Quella (s)volta che: motociclisti prestati alla politica

Quella (s)volta che: motociclisti prestati alla politica© Getty Images

Pochi i casi di centauri passati in politica. Su tutti il sindaco di Nizza, città natale di Quartararo, che ha corso nel Mondiale

08.03.2022 ( Aggiornata il 08.03.2022 18:10 )

Lunedì 24 gennaio hanno preso il via le elezioni per il Presidente della Repubblica. Per la nomina del successore di Sergio Mattarella al Quirinale sono stati chiamati al voto 1009 grandi elettori, con la necessità della maggioranza di due terzi nelle prime tre votazioni. E proprio la difficoltà nel raggiungere quota 673 nei primi scrutini ha prodotto scelte decisamente fuori luogo.

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Reutemann e Yamamoto tra le auto


Nel 1999 c’è chi votò Diego Armando Maradona e Antonio Carlos Zago (all’epoca difensore della Roma), ma entrambe le preferenze furono dichiarate nulle per mancanza di due requisiti: i 50 anni di età e, ovviamente, la cittadinanza italiana. In quella stessa occasione raccattò un voto pure Massimo Moratti, appena dimessosi dall’Inter. Oltre a diversi calciatori o ex, nel 2013 prese un voto pure l’ex sciatore Gustav Thoeni. All’appello mancano invece i piloti e, stante il ritiro di Valentino Rossi e Antonio Cairoli (di recente in visita proprio al Quirinale), non ci saremmo stupiti di veder arrivare qualche preferenza ai due ex: anche quei voti, però, risulterebbero nulli non avendo l’età minima.

Ciò che sorprende è l’assenza di ex motociclisti tra i politici, non soltanto in Italia. Stridente il contrasto con le auto, a partire da Carlos Reutemann, ex Ferrari, che è stato Governatore della Provincia di Santa Fe e senatore in Argentina. Lo scorso ottobre invece Sakon Yamamoto, 21 GP in F1 con Super Aguri, Spyker e HRT, è stato eletto alla Camera dei Rappresentanti giapponese. Negli Stati Uniti, Richard Petty, leggenda della Nascar, fu eletto svariate volte a livello provinciale, ma nel 1980 per le primarie repubblicane sostenne John Connally, che però ottenne appena 82.625 voti contro i 7,7 milioni di Ronald Reagan, poi eletto per la Casa Bianca battendo Jimmy Carter.

Estrosi, dalle due ruote alla politica


L’unica eccezione, da quanto emerso nelle mie ricerche (se ne conoscete altre vi invito a segnalarmele), è il transalpino Christian Estrosi, sindaco di Nizza dal marzo 2008 al giugno 2016 e nuovamente dal maggio 2017 a oggi. Classe 1955, prima di diventare maggiorenne iniziò a scorrazzare per Nizza con la sua Kawasaki 350 S2. Ma per la prima gara, a 17 anni, il regolamento gli impose una quarto di litro: con una Verdona 250 S1 giunse quinto al Paul Ricard. Iniziò a farsi notare nel 1974, quando condusse a lungo il Tour de France Moto prima che il pignone lo lasciasse a piedi. La stagione seguente fu secondo sia al Bol d’Or con una Kawasaki 1000 insieme a Gilles Husson che alla 200 Miglia di Magny-Cours con una Yamaha 750, preceduto da Barry Sheene. Cercò anche di qualificarsi per il GP Francia di 125 e 250 ma non ci riuscì, complice l’altissimo numero di presenti: 56 nella ottavo di litro e addirittura 94 nella categoria superiore.

Ci riprovò nel 1976, sempre davanti al pubblico amico, e stampò il quarto tempo nella 500 con una Suzuki e il 35° nella 350 con una Yamaha, ma non portò a termine le gare. Quell’anno conquistò i primi punti (tre) nella classe regina, piazzandosi all’ottavo posto in Finlandia. Da segnalare, nel 1976, anche il successo nel Trofeo FIM 750 a Nogaro e i secondi posti a Digione, dietro Giacomo Agostini, e alla 1000 Km del Mugello alternandosi con Pentti Korhonen su una Ducati.

Nel 1977 disputò l’intero Mondiale della 500, qualificandosi con il quinto tempo in Svezia e il sesto in Olanda, ma la scarsa affidabilità della sua Suzuki gli fruttò appena sei punti. Ad Assen, però, sotto l’acqua si tolse lo sfizio di andare in testa prima di cadere alla chicane. Tre settimane prima a Digione aveva vinto entrambe le manche del Mondiale della 750: con lui sul podio Philippe Coulon e Steve Baker.

Nel 1978 in 500 fu quarto nel GP Francia e ottavo in Spagna mentre con la 750 fu due volte quarto, una sesto e una settimo e chiuse il Mondiale all’ottavo posto. Per l’annata successiva si affidò alle Kawasaki, ottenendo sette piazzamenti nella Top 10 del Mondiale tra 250 e 350. Salì invece sul podio nelle due gare di Nogaro della 750. Il ritorno in 500, nel 1980, fu povero di picchi prestazionali, così come le ultime tre stagioni in 250, prima con la Yamaha poi con la Pernod (foto): soltanto due eccezioni, i quinti posti ai GP Nazioni e Svezia nel 1982. Nel suo palmares figurano inoltre un titolo francese della 250 e tre della 750. Poca cosa rispetto al trionfo in MotoGP del concittadino Fabio Quartararo.

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