Manubri larghi: Raffaele Pirri, un pendolare "da corsa"

Manubri larghi: Raffaele Pirri, un pendolare "da corsa"

Per il siciliano impegnato nel campionato S2 ogni gara di Supermoto è un lungo viaggio: "Ma io non mollo". Andiamo a scoprire il suo mondo

Claudio Orlandani

23.09.2021 14:39

È dura la vita del pendolare, possiamo immaginarlo, e la cosa che più rattrista è rendersi conto che nessuno potrà mai capirti, se non un altro pendolare.

Il mondo è pieno di sportivi che fanno i pendolari e tra questi anche i piloti come Raffaele Pirri, che ogni volta deve sobbarcarsi centinaia e a volte oltre un migliaio e più chilometri. Raffaele ha 41 anni, è un pilota (non professionista) di Supermoto, e tutti i santi fine settimana di gare, partendo dalla sua Palermo si fa, fra andata e ritorno, tra i 1800 e gli oltre 3000 km per raggiungere il circuito e tornare a casa. Una passione forte, se è vero che queste trasferte sono finalizzate a un’ora e mezzo di gare in un weekend.

Tanta passione, tanti sacrifici


Raffaele, benedetta o maledetta passione?

“Ripensando a tutte le emozioni vissute, alle amicizie nate, alle soddisfazioni, alla mia grande tendenza verso il confronto abbondantemente gratificata, direi che il bilancio è di certo positivo. Il buono è talmente grande che copre i sacrifici e le difficoltà”.

Hai spaziato in tutti i ruoli: meccanico, pilota, organizzatore.

“Nella parte tecnica sono stato più che altro di supporto ai miei maestri. Come organizzatore ho vissuto grandi esperienze, allestendo gare di Regionale e c’è stato anche l’onore e l’onere di organizzare tre GP: due a Triscina in collaborazione con Gaspare Anastasi e uno all’aeroporto Militare Boccadifalco di Palermo. Ma a onor del vero devo dire che, più di ogni altra cosa, ciò che mi fa battere il cuore è andare in motocicletta”.

Quando, ogni anno, esce il nuovo calendario e non c’è neppure una sede vicina alla tua Palermo, cosa pensi?

“Le mie aspettative si sono ormai tramutate in rassegnazione e amarezza. Dopo tutto l’impegno profuso, il capitale e il tempo investiti, notti in bianco, promesse ricevute da ogni parte, ho seminato tanto e raccolto quasi nulla. E non sono il solo. La Sicilia continua a non essere considerata. Eppure il suo grande valore lo ha dimostrato in innumerevoli occasioni, nella Supermoto, ma anche nell’Enduro, con una prova di Mondiale, e nel Motocross con gli Internazionali d’Italia. Purtroppo il tutto finisce sempre per ridursi a uno sforzo sovrumano di pochi appassionati non supportati da nessuno. Le istituzioni si limitano alla loro arringa finale di facciata, utile ad accaparrarsi i meriti. Il problema si estende a quasi tutto il Sud e alla Sardegna”.

Tu hai anche un lavoro.

“Mi tornano in mente le infinite trasferte per una passione che credo di avere diritto di seguire come ogni altro pilota italiano. Ma la voce del Sud resta inascoltata e così ogni gara è un grande sforzo da sostenere. Anche in questo io e i miei compagni di scuderia abbiamo avuto il supporto del mio team, che si occupa di tutta la logistica consentendoci di non traghettare o spostarci ogni volta con i mezzi. Con enormi sacrifici Cosimo e Sabrina si sobbarcano il tutto affrontando i viaggi verso le piste da Bernalda (Matera), sede operativa del Team LM Racing, dove stazionano i mezzi da gara e il motorhome attrezzato”.

La tua posizione nel campionato S2 è in linea con le tue aspettative?

“Tutto ciò considerato, le ambizioni devono andare a patti con la realtà, per questo possiamo ritenerci soddisfatti dei traguardi raggiunti anche in questa stagione”.

In Sicilia la Supermoto gode di buona reputazione per quanto riguarda la crescita di nuovi atleti?

“Da quando il mio team organizzatore ha smesso di operare, in Sicilia si sono spenti i riflettori sulla Supermoto. La crescita di nuovi piloti è pari a zero. Chi ha passione riversa il suo impegno su altre discipline, campionati inferiori o sceglie la vita dura del pendolare”.

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