Manubri Larghi: Riccardo Montanino alla riscossa

Manubri Larghi: Riccardo Montanino alla riscossa

Il pilota veneto vuole recuperare il tempo perduto sinora e prendersi i risultati che merita: "In S3 sono Davide che sfida Golia"

Claudio Orlandani

26.07.2021 ( Aggiornata il 26.07.2021 17:30 )

Con il sorprendente trionfo nel terzo round degli Internazionali d’Italia Supermoto a Viterbo, Riccardo Montanino (Honda - MC Gaerne) ha dimostrato che la passione e la determinazione non conoscono crisi. Il pilota di Asolo ha conquistato la recente tappa della classe S3 ed è pronto a replicare nella prossima gara di Pomposa dell’11 luglio. Riccardo non ha un palmares invidiabile e a dispetto dei suoi 23 anni vuole recuperare in fretta il tempo perso.

“I presupposti ci sono - chiarisce - ora bisogna crederci e non mollare”.

Il veneto è assistito in pista dal papà Marco che si occupa anche della parte tecnica, ma in gara è seguito da tutta la famiglia e dagli amici. La passione per le moto è nata grazie a mio padre che correva (e gareggia tutt’ora, nde) nel Supermotard. Ho cominciato con la Minicross, correvo nei paddock delle varie piste in cui mio padre andava ad allenarsi, a 14 anni ho preso il primo cinquantino da Enduro e a 15 ho disputato la prima corsa. Poi sono passato alla 125 e ho disputato qualche gara, ma poi ho smesso con l’Enduro. Volevo seguire le orme di papà e ho finalmente aggiunto un po’ di asfalto”.

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Tra passato e presente


E così sei passato definitivamente al Motard.

“La mia esperienza con il Motard è iniziata recentemente, anche se la specialità mi ha sempre affascinato. Quattro anni fa ho preso parte alla prima gara e lo scorso anno ho fatto il mio debutto tra i grandi a livello tricolore, partecipando ad alcune prove degli internazionali d’Italia”.

Quest’anno hai iniziato bene a Ortona il tricolore Supermoto S3 sfiorando il podio assoluto, a Ottobiano uno “zero” ha peggiorato la situazione, poi a Viterbo hai sorpreso tutti vincendo di forza entrambe le manche, dando così uno scossone al campionato.

“Sì, questa è una stagione molto particolare. A Ortona ho fatto due brutte partenze e non sono riuscito a recuperare abbastanza per ambire al podio finale nonostante la terza posizione in Gara 2. A Ottobiano ho sofferto a causa di alcuni problemi di natura tecnica che mi hanno intralciato nelle prime battute di Gara 1 e costretto al ritiro in Gara 2. A Viterbo ho voluto scrollarmi di dosso quattro manche sfortunate correndo con rabbia e determinazione. La pista laziale mi piace molto, è tecnica e rapida al punto giusto. Io e mio padre abbiamo sistemato completamente la moto, non posso che essere eternamente grato a lui per quello che ha fatto per me finora e per quello che mi ha permesso di ottenere a Viterbo”.

Ora c’è il difficile compito del recupero in graduatoria dalla quinta posizione.

“Ci proverò con tutte le mie forze, anche se Pomposa non mi piace tantissimo. È una pista molto veloce mentre io sono più un pilota da guidato, un Endurista”.

Cosa temi dei tuoi principali avversari, cioè Frassino, Monti e Pontevichi?

“Sicuramente sono avversari validi e leali. Frassino è molto costante e veloce ed è il pretendente al titolo, l’uomo da battere in questo momento. Monti è un Crossista e sullo sterrato fa davvero la differenza. Nei primi 3-4 giri, poi, è davvero inarrestabile, non sarà facile batterlo. Pontevichi è molto veloce, e nel corpo a corpo è forte perché è alto. Parto probabilmente da sfavorito. Tuttavia, anche Davide può battere Golia".

Hai il tempo per recuperare.

"Conquistare la tabella rossa è difficile, perché lo zero di Ottobiano è molto pesante. Ora come ora si punta al podio, un obiettivo che proverò ad agguantare visto che le capacità ci sono eccome. Tutto può accadere”.

Qual è il tuo pilota di riferimento nella Supermoto?

“Thomas Chareyre. Potrebbe sembrare scontato, dato che è otto volte campione del Mondo ma non è soltanto questo, Thomas ha una classe old style, tipica della Supermoto. Ammiro molto anche Lukas Hollbacher: è un pilota molto tecnico, è aggressivo ma la sua guida è pulita, corretta. Di entrambi apprezzo anche l’enorme umiltà. È proprio questo fattore che, a mio parere, differenzia il campione dalla leggenda”.

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