Manubri larghi: la vita e la carriera di Darcy Ward

Manubri larghi: la vita e la carriera di Darcy Ward

La vita pericolosa e la carriera nello Speedway di Ward vengono raccontati nei DVD “Send it sideways”

10.12.2021 ( Aggiornata il 10.12.2021 20:21 )

Era l’estate 2015, a Zielona Gora, Darcy Ward era stato ingaggiato dal locale club polacco per partecipare a una gara di Ekstraliga contro i rivali del Grudziadz. In uscita dalla quarta e ultima curva, quando si trovava in seconda posizione, Ward in piena velocità centrò la ruota posteriore di un avversario e cadde violentemente a terra, sbalzato dalla moto. Prima l’impatto a peso morto sul terreno, quindi contro le barriere di protezione in legno, pochi metri dopo gli air-fence “salvavita” posizionati all’ingresso e all’uscita delle curve.

La dinamica dell’incidente aveva lasciato intuire gravi conseguenze fisiche per lo sfortunato pilota australiano, confermate dal primo bollettino medico, a dir poco raggelante: danneggiamento della trachea, frattura del braccio sinistro, frattura di due vertebre e soprattutto una grave lesione al midollo spinale. Carriera spezzata a soltanto ventitré anni, per uno dei piloti più talentuosi e cristallini nella storia dello Speedway contemporaneo.

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Un nuovo inizio, dopo l'incidente


Ma anche l’inizio di una nuova vita, costretto alla sedia a rotelle probabilmente per tutta la sua esistenza, nonostante con costanza e forza interiore stia tentando in tutti i modi di poter tornare, un giorno, a camminare sulle proprie gambe. Si intitola “Send it sideways” il doppio DVD che racconta le gesta sportive dell’australiano in pista e ai box, alternato però anche agli aneddoti e ai racconti legati alla vita privata, prima e dopo l’incidente che ha cambiato radicalmente la quotidianità di Ward. Le prestigiose testimonianze di diversi campioni del passato, come Bruce Penhall, Ole Olsen, Greg Hancock e il suo idolo d’infanzia, Jason Crump, hanno un denominatore comune: Ward aveva tutte le carte in regola per diventare il numero uno al Mondo nello Speedway.

Il ventinovenne australiano iniziò a farsi notare nel 2009, quando a soltanto diciassette anni vinse il titolo mondiale Under 21, ripetendosi l’anno successivo nella stessa gara. Nel 2011 esordì nel circuito iridato con un sensazionale terzo posto, alle spalle di Andreas Jonsson e Jaroslaw Hampel. Due anni dopo, a Vojens, Danimarca, arrivò il suo primo e unico successo mondiale, chiudendo la stagione all’ottavo posto.

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Le eccezionali prestazioni in pista, con manovre e sorpassi spettacolari e al tempo stesso molto rischiosi, facevano però da contraltare a uno stile di vita tutt’altro che tranquillo.

Per esempio nell’ottobre del 2012 prese parte a una rissa a Dorset, in Gran Bretagna, dove finì per procurarsi una forte commozione cerebrale. Pochi mesi dopo, in Australia, la polizia locale lo trovò alla guida dell’auto in stato di ebbrezza, possesso di sostanze stupefacenti e con la patente di guida scaduta. Il protagonista dello Speedway internazionale ricevette un’ammenda di cinquemila dollari e il divieto di guida per due anni. Nell’agosto del 2014 si verificò il punto più basso nella carriera dell’australiano: a Daugavpils, Lettonia, era in programma una tappa del circuito mondiale, Ward venne sottoposto a un alcol test la mattina della gara.

E risultò positivo. Venne sospesa dalla FIM la licenza sportiva fino ai primi mesi del 2015, seguì il ritorno in pista a giugno; quindi, l’incidente di fine agosto che pose fine alla sua carriera. Oggi Ward è sposato ed è padre di una bambina, nel febbraio del 2020 ha fondato la Darcy Ward Speedway Promotions, organizzazione che si occupa della promozione dello Speedway giovanile in tutta l’Australia. Ma il compito della società è legato anche all’organizzazione di eventi per i professionisti, come il Darcy Ward Invitational di metà gennaio, diventato ormai un appuntamento fisso del calendario sportivo. La dedizione e la passione con cui Ward vuole trasmettere ai più giovani la sua innata dote di guidare la moto in controsterzo è davvero sensazionale, così come lo erano le peripezie e i sorpassi mozzafiato che ci aveva regalato nei sei anni di carriera ai massimi livelli.

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