfide, sto già guardando avanti, concentrato sul lavoro da svolgere".

Tradotto in concreto, cosa significa in vista della stagione 2020?

"Correrò nel CIV, sempre in Moto3, ma con rinnovate motivazioni". 

Perché lo farai con Gresini

"Sono contentissimo, il Team Gresini gode di un’esperienza infinita. Sono sicuro che i ragazzi della squadra sapranno farmi sentire a mio agio, consigliandomi al meglio su ogni cosa da fare. Imparerò cose nuove, da loro così come da Fausto: lui mi ha chiamato per questa proposta legata al 2020, farò il massimo per soddisfare tutti e me stesso, in un team di caratura mondiale".

Quel Mondiale che hai già assaggiato: nel 2017 con la KTM, nel 2018 con la TM (con cui hai vinto anche il CIV) e lo scorso anno con la stessa TM al Mugello e con la Honda della SIC58 in Thailandia, dove hai sfiorato la zona punti.

"Sull’aereo per Bangkok pensavo a quanto fosse bello sentirsi un pilota del Mondiale, mi gasava l’idea di entrare – nuovamente – nel paddock della MotoGP. Avevo già partecipato ad alcune wild card ma soltanto in Italia, e sono rimasto impressionato da come al Chang International Circuit fosse tutto così diverso e stupendo. E forse lo vedevo con occhi ancora più estasiati perché in fondo la chiamata è arrivata a sorpresa. Ero convinto di andare a Vallelunga per tentare il tutto per tutto per rivincere il titolo italiano quando, improvvisamente, ho ricevuto la telefonata di Paolo Simoncelli, che doveva sostituire l’infortunato Niccolò Antonelli. Non volevo crederci, ho dovuto preparare tutto in un baleno".

Che tipo è il babbo del SIC?

"Straordinario. Paolo Simoncelli non ci pensa due volte: lui dice le cose come le pensa e come, in realtà, stanno. Le personalità così mi piacciono, perché sono schiette, oneste e senza giri di parole o strategie. Ogni sua frase o dichiarazione è utile per se stesso e pure per le persone che lavorano con lui. In questo aspetto, il papà di Marco è unico. Speciale è stata anche l’accoglienza nei miei confronti, con toni di propositività e professionalità. Mi sono trovato benissimo con tutti e nel GP Thailandia penso di essermi difeso egregiamente".

Ti sei difeso bene anche su sterrato, alla 100 Km dei Campioni.

"Mi sono divertito tantissimo, eravamo in parecchi al Ranch di Valentino Rossi, tutti bravi piloti. La 100 Km dei Campioni è un evento in cui ci si può confrontare impegnandosi al massimo, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Un’altra esperienza eccezionale, altrettanto emozionante, è stata quando Rossi mi ha sorpassato e me lo sono trovato davanti: ho avuto i brividi, tanta era l’adrenalina in corpo".

Corpo che tu alleni per essere sempre più competitivo.

"Sono un lavoratore serio, con una grande volontà personale e allenarmi duramente mi piace tantissimo. Il mio obiettivo è vincere ogni giorno. E non è soltanto sinonimo di risultato in gara, ma significa imparare costantemente, impegnarsi al massimo, dando sempre il 100% del potenziale. Questo, per me, significa vincere. I risultati arriveranno di conseguenza. Capita che io pensi ai miei genitori, so che Gianluca e Greta stanno affrontando grandi sacrifici, io voglio ripagare pienamente i loro sforzi. Del resto, il mio bellissimo nome, Kevin, lo hanno scelto loro".

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