Sportive On The Road: Triumph Speed Triple 1200 RR tra le montagne d'Abruzzo

Sportive On The Road: Triumph Speed Triple 1200 RR tra le montagne d'Abruzzo© Virgilio D'Ercole-VD Photo

Un giro da sogno tra gli spettacolari tornati che da Campo Imperatore portano a Castel Del Monte

13.09.2022 ( Aggiornata il 13.09.2022 17:56 )

Senso di libertà, adrenalina, istinto per la guida. La moto è un’emozione complessa. Che tocca il suo apice quando gli elementi di cui è composta esprimono al massimo la propria forza. Come a Campo Imperatore, in Abruzzo, una delle destinazioni più leggendarie lungo lo Stivale, che abbiamo voluto vivere in sella alla Triumph Speed Triple RR; mezzo che, proprio dell’emozione, fa la sua più autentica cifra stilistica.

Tra terra e cielo


In effetti, non sono molti i luoghi del pianeta come questo angolo di Centro Italia costantemente sorvegliato dalle cime del Gran Sasso. Una sorta di zona di frontiera, non tra paesi, ma tra terra e cielo. Tra la vegetazione tenace, di montagna, e i territori del sogno, in cui vedute infinite spiccano il volo, proprio come l’aquila reale o il falco pellegrino che dominano su queste lande disabitate, in cui l’uomo è tollerato soltanto come ospite.

Un universo d’alta quota - si passa dai 1.460 metri della val Voltigno, ai 2.138 metri dell’Hotel Campo Imperatore - che quando lo raggiungi per la prima volta in moto, hai davvero la sensazione di volare… decolli, virate e discese in picchiata, proprio come i rapaci a caccia di prede. Le tue, però, sono curve, panorami e spazi senza fine, tra i più incredibili che si possano immaginare.

Di percorsi, qui, ce ne sono per tutti i gusti: dalla strada che si arrampica da Assergi, con lunghi tornanti ad ampio raggio, misto veloce, saliscendi e tratti più “stretti”, a quella da mozzare il fiato che sale all’osservatorio astronomico; fino all’affascinante misto stretto che parte da Santo Stefano di Sessanio; oppure la striscia di asfalto che incide, dritta come un fuso, tutta la piana, e dopo i celebri ristori (perfetti per una sosta “arrosticino”), si trasforma nelle spire di un boa, alla volta del Valico di Capo la Serra, Castel del Monte e Rocca Calascio, con il famoso castello. Un vero parco giochi, perfetto per una cavalcatura di rango come l’esplosiva naked inglese.

Quando a Hinckley devono progettare una nuova Triple, fanno più o meno così: prendono uno shaker, ci infilano dentro fascino, cattiveria, lava vulcanica, fulmini, saette, seduzione e dinamite; poi aggiungono un manu brio, una sella, due ruote, l’immancabile 3 cilindri, et voilà… il gioco è fatto. Era il 1993, quando la prima generazione di questo modello si affacciava sul mercato; esattamente gli anni in cui lei e il mostro di Bologna sdoganavano il concetto di sportività su strada senza carene.

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Accelerazioni brutali


Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata, e sono state numerose le generazioni di Triple che si sono succedute nel tempo; fino a quest’ultima incarnazione, la versione più evoluta e performante di sempre. Discorso valido per la naked standard, ma ancor di più per questa versione RR, con i semimanubri e il cupolino. Un mezzo sofisticatissimo, che vanta sospensioni semiattive e tanta elettronica, anche di tipo cornering, grazie a una piattaforma inerziale IMU a sei assi.

Insomma, una moto moderna, modernissima, fino all’ultimo bullone; con un look affilato, originale e fuori dal tempo, che richiama il passato senza però scadere nella nostalgia canaglia. E soprattutto, che genera desiderio di possesso da qualunque lato si guardi: plastiche di qualità, assemblaggi senza sbavature, preziosi particolari in carbonio, ogni dettaglio è realizzato con cura maniacale, persino quelli non visibili, come la paratia - in carbonio pure lei - sotto la strumentazione; e poi quel cupolino, a punta di siluro, col faro tondo, che sembra voler infilzare l’aria ogni volta che lo scarico ruggisce sotto la spinta del motore.

Chi li conosce, i tre cilindri di casa Triumph, sa esattamente di cosa sono capaci: accelerazioni brutali, riprese e allunghi che non finiscono mai. E questo “big Three” da 1160 cm3 e 180 CV, non fa eccezione. A tenere a bada tanta esuberanza, come accennato, c’è un’elettronica di prim’ordine, che vanta traction control a 4 livelli, ABS Cornering a 2 livelli, wheelie con trol, e naturalmente le mappe motore. Tutti parametri auto-regolati a seconda della modalità di guida selezionata: Rain, Road, Sport, Track e Rider, visualizzate sulla bella strumentazione TFT da 5’’. Al capitolo elettronica figurano anche l’ottimo quickshifter bidirezionale, il sistema di avviamento keyless, il cruise control e i blocchetti retro-illuminati.

Detto questo, possono renderla sexy, elegante, raffinata quanto vi pare, ma una Speed rimane sempre una Speed. Una creatura mitologica, mezza tricilindrico, mezza divoratrice di passi, nata per assecondare gli istinti teppistici che si annidano nel polso destro. Una vera distillatrice di sensazioni demoniache, capace di uscire dalle curve - con o senza cordoli, poco importa - con la stessa cattiveria di un pugno sul pungiball. Come durante la salita a Campo Imperatore: un giro di montagne russe senza nessuna possibilità - tra brevi rettilinei e staccate assassine - di capire dove finisca una curva e inizi la successiva. Ogni colpo di gas, un giro sul teletrasporto. Piega. Teletrasporto.

Piega successi va… e via così, fino in cima. Insomma, se un giorno la propulsione a curvatura spazio-tempo diventasse realtà, dovrebbero chiamarla “Speed Triple RR”.

Speed Triple RR, un cavallo di razza


Per quanto riguarda la posizione di guida, scordatevi la “solita” Triple, questa RR è tutta un’altra bestia: manubri spezzati, busto che si allunga in avanti, avantreno che si sente bene nei bicipiti. Una moto gustosa da guidare, grazie anche all’elettronica, che amalgama alla perfezione meccanica e ciclistica; in maniera naturale, mai artificiosa. Il comando del gas ha una risposta dolcissima - nient’affatto scontata con 180 mustang selvaggi, pronti al galoppo.

La frenata è rocciosa, ma gestibile. Non da meno sono le sospensioni, che assorbono le imperfezioni con grande efficienza e sostengono la guida sportiva con autorevolezza. Sui tratti più guidati, la RR convince soprattutto per l’avantreno, solido e comunicativo. Ci si fionda in curva come aquile in picchiata, rassicurati da un feeling notevole, che genera una perfetta fusione tra uomo e macchina. Anche perché, se il motore sembra collegato direttamente alle sinapsi per quanto è preciso nella risposta, la ciclistica lo è altrettanto: tu immagini, lei esegue… con la sola forza del pensiero.

Non è una moto per tutti, questa RR. Posizione di guida, indole aggressiva, forza bruta in accelerazione, quando i giri salgono nel riding mode più arrogante, pretendono esperienza. Ma allo stesso tempo, ricambiano con sensazioni uniche, che soltanto un cavallo di razza sa regalare. Il motore spinge come un toro già dai medi regimi, per poi esibirsi in un allungo poderoso e appagante, come un lungo sorso di birra gelata in una calda giornata estiva… sarà forse questo il valore di un’emozione?

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