Io Guido da Sola: la storia di Maria Teresa Ravioli

Io Guido da Sola: la storia di Maria Teresa Ravioli

La romagnola fu protagonista negli anni ‘70, almeno fino allo stop ministeriale...

09.05.2022 ( Aggiornata il 09.05.2022 18:29 )

Il mio amico Matitaccia mi ha fatto conoscere una pilota donna che correva alla fine degli anni ‘70 nel Campionato Italiano Junior. Si tratta di Maria Teresa Ravaioli, donna forte e grintosa che seppe farsi strada in un ambiente che, a quei tempi, era ancora più chiuso di quanto non lo sia adesso.

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Gli inizi di Maria Teresa


Nata a Faenza nel 1954, Maria Teresa con grande slancio mi ha raccontato dei suoi inizi con le due ruote: “La Romagna è sempre stata terra di motori e con i miei amici andavamo con i motorini 50 da cm³”. Poi, un amico meccanico la invitò a girare a Imola e lì sbocciò la vera passione. “La frase che mi sentivo dire continuamente da piccola era: ‘Sei una donna, non puoi farlo!’. Ma io ho sempre continuato per la mia strada. Era una sfida con me stessa, i miei genitori sapevano che andavo ai motoraduni, avevo una Moto Morini 125. Mio padre capì che non poteva fermarmi. Sono sempre stata indipendente, non ero la classica ragazzina che stava a casa a fare il cucito”.

E da qui, la Ravaioli, che poi nella vita è diventata radiologa a Bologna, ha spiccato il volo debuttando nel 1976 a Misano nel Campionato Italiano Junior: “Il primo team con cui ho corso – ha proseguito nel racconto – era composto da me e dai miei amici, più un gommista. Una volta bastavano un po’ di spugna e un fil di ferro, e te la cavavi. La prima volta che corsi a Misano un uomo mi urlò: ‘Ma vai a casa a fare la calzetta!’. Ci rimasi malissimo. Invece poi altre volte i bambini mi chiedevano l’autografo e questo mi faceva molto piacere”.

Il Decreto Ministeriale


Purtroppo Maria Teresa dovette poi stare ferma due anni, in quanto un Decreto Sanitario Ministeriale impediva alle donne di fare sport pericolosi. Portò avanti la sua battaglia sempre con molta grinta fin quando nel ‘79 riuscì a tornare a correre, ma qualcosa era cambiato: “Non ero più la stessa, quando ti fanno interrompere e poi riprendere non è la stessa cosa rispetto a un percorso continuo. Riprovai, andò benino ma in ogni caso non mi avrebbero mai fatto passare al professionismo. È un peccato, perché è un qualcosa di incompiuto che mi sono portata dietro per tutta la vita”. Vivacità, entusiasmo ma anche un pizzico di malinconia nel suo racconto.

Nella vita Maria Teresa ha avuto tante soddisfazioni e coltivato passioni come il paracadutismo e, oggi, quella per gli animali in difficoltà, ma il motociclismo è rimasto una parte importante della sua esistenza: “Anche se non vado più in moto, sarò motociclista per sempre”.

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