Polvere di Stelle: le prime volte dell'Aprilia

Polvere di Stelle: le prime volte dell'Aprilia

Il trionfo in MotoGP in Argentina ha ricordato altre imprese con cui la Casa ruppe il ghiaccio: dal successo di Reggiani a Misano al titolo di Gramigni

29.04.2022 ( Aggiornata il 29.04.2022 11:38 )

La "prima" di Reggiani


Ma questa rubrica si occupa del passato, e non è concesso il fuori tema. Ciò non significa comunque che anche su Polvere di Stelle non sia possibile celebrare adeguatamente la grande impresa dell’Aprilia, ricordando come questa sia soltanto la più importante e difficile da quando la Casa veneta ha avuto l’audacia di scendere in campo contro i potentissimi e finanziatissimi reparti corse giapponesi nel Motomondiale.

Cominciamo dunque dalla prima vittoria iridata dell’Aprilia, avvenuta nel lontano 1987 a Misano. Era il 30 agosto e al Santamonica si disputava il GP San Marino, dodicesima prova del Mondiale. Loris Reggiani con l’Aprilia 250 partiva con il terzo tempo in prova, a 15 centesimi dal poleman, Luca Cadalora su Yamaha ufficiale. Il team era diretto da Michele Verrini, giornalista, uomo di marketing, ex corridore in Fuoristrada, con precedenti esperienze di direttore sportivo, ma soprattutto appassionatissimo di corse, amico e grande estimatore di Reggiani.

Verrini aveva convinto due anni prima Ivano Beggio, titolare dell’Aprilia, a scendere in campo finanziando una squadra con sede a Forlimpopoli, la città del pilota, e composta da meccanici di talento non dipendenti da Noale.

Nel 1985, l’anno del debutto, due podi, al terzo posto, avevano confermato l’ottima impostazione e il valore tecnico e agonistico di questa piccola compagine, ma l’anno dopo la competitività sembrava svanita. Ampiamente rivista, l’Aprilia 250 in versione 1987 aveva però dimostrato subito di averla del tutto recuperata: tre volte secondo, in Austria, Jugoslavia e Inghilterra, Reggiani aveva acceso l’entusiasmo di tantissimi appassionati ed era chiamato a dare il massimo sul circuito della sua Romagna.

“Sapevo di poter contare sulla moto – racconta oggi Reggiani – perché avevamo lavorato molto sul motore, ma soprattutto sulla ciclistica, che non soltanto era stabilissima, ma mi permetteva di frenare più avanti di Honda e Yamaha. In gara partii terzo, ma già alla staccata del Carro passai in testa e da quel momento allungai con una progressione di mezzo secondo al giro, tanto che dopo poco non avevo più inseguitori. Nelle ultime tornate – temendo che si ripetessero le brutte sorprese di cui spesso ero rimasto vittima nelle gare precedenti – ridussi il ritmo, ma il motore non fece scherzi e tagliai il traguardo con otto secondi di vantaggio su Cadalora che, partito fra gli ultimi per un ingolfamento della sua Yamaha, aveva rimontato fino al secondo posto. Ricordo che, appena passato il traguardo, la mia gioia esplose con un urlo dentro il casco che probabilmente fu udito anche sulle tribune”.

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