Sportive on the Road: la Kawasaki Z900 tra le strade del Lazio

Sportive on the Road: la Kawasaki Z900 tra le strade del Lazio

Vi portiamo sulla "via dei monasteri", tra Subiaco e il Monte Livata, su una delle strade più spettacolari d’Italia. In collaborazione con Pirelli e Kawasaki

12.08.2022 ( Aggiornata il 12.08.2022 18:39 )

Subiaco, 70 km circa a est di Roma. Parte da qui una delle esperienze motociclistiche più appaganti di tutto il Lazio: la Via dei Monasteri; una traccia d’asfalto che infilza la valle dell’Aniene fino a Jenne, con vorticose curve a spirale.

VIDEO Sportive on the Road: la Kawasaki Z900 tra le strade del Lazio

Tra sacro e profano


Questo territorio, puntellato da inaccessibili eremi benedettini e luoghi dimenticati dal tempo, è da sempre meta di pellegrinaggio per fedeli e sfegatati motociclisti a caccia di pieghe. Sacro e profano. Rombi e preghiere. Tutto mescolato lungo una strada tormentata, che si aggroviglia nel canyon profondo scavato dal fiume. Qui si piega duro! Persino quando la montagna ti inghiotte, in piena piega, risucchiato da un tunnel. Una vera e propria liturgia della piega, dunque, perfetta per misurare il coefficiente emozionale di una “sportiva on the road” come la Kawasaki Z900.

Lungo il percorso, i ruderi della villa di Nerone, poco prima di raggiungere il monastero di Santa Scolastica, testimoniano come questi luoghi fossero abitati sin dall’antichità. L’imperatore, in particolare, amava trovare refrigerio nelle acque dell’Aniene durante le torride estati romane. Lo storico Tacito racconta l’episodio di un fulmine caduto sulla mensa mentre Nerone stava banchettando, che la mandò in pezzi. Era il 60 D.C., quattro anni prima del celebre incendio di Roma.

Alla scoperta della Kawasaki Z900


E a proposito di incendi, fulmini e saette, scopriamo perché, proprio qui, abbiamo deciso di mettere alla prova le doti di un peperoncino verde piccante come la naked di Akashi. Prima, però, ripassiamone i capisaldi. Sono diversi lustri, ormai, che in Casa Kawasaki la sigla Z è sinonimo di performance senza carene. Un concetto che dai primissimi anni 2000 è stato rilanciato dalle nuove generazioni di moto che hanno preso in carica questa sigla: Z1000 prima, e Z750 appena dopo. Motori di derivazione racing, ciclistica semplice e razionale (in particolare la 750), grinta e cavalli a sufficienza per divertirsi in maniera sportiva su strada.

Un concetto che oggi persiste nella Z900, all’interno dell’attuale listino Kawasaki, il modo migliore per approcciare il mondo delle performance, senza spendere un capitale: il listino della versione standard parte da 9740 euro.

Una cifra che permette di accedere a un mezzo dalla dotazione molto equilibrata. Il telaio è un robusto traliccio in acciaio. Le sospensioni sfruttano una forcella rovesciata da 41 mm Ø, con regolazione dello smorzamento in estensione e del precarico della molla, e un Back-link orizzontale, al posteriore, anche in questo caso con regolazione dello smorzamento in estensione e del precarico della molla.

L’elettronica è completa, per il target di riferimento, e non manca qualche chicca: oltre al traction control su 3 livelli, ai riding mode - Sport, Road, Rain e Rider - e ai power mode Full Power e Low Power (per impostare una differente erogazione seconda delle preferenze o delle condizioni dell’asfalto), un chip Bluetooth integrato nella strumentazione TFT a colori consente al pilota di connettersi alla moto utilizzando il proprio smartphone e l’app dedicata “Kawasaki Rideology”.

Detto questo, tecnicamente la Z900 potremmo sintetizzarla così: un motore con una moto attorno. Grande protagonista a bordo, infatti, è il collaudato 4 cilindri da 948 cm3 e 125 CV di potenza massima, sempre pronti a ruggire ad ogni apertura del gas.

Adatta al misto stretto


Ma perché portare proprio la Z900 su questo percorso? Presto detto: la varietà di curve e geometrie che si incontrano - tra stretto, strettissimo e improvvisi passaggi veloci, dove serve anche un allungo energico e martellante - permettono alla giapponese di sfoderare tutto il suo miglior repertorio. In sella la posizione di guida è raccolta. Da sportiva. Ma nonostante la compattezza generale del mezzo, ci si sente ben inseriti nel corpo moto. Sempre pronti all’azione. Ed è proprio “azione”, la parola che de scrive meglio questa naked… che istiga costantemente a dare gas… a infilare il muso in curva e scendere in piega. D’accordo, ci vai pure a spasso, ma è evidente che la Z nasce per altro.

Nel primo tratto, la Via dei Monasteri è un continuo “stacca, vai giù e dai gas”. Con passaggi stretti intervallati da lunghi tornanti che incidono la roccia come il burro, su cui conta molto la capacità di mantenere la traiettoria. Soprattutto, quando l’asfalto non è esattamente un tavolo da biliardo. Insomma, qui serve più rigore, che sveltezza. E in questo la Zeta non delude. Dove la metti sta. Incisiva. ferma in percorrenza. Grazie ad una ciclistica di sostanza che, senza rulli di tamburo, fa il suo lavoro e non ti molla… neanche quando esageri evcerchi il limite.

Nei rapidi cambi di direzione l’avantreno è rapido. Non velocissimo, in senso assoluto, ma svelto quanto basta e reattivo. E il feeling non viene mai meno, neanche nel caso di piccole correzioni coi freni per aggiustare la linea, tipiche su percorsi come questi, con curve che chiudono all’improvviso. Superata la parte iniziale, la strada verso Jenne si apre e l’adrenalina sale.

Animo sportivo


A questo punto, il 4 cilindri – tonico già dai 3000 giri e “dinamitico” poco più sù - diventa assoluto protagonista e racconta una grande verità: i motori, in Kawasaki, li sanno fare da sempre. Soprattutto i plurifrazionati come questo, con tanta elasticità ai medio bassi, che diventa rabbia ai medio/alti, senza mai però trasformarsi nella centrifuga impazzita di una lavatrice.

Anche in modalità Sport! Quella più aggressiva e rabbiosa. Nonostante sia un filo più scorbutica, l’erogazione rimane sempre gestibile; compreso quando si riprende il gas in mano, con decisione, in uscita di curva. Situazione, in cui non si cerca la cambiata, ma si insiste ruotando l’acceleratore per spreme tutto quel che c’è da spremere fino alla zona rossa del contagiri, intorno a quota 11.000 giri. Un gusto incredibile… proprio come afferrare la cloche di un jet in fase di decollo.

Poi, subito dopo, ti aggrappi ai freni - che vanno spremuti a fondo, ma rispondono bene - e ti tuffi nella piega successiva assecondando col corpo la naturale predisposizione al graffio di questa Z. Una naked sportiva, allo stesso tempo, confidente e irriverente. Perfetta “per crescere” ma buona anche per chi di chilometri, in curriculum, ne ha già parecchi.

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