L'estetica secondo Bimota | Polvere di Stelle

L'estetica secondo Bimota | Polvere di Stelle

Dai capolavori di Tamburini alla Tesi di Marconi e Ugolini: la Casa riminese è protagonista della nostra rubrica

03.03.2024 ( Aggiornata il 03.03.2024 17:17 )

La rivoluzionaria Tesi


Al Salone di Milano del 1983 la Bimota presentò un prototipo rivoluzionario che non era stato disegnato da Massimo Tamburini, uscito dall’azienda nei primi mesi dell’anno, bensì da due laureandi ingegneri riminesi con la passione della moto. Si chiamavano Pier Luigi Marconi e Roberto Ugolini e la loro proposta tecnico/stilistica del tutto innovativa era stata coerentemente battezzata “Tesi”.

Da allora sono passati quarant’anni e la Tesi è stata prodotta e anche portata in gara con diverse motorizzazioni e importanti modifiche, ma è il prototipo – rimasto tale – con motore Honda VF 400 a meritare di essere inserito in questa rassegna dei capolavori di design. Tecnicamente il punto focale del progetto Tesi risiedeva nella separazione del lavoro della sospensione anteriore da quello dello sterzo, in modo da ridurre gli effetti negativi della variazione d’assetto della moto soprattutto frenando all’ingresso di una curva. Per centrare questo obiettivo Marconi e Ugolini avevano disegnato una struttura composta dal forcellone posteriore unito a un inedito forcellone orizzontale anteriore tramite un telaietto in fibra di vetro, kevlar e alluminio sagomato in modo da sostenere anche il motore, alloggiare l’ammortizzatore e costituire la parte inferiore della carenatura. Il sistema di sterzo era invece incentrato su un mozzo con movimento angolare a comando idraulico comandato dal manubrio classico, che però godeva del vantaggio di potersi collocare non in un punto obbligato, bensì in quello più favorevole in relazione alla posizione di guida del pilota.

Lo sterzo idraulico, rivelatosi poi troppo poco sensibile, venne abbandonato in favore di un sistema meccanico. La carrozzeria della Tesi era un riuscitissimo compromesso fra esigenze ergonomiche, tecniche, estetiche e aerodinamiche. E non assolveva soltanto il tradizionale compito di integrare sella e serbatoio, ma nella parte superiore e anteriore reggeva anche il manubrio e il sistema di collegamento idraulico con lo sterzo. In ultimo, tra telaio inferiore e scocca superiore era lasciato un ampio oblò che lasciava intravedere il motore.

La Tesi nacque come moto-laboratorio, ma una moto del genere non si era mai vista al Mondo e probabilmente con il tempo e gli indispensabili investimenti, non alla portata della Bimota, e in un ambiente meno conservatore avrebbe potuto cogliere il successo che meritava.

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