Vincent, rivale della Rolls-Royce | Polvere di Stelle

Vincent, rivale della Rolls-Royce | Polvere di Stelle

La storia del costruttore britannico, che realizzò moto sportive di grande pregio 

14.01.2024 ( Aggiornata il 14.01.2024 11:21 )

L'evoluzione della Vincent


A questo punto si fece avanti un amico di famiglia, Frank Walker, ingegnere appassionato di moto, che propose a Philip di entrare in società con lui per fondare insieme l’embrione di un’industria motociclistica. I due si accordarono e per non partire da zero in quello stesso 1928 rilevarono per 450 sterline la HRD Motors fondata da Howard Raymond Davies, oberata dai problemi economici. Fu così che sul serbatoio delle prime moto, costruite in un capannone di Stevenage, comparve il marchio Vincent-HRD. I primi modelli prodotti dalla nuova marca erano motorizzati Jap o Rudge-Phyton e, naturalmente, su ciclistica originale Vincent.

Nel 1931 in azienda entrò un tecnico australiano di grande talento, Phil Irving, che aveva lavorato alla Velocette. Tre anni dopo, la Casa di Stevenage partecipò al Tourist Trophy con un esito disastroso: tutte e tre le moto ufficialmente iscritte dovettero ritirarsi per la rottura del propulsore. Per Vincent e per Irving questo insuccesso fu la spinta decisiva ad abbandonare i motori altrui per ricorrere a propri progetti.

Il 1934 fu dunque l’anno del grande passo in avanti: il primo modello a compiersi fu il Meteor, un monocilindrico di 500 cm³ a valvole in testa da 25 CV a 5300 giri con una versione più spinta, denominata Comet, da 28 CV, la cui velocità massima era di 145 km/h. Philip Vincent e Phil Irving, visto il successo nel particolare mercato delle moto sportive, decisero di andare oltre e nel 1936 fecero debuttare il modello “Rapide”, bicilindrico di 998 cm³ da 45 CV e 175 km/h di velocità. Una leggenda racconta che Irving avesse sul suo tavolo due disegni tecnici del monocilindrico, che per caso si sovrapposero e fecero scattare nella testa dell’ingegnere la molla del progetto… Certamente il Vincent-HRD bicilindrico era l’esatto raddoppio del “mono”, non soltanto per la cilindrata, ma anche per l’angolo incluso di 47,5° fra i cilindri, visto che il single era inclinato in avanti di 23,75°. Allo scoppio della guerra, la Vincent-HRD sospese la produzione motociclistica per fornire all’esercito munizioni, all’aeronautica componenti per il caccia multiruolo De Havilland Mosquito, e alla marina motori per barche e pompe portatili.

A pace conclusa ritornò immediatamente alle moto, anche perché Phil Irving, che nel 1937 aveva lasciato la Vincent per la Velocette, nel 1943 riprese il ruolo di responsabile tecnico a Stevenage. Tuttavia vennero tentate anche strade diverse, mettendo in produzione motozappe e falciatrici, motori stazionari industriali, scooter acquatici, motori ausiliari per biciclette e motocicli leggeri per assemblatori. Per le moto gli Stati Uniti divennero per la Vincent il mercato più ricettivo e la Casa inglese, per evitare che le tre lettere “HRD” in aggiunta al suo marchio creassero confusione con le “HD” della Harley-Davidson, nel 1949 le eliminò.

Già prima della fine della guerra venne ridisegnata la Rapide sia nel motore che nella ciclistica: in particolare ebbe un telaio a diamante con motore come elemento stressato, nuove sospensioni, e freni a quattro ganasce su entrambe le ruote, inoltre cambiò l’angolo incluso fra i cilindri, passando a 50° e vennero adottati per la prima volta due carburatori. Venne poi presentata la Black Shadow, bicilindrica da 55 CV capace di raggiungere la fenomenale velocità di 200 km/h: ciò le permise di aggiudicarsi il titolo di moto stradale più veloce del Mondo.

Come se non bastasse, alla Black Shadow fu affiancata una versione da corsa chiamata Black Lightning potenziata a 70 CV e alleggerita da 207 a 172 kg: divenne il sogno di tutti i motociclisti europei, ma il costo di 1500 sterline ne limitò drasticamente la diffusione, e tra 1949 e 1952 ne furono costruite appena una trentina. In catalogo rientrarono sia la Meteor che la Comet 500 con il motore monocilindrico che ebbe anche un modello “racing” battezzato Grey Flash.

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