Quella (s)volta che: livree celebrative, belle ma poco vincenti

Quella (s)volta che: livree celebrative, belle ma poco vincenti

La Kawasaki di Rea ha colto applausi ma non vittorie. Come tanti altri esempi...

22.11.2021 ( Aggiornata il 22.11.2021 19:56 )

Secondo il cerchio di Itten, considerata la linea guida nell’abbinamento dei colori, il verde e l’azzurro non andrebbero mai accoppiati. Per l’azzurro è consigliato l’impiego con il rosa, il beige, il marrone, oltre agli estremi, il nero e il bianco. Il verde chiaro invece si adatta bene con il grigio, il jeans e naturalmente con bianco o nero. Questo sembrerebbe spiegare l’insistenza della Kawasaki per l’uso del nero in abbinamento al verde sia nel mondiale Superbike che nella fallimentare esperienza in MotoGP.

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Le colorazioni speciali per Rea e Lowes in Argentina


Una tendenza interrotta con le livree adottate in Gara 1 in Argentina, a San Juan Villicum, dal Kawasaki Racing Team WorldSBK per il 125° anniversario della nascita dell’azienda. Alex Lowes ha usato una colorazione ispirata alla GPZ 900R guidata da Tom Cruise in Top Gun ma l’effetto ha lasciato a desiderare, a causa delle differenti silhouette delle due moto. Grande entusiasmo ha invece scatenato Jonathan Rea con la carena ispirata, secondo il comunicato, alla ZXR 750 H2 che gareggiò negli anni Novanta a Daytona con Scott Russell. A rendere celebre la combinazione di bianco, verde e azzurro da questa parte dell’oceano fu però l’impiego sulla produzione di serie, con le storiche ZXR 400 e ZXR 750.

E qui apro una parentesi personale: l’amore per le forme e i colori della 400 mi indusse a tingere di verde (grazie a Mario e al suo compressore) la mia C12 che, per gli amici, divenne una “Kawagiva”. Negli anni Duemila avrei comprato prima l’una, poi l’altra, ma nel frattempo i nuovi modelli si allontanavano sempre più da questa triade di colori. Le richieste di spiegazioni alle presentazioni stampa non sortivano effetto e temevo di essere diventato incapace di comprendere le mode del momento, i gusti giovanili. Ignoravo che qualcuno al marketing, in Giappone, tramasse per la restaurazione. Ne è risultata una campagna che sui social ha fatto il botto: soltanto su Twitter oltre 5.000 “Mi Piace” sul profilo del team e 1300 condivisioni, dalle 10 alle 40 volte i valori abituali.

Su Facebook invece il post della squadra ha generato 7700 emoticons, 400 commenti e 1500 condivisioni, valori esponenziali rispetto ai post quotidiani. Merito anche di uno slogan semplice: nella parte superiore si vede la ZXR 750 del 1990 sovrastata dalla scritta Love at first sight (Amore a prima vista) e in quella inferiore la moto di Rea preceduta da Again (Ancora).

Altri esempi di livree celebrative a secco di vittorie


È mancata soltanto la vittoria del Cannibale, a riprova di una statistica sulle livree celebrative. Quest’anno, a settembre, la Yamaha ha celebrato il 60° anniversario del suo primo GP adottando i colori bianco, giallo e rosso, sia per il round di Barcellona della SBK che per il Bol d’Or. Una scelta che non ha portato bene perché nella Gara 1 catalana, mentre era in fuga, Toprak Razgatlioglu si è dovuto ritirare, mentre nelle due manche domenicali è stato secondo. Atroce anche la beffa nell’Endurance perché il trio Niccolò Canepa-Marvin Fritz-Karel Hanika è stato fermato dall’esplosione del motore poco prima di metà gara, quando era leader con una ventina di secondi di margine. Due anni fa fu la volta dell’Honda Team Asia che ad Assen schierò in Moto3 carene ispirate alle RC143 di 60 anni prima: quel giorno la Honda fece l’1-2 ma con altri team mentre Kaito Toba cadde e Ai Ogura finì 6°. Al Sachsenring, nel 2015, ci provò la Suzuki, per il 30° anniversario della GSX-R: Aleix Espargaró fu soltanto 10° e Maverick Viñales 11°.

Lo stesso Valentino Rossi ebbe relativa fortuna nel 2005, quando per il GP Usa, per il mezzo secolo della Yamaha, vestì di giallonero in stile Kenny Roberts, assieme alla sua M1: il pesarese fu 3°, dietro al compagno Colin Edwards (con gli stessi colori) ma vinse Nicky Hayden con la Honda. I due yankees sfruttarono la maggiore conoscenza di Laguna Seca, che tornava nel Mondiale dopo 11 anni. L’unico strappo alla regola fu nel 2011, per il 50° anniversario di Yamaha Racing, con il biancorossonero esibito in due GP: a Laguna Seca, Jorge Lorenzo fu 2° e Ben Spies 4° ma ad Assen sul gradino più alto salì lo statunitense. Curiosamente alla sua unica vittoria in MotoGP. Perché non farci una livrea commemorativa?

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