La storia di Libanori, dall'asfalto all'acqua | Polvere di Stelle

La storia di Libanori, dall'asfalto all'acqua | Polvere di Stelle

Libanori scampò alla strage di Gorla prima di diventare pilota-collaudatore apprezzatissimo
dal conte Agusta e campione di motonautica

22.03.2023 ( Aggiornata il 22.03.2023 14:42 )

Libanori: l'esperienza in pista


Due anni dopo, questi cominciò a correre con le MV 125 e 175 monoalbero nelle gare di Velocità di seconda categoria e le vittorie non tardarono ad arrivare, così frequenti da convincere il Conte che Fortunato avrebbe fatto la sua bella figura in prima categoria, nel campionato italiano e nel Mondiale. Nel 1956 si piazzò terzo nel torneo nazionale classe 125 alle spalle di Carlo Ubbiali e Romolo Ferri, ma davanti a Tarquinio Provini e Remo Venturi; al suo esordio internazionale, nel GP Belgio sul velocissimo circuito di Francorchamps, conquistò il secondo posto dietro al caposquadra Ubbiali, e nella gara successiva, il GP Germania alla Solitude, ottenne il quarto posto.

Con soltanto queste due corse si classificò in quinta posizione finale nella classifica iridata.

L’anno dopo gareggiò ancora soltanto saltuariamente nel Mondiale: ad Assen fu quinto in 125 e quarto al debutto (e primo dei piloti MV) in 250; un altro quarto posto lo colse a Monza in 125 e fu la sua ultima corsa iridata.

Avrebbe potuto senz’altro fare di più, ma fu proprio la grande fiducia riposta in lui dal conte Domenico Agusta a ostacolargli la carriera: il “boss” preferiva affidargli incarichi delicati in azienda e il compito di collaudare i modelli di maggiore prestigio nel catalogo delle moto MV.

Fra queste, curò lo sviluppo della 600, la prima “maxi” italiana a 4 cilindri, rivolta a un pubblico d’élite che la sognava per la sua stretta derivazione dalla moto da corsa imbattibile nel Mondiale della classe regina. Una delle prime 600-4 fu acquistata da Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ex Re d’Italia, Umberto II. Viveva a Ginevra e fu Libanori a portargli la moto nella sua residenza svizzera, ma una volta arrivato fu cacciato dalla madre, l’ex regina Maria José, che non voleva che Vittorio Emanuele guidasse la moto.

Per risolvere la questione, Libanori portò la 600-4 in un garage della città, dove l’erede al trono dei Savoia si recava quando aveva voglia di fare un giretto di nascosto dalla madre.

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