Manubri larghi: Artem Laguta, il transiberiano

Manubri larghi: Artem Laguta, il transiberiano

Anatomia del fenomeno Laguta, neoiridato dello Speedway che si ispira a... Cairoli

28.10.2021 ( Aggiornata il 28.10.2021 18:44 )

Vladivostok è l’ultima fermata della celebre ferrovia Transiberiana, la città è situata a un passo dai confini della Russia con Cina e Corea del Nord. Il suo significato in russo è “dominatrice dell’Oriente”. Arriva da questa lontana e per certi versi mistica località portuale, affacciata sul Mar del Giappone, Artem Laguta. A novembre festeggerà nel migliore dei modi i trent’anni, con la medaglia d’oro iridata dello Speedway a luccicare nella sua bacheca. Il russo è riuscito a compiere una vera e propria impresa sportiva, sconfiggendo nella lotta al titolo il favoritissimo Bartosz Zmarzlik, che nelle ultime due stagioni aveva dominato in lungo e in largo il circuito iridato.

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La vittoria su Zmarzlik


“Come si fa a battere Zmarzlik?” è stata la domanda delle domande nella conferenza stampa di chiusura della stagione iridata, alla quale Laguta ha replicato: Non c’è una vera risposta. Adesso ho vinto io, ma sono convinto che nei prossimi anni sarà ancora molto difficile battere Zmarzlik. È un grande pilota e un avversario estremamente difficile. È un atleta molto ambizioso e sono convinto che stia già pensando a come sconfiggermi tra un anno. È un pilota di Speedway che sarà ai vertici per parecchio tempo”. L’assoluta parità in fatto di vittorie di tappa, cinque a testa, tra Laguta e Zmarzlik nell’arco delle undici tappe lascia ben intendere la loro supremazia nei confronti dei rivali. Ma Laguta ha vinto ben quarantasette batterie nel corso della stagione, secondo miglior risultato di sempre nei Grand Prix, dietro soltanto al tre volte iridato Nicky Pedersen, che nel 2007 arrivò per primo al traguardo in cinquanta occasioni.

Cairoli come mito


Dietro al “miracolo Laguta” ci sono una carriera sportiva iniziata in Lettonia, un fortissimo legame con la famiglia e un manager, Rafal Lewicki, che lo ha saputo forgiare fino a portarlo sul tetto del Mondo, dopo essere stato a fianco della leggenda polacca dello Speedway, Tomasz Gollob, negli ultimi anni della sua carriera. Gollob, tra l’altro, è l’idolo sportivo di Laguta, assieme al nostro Tony Cairoli. Non è un caso che la scelta del numero di gara sia andata sul 222, che quest’anno ha potuto mostrare con orgoglio a tutto il mondo dello Speedway e del motociclismo.

Lewicki ha spiegato come Laguta sia riuscito – dopo un disastroso avvio nell’ultima gara mondiale di Torun, che stava per compromettere un’intera stagione – a raddrizzare una giornata che rimarrà nella storia per lui e per la Russia, che mai prima di quest’anno aveva iscritto un proprio pilota nell’albo d’oro del Mondiale individuale del controsterzo: “Laguta ha ottenuto soltanto tre punti nelle prime tre gare, a quel punto ho realizzato che eravamo entrati in un tunnel buio, in cerca di una luce. Dopo due batterie mediocri, Artem aveva addirittura cambiato la moto nella sua terza uscita, ma si era rivelata una decisione completamente sbagliata. Allora siamo tornati alla prima moto e dopo alcune correzioni nelle impostazioni, Artem ha ripreso a volare come soltanto lui sa fare. Prima della semifinale gli ho soltanto detto: vai e vinci. E così è stato, sebbene partisse dalla quarta corsia, non certo la più favorevole. È scattato come un razzo, come è abituato a fare, e alla fine ha vinto il titolo”.

Anche Emil Sayfutdinov ha elogiato il compagno di Nazionale, con cui ha vinto tre allori iridati consecutivi nello Speedway delle Nazioni, dal 2018 al 2020, rimarcando allo stesso tempo un’evidente sofferenza per non essere riuscito a conquistare il titolo mondiale in nove anni di partecipazione ai Grand Prix: “In patria, in tanti aspettavano un mio successo, invece ci è riuscito Artem prima di me. È stato davvero molto veloce in questa stagione, il suo settaggio della moto e la sua condizione mentale sono stati perfetti. Non so cosa succederà dopo questo storico successo, ma credo che dovrà provare a sfruttare questa popolarità per far crescere il movimento dello Speedway in Russia. Per me è stata una stagione complicata, ma sono felice della medaglia di bronzo, io e il mio team abbiamo fatto un gran lavoro”.

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