Polvere di Stelle: i due volti dell'Argentina

Polvere di Stelle: i due volti dell'Argentina

La longeva Zanella ha beneficiato delle collaborazioni con Case straniere come Ceccato, Piaggio e Yamaha. La risposta “autarchica” fu rappresentata dalla Puma

27.10.2021 ( Aggiornata il 27.10.2021 20:51 )

Iniziamo questa nuova puntata della nostra sintetica storia del motociclismo argentino parlando della Zanella, certamente la Marca motociclistica più importante e longeva del Paese. Juan e Santiago Zanella, che la fondarono assieme ai soci Ariodante Marcer e Mario De Láser, erano anch’essi di origine italiana come i fondatori della Tehuelche? A questa domanda non ho trovato una risposta ufficiale, però mi azzardo ad affermare che possa essere positiva, visto che attualmente in Italia esistono quasi 4000 famiglie – soprattutto in Veneto e Lombardia – con questo cognome. Ebbene, una piccola fabbrica cominciò a operare con il marchio Zanella nel 1948 producendo serrature e componenti meccanici per la Fiat e la Peugeot.

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Zanella-Ceccato


Nove anni dopo, dallo stabilimento di Caseros, città nell’area metropolitana di Buenos Aires, uscì la prima motocicletta, la Zanella-Ceccato 100, costruita su licenza della Marca italiana. Era una brillante motoleggera con motore a due tempi che incontrò subito il gradimento del pubblico e che dopo pochi anni fu affiancata dalla versione di 125 cm³. In quel periodo il mercato della motocicletta di piccola cilindrata in Argentina era florido e per promuovere l’immagine e le vendite dei propri modelli, le due aziende che andavano per la maggiore nel Paese, ossia Tehuelche e Zanella, diedero vita a continui scontri sul terreno delle corse di Velocità (le Ceccato 75 e 100 da corsa a quattro tempi erano fornite direttamente dall’Italia) alternandosi alla vittoria e creando grandi schieramenti di tifoserie. Sopraggiunse però la crisi dei primi anni Sessanta, la Tehuelche si arrese e a quel punto la Zanella si ritrovò leader fra le fabbriche argentine di moto. Sua principale concorrente era la Gilera, con un grande stabilimento costruito nel 1953 in provincia di Buenos Aires, ma la proprietà era interamente italiana.

Se la Ceccato nel 1963 chiuse i battenti, la sua licenziataria argentina continuò invece a produrre, allargando la gamma ai ciclomotori e ai go-kart. Negli anni Settanta strinse quindi un nuovo accordo con una grande Marca italiana, la Piaggio, e lanciò una nuova linea di motociclette, fra le quali si distinse soprattutto la Sapucai 125-150, una monocilindrica due tempi (motore Minarelli) che divenne il best seller della Marca argentina fino al 1978, quando fu sostituita dalla “Andina”, di pari cilindrate, rivista in molti particolari estetici e tecnici e con motore Minarelli a due tempi da 15 CV. Nel decennio successivo la Zanella continuò a produrre moto con buon successo commerciale e iniziò anche a esportare nei principali Paesi dell’America Latina e in Africa. Questa espansione la condusse, nei primi anni Novanta a tentare la strada della diversificazione industriale: uscendo platealmente dal seminato, costituì la Zanella-Mare, che si occupò della lavorazione e della vendita del pesce, e la Zanella-Ariston, frutto di un accordo con la Casa italiana per la costruzione su licenza e distribuzione di elettrodomestici in Argentina.

Entrambe le iniziative non ottennero però il successo sperato. In campo motociclistico invece fu il momento di un accordo con la Yamaha, dal quale scaturì una nuova gamma di modelli da 50 a 250 cm³, moderni, ben fabbricati, che permisero alla Zanella di resistere alla crisi finanziaria che in quegli anni devastò l’Argentina, il Messico e buona parte del Sud America. L’alleanza con la Yamaha si concluse nel 1999 e un nuovo partner per la Marca di Caseros fu trovato nella Minarelli. La storia recente della Zanella è costellata di cambi di indirizzi al vertice aziendale e di nuovi accordi industriali con Paesi orientali in grado di fornire componentistica a basso costo. A un’annata prodigiosa – la seconda per fatturato nella storia della Zanella – nel 2017, ha fatto seguito una profonda caduta di vendite che nel 2019 ha costretto la Casa argentina a porre all’asta il Marchio e i beni. Acquistata nel 2020 dal Gruppo Iraola, fondato nel 1969 per la costruzione di ammortizzatori, è stata da questa affiancata al marchio Corven, a sua volta legato da accordi commerciali con Bajaj, Kymco e Kawasaki.

Puma


L’ultima Marca argentina inclusa in questa nostra panoramica è la Puma, che venne fondata nel 1953 a Villa Carlos Paz, località a pochi chilometri a ovest della città di Cordoba. La nascita di questa motocicletta era stata deliberata un anno prima all’interno del piano statale di sviluppo autarchico dell’industria motoristica e aeronautica voluto dal generale Peron, ed era stato proprio il presidente a promuovere la realizzazione di una “moto per il popolo” simile alla motoleggera tedesca Göricke 98 avuta in dono dall’Unione Studenti Secondari. Prima di avviare una produzione regolare, la copia argentina della Göricke fu realizzata in venti esemplari di preserie che – coerentemente alla volontà del promotore – furono affidate per i collaudi non a tester professionisti, ma a semplici operai per l’uso quotidiano. Passato quasi un anno di affinamenti e prove, iniziò la produzione in serie con un ritmo al debutto di 400 moto al mese.

La prima Puma era una 98 con motore monocilindrico a due tempi Sachs raffreddato ad aria e dotato di cambio a due rapporti; costava 6500 pesos contro i 9500 di un analogo modello di importazione. La buona affidabilità e il prezzo conveniente decretarono il successo commerciale e convinsero così l’azienda di Cordoba a investire su una serie di migliorie che contribuirono non poco a mantenere la Puma 98 ai vertici dello specifico segmento di mercato dei veicoli economici. Nel 1959, alla 98 venne affiancata una 125 di analoghe caratteristiche tecniche, mentre l’estetica fu completamente rivista. I motori questa volta non erano Sachs importati, bensì costruiti su licenza dalle società Televel e Sequenza. L’ultima versione della Puma, con cilindrata di 200 cm³, venne presentata nel 1963 e prodotta fino al 1966, ultimo anno di attività di questa azienda motociclistica di Stato. Complessivamente dal 1953 la sua catena di montaggio sfornò 105.675 motociclette.

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