Polvere di Stelle: dalla MAS al Brasile

Polvere di Stelle: dalla MAS al Brasile

Quello del geniale Seiling fu un vero giro del Mondo: tornato alla Casa che aveva fondato per progettare la Stella Alpina, partì nuovamente, per il Sud America

09.10.2021 ( Aggiornata il 09.10.2021 19:21 )

In precedenza vi avevo introdotto la storia di un tecnico fra i più prolifici nel passato del motociclismo italiano, l’ingegner Alberico Seiling, e della Marca da lui fondata nel 1923, la MAS, che fino allo scoppio della Seconda Guerra mondiale fu un’industria protagonista del nostro settore. Aggiungo che dal 1927 al 1930 la MAS produsse, con il suo motore 175 a valvole in testa, anche le motociclette Harlette, una marca fondata in Francia nel 1924 dall’importatore transalpino della Harley-Davidson (da cui il nome “Harlette”). L’attività di Seiling come progettista della MAS finì nel 1935, quando cedette le sue azioni ai fratelli Guidetti, imprenditori già affermati nel settore dei motori e delle macchine agricole. I Guidetti proseguirono l’attività industriale della MAS e nell’immediato dopoguerra tentarono una difficile riconversione con il modello “Stella Alpina”, una motoleggera di 122 cm³ a quattro tempi con valvole in testa, cambio in blocco a tre rapporti e telaio elastico con sospensioni telescopiche su entrambe le ruote. Il motore si distingueva per l’esclusivo sistema di raffreddamento che condizionava, per la sua originalità, l’estetica del propulsore.

Dall’esterno si notava l’assenza di alettatura, poiché il cilindro-motore era contenuto in un cilindro convogliatore all’interno del quale scorreva l’aria forzata da una ventola su alette verticali poste nell’intercapedine fra i due cilindri. Rispetto ai contemporanei modelli della concorrenza, la MAS Stella Alpina era decisamente all’avanguardia della tecnica, e anche esteticamente – a parte quel cilindro privo di alette che lasciava perplessa la maggioranza dei motociclisti – era molto riuscita. Eppure non ebbe successo.

Polvere di Stelle: le rivendicazioni sul motore a combustione interna

I primi anni '50


Nel 1950 la MAS presentò la nuova ammiraglia della sua flotta: una 500 bicilindrica monoalbero in testa con potenza di 23 CV, cambio a quattro rapporti comandato a pedale e telaio completamente elastico. L’impostazione nettamente sportiva la rendeva particolarmente attraente, ma scomparve dal catalogo dopo appena un anno – e non è certo che sia mai stata prodotta e omologata – essendo stata constatata, probabilmente a causa del costo anche industriale assai elevato, una domanda insufficiente. All’opposto, nel 1951 propose un modello utilitario, la Zenith 175 monocilindrica ad aste e bilancieri che invece ottenne un discreto successo, tanto che rimase in catalogo per diversi anni e in differenti edizioni delle due versioni prodotte: turismo e sport. Della Zenith fu approntato anche un modello “corsa” con distribuzione monoalbero, ma il progetto rimase allo stadio di prototipo. Nel 1953 i fratelli Guidetti, titolari della MAS dal 1935, pensarono di risollevare le sorti di un’azienda che non riusciva a recuperare sul mercato la posizione occupata nell’anteguerra con una mossa a effetto: incaricarono l’ingegner Bruno Guidorossi di progettare una 500 da Gran Premio che potesse essere competitiva con le MV e Gilera quattro cilindri che imperversavano in quegli anni sulle piste di tutto il Mondo. Il tecnico optò per una bicilindrica parallela bialbero che venne realizzata come prototipo, ma non fu mai schierata sulla linea di partenza di una gara. La crisi cominciò a farsi sentire pesantemente nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando le prime avvisaglie del miracolo economico e la comparsa delle automobili utilitarie avviarono un progressivo ridimensionamento del mercato della motocicletta. La MAS cercò di reagire al calo delle vendite dapprima, nel 1954, presentando una nuova 175 monoalbero, poi riducendo i costi industriali. Alla fine puntò su una economica 125 a due tempi e su uno scooter 50 motorizzato Sachs, ma i risultati non furono corrispondenti alle aspettative. Così, verso il 1960 la MAS chiuse definitivamente i battenti e i fratelli Guidetti abbandonarono il settore moto.

Seiling


E Alberico Seiling? L’ingegnere, dopo aver mantenuto un rapporto di collaborazione con la MAS fino al 1937, aveva ceduto alla tentazione di farle concorrenza fondando una nuova Marca. L’idea si concretizzò alla fine del 1938, quando dalla sua officina di via Brioschi a Milano uscì una nuova motocicletta sul cui serbatoio spiccava il nome del progettista. Seiling era stato, con la MAS, un pioniere della distribuzione a valvole in testa, invece nella sua nuova creazione, una 350 monocilindrica, stranamente le valvole erano laterali. Dal marchio “Seiling” in quello stesso anno passò a “Sei”, quindi cambiò tutto: il modello presentato come definitivo nel 1939 fu infatti una 200 cm³ monocilindrica con distribuzione a valvole in testa comandata da aste e bilancieri, cambio separato Burman a tre rapporti, telaio elastico con sospensione posteriore cantilever e marchio inedito: Altea. Con questo motore venne allestito anche un motofurgone. Inutile dire che il 1939 non fu certamente l’anno più adatto per avviare una nuova attività industriale: la guerra scoppiò di lì a poco in Europa e anche i motociclisti italiani, pur non ancora coinvolti per un anno, ebbero altre cose a cui pensare. Nel 1941 l’Altea chiuse i battenti e Alberico Seiling si dedicò a un nuovo progetto: un motore bicilindrico di 750 cm³ battezzato Delta, a valvole in testa, utilizzabile a scopi industriali o per equipaggiare motociclette con sidecar. Non ebbe seguito. Nel 1947 l’ingegnere che aveva fondato la MAS si riavvicinò ai fratelli Guidetti e progettò il modello Stella Alpina, quindi entrò in società con loro e con il pilota e tecnico Nunzio Silvestri (che aveva vinto in sella a una MAS la prima medaglia d’oro italiana alla Sei Giorni Internazionale di Regolarità del 1929). La nuova società venne chiamata “GS” (suppongo per “Guidetti e Seiling”) e nel 1950 presentò il suo primo prodotto: il micromotore Gioiello con cui motorizzare qualunque bicicletta.

Era un monocilindrico di 38 cm³ a due tempi dal peso di soli quattro chilogrammi. Andava fissato con un morsetto al tubo reggisella a cavallo della ruota posteriore e l’innesto o disinnesto del rullo di trazione sul pneumatico era comandato dal manubrio attraverso una trasmissione flessibile. Il consumo dichiarato era di un litro di miscela per 80 km e la velocità massima sfiorava i 30 km/h. Nel 1953 la cilindrata venne elevata a 48 cm³ e il motorino venne posto in vendita sia sciolto che montato su un telaio speciale di tipo ciclomotoristico. Dopo il 1954, Alberico Seiling lasciò l’Italia – probabilmente per disaccordi con i Guidetti – ed emigrò in Brasile, dove progettò per la Bugre di San Paolo il primo motore motociclistico prodotto nel grande Paese sudamericano, un 125 che fu seguito da altri con cilindrate da 48 a 175 cm³. La Bugre proseguì la sua attività in campo motociclistico fino al 1958 e dopo questa data Alberico Seiling tornò in Italia, a Milano, dove si stabilì fino alla morte.

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