Quella (S)volta che: l'addio Suzuki alla MotoGP, un triste deja-vu

Quella (S)volta che: l'addio Suzuki alla MotoGP, un triste deja-vu

L’uscita della Casa giapponese ha un precedente vecchio di undici anni

24.05.2022 ( Aggiornata il 24.05.2022 13:08 )

Suzuki Motor Corporation ha deciso di sospendere temporaneamente la partecipazione al FIM Road Racing Grand Prix MotoGP dal 2012. No, nessun errore di data.

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L'annuncio del 2011


La notizia che lo scorso 2 maggio ha sconvolto il paddock rappresenta un déjà-vu di quanto vissuto il 18 novembre 2011. In quell’occasione, lo stringato comunicato spiegava che “Questa sospensione è destinata a far fronte a circostanze difficili causate principalmente dalla prolungata recessione nei Paesi sviluppati, dall’apprezzamento storico dello yen giapponese e dai ripetuti disastri natural”. Quello fu infatti un anno record con 380 miliardi di dollari di perdite a livello mondiale causate da terremoti, tornado e inondazioni, metà dovute al terremoto (magnitudo 9.0 della scala Richter) che l’11 marzo devastò il Giappone.

A differenza di oggi, però, veniva già annunciato il rientro: “Con l’obiettivo di tornare in MotoGP nel 2014, Suzuki si concentrerà ora sullo sviluppo di una nuova moto da corsa competitiva per questa classe. Suzuki continuerà l’attività di gare nel Motocross e il supporto alle competizioni utilizzando moto di serie, ottenendo l’omologazione FIM e la cooperazione con il fornitore dei suoi racing kit”.

Dal report relativo al 2011, che da tradizione nipponica considera tutte le operazioni fino al 31 marzo dell’anno seguente, risultò un calo della produzione rispetto all’anno prima: le auto scesero da 2.878.000 a 2.802.000 e le moto da 2.735.000 a 2.574.000. Per le due ruote era il quarto calo consecutivo, partendo dalle 3.391.000 unità del 2007: in un quadriennio la produzione di motocicli era calata di oltre 800mila pezzi. Inoltre lo yen forte aveva contribuito a ridurre nel 2011 le vendite in Europa del 21%.

Nelle 68 pagine del documento relativo al 2011 l’unico riferimento alle competizioni era il seguente: “Una GSX-R ha vinto il campionato del mondo Endurance per il secondo anno di fila. Suzuki ha anche fatto registrare una buona prestazione in MotoGP e nel Mondiale di Motocross FIM”.

Se queste affermazioni sono valide per il Cross, con Clement Desalle vincitore di quattro GP e terzo nella classifica della MX1, per la pista il giudizio pare eccessivamente adulatorio: in MotoGP la Suzuki chiuse il Mondiale costruttori all’ultimo posto, con una quinta posizione in Inghilterra come miglior risultato. Quell’anno, peraltro, la Casa di Hamamatsu schierò il solo Alvaro Bautista, quindi giravano già voci su un suo possibile ritiro. I membri del team furono informati via mail della chiusura della squadra che faceva base nel Regno Unito.

Il ritorno


Inutili i tentativi di convincimento del responsabile del progetto (che allora come oggi era Shinichi Sahara) e del team manager Paul Denning, complice l’assenza di risultati: l’ultima vittoria l’aveva firmata Chris Vermeulen a Le Mans nel 2007 e l’ultimo podio Loris Capirossi l’anno successivo a Brno.

Denning prese male l’addio, tanto che a MCN dichiarò: “Il tempismo molto tardivo della decisione ha lasciato un gran numero di ragazzi in una posizione difficile per il futuro. Sto facendo del mio meglio per aiutarli dove possibile in termini di ricerca di nuove opportunità e per portarne alcuni in Crescent Suzuki. Non credo (il ritiro) sia la strategia giusta pensando al livello di competitività che stavamo raggiungendo, e il gran lavoro del reparto corse per migliorare la moto è stato molto positivo. E senza mancare di rispetto alle capacità e agli sforzi di Alvaro, alla sua seconda stagione in MotoGP, non avevamo Casey Stoner o Jorge Lorenzo”.

La Suzuki è tornata nella classe regina per disputare l’ultima gara del 2014, a Valencia con Randy De Puniet, guidato dai box da Davide Brivio. Nelle prime libere il francese si mise dietro nove colleghi e nelle seconde ridusse a 1”345 il ritardo dal miglior tempo di Marc Marquez. Decimo in Q1, si ritirò dopo 12 giri per noie al cambio. La Suzuki è tornata protagonista nel 2016, con Maverick Viñales quattro volte sul podio e vincitore a Silverstone. Nel report di quell’anno il termine MotoGP è comparso otto volte, a dimostrazione dell’orgoglio ritrovato per le corse.

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