Quella (S)volta Che: Pol Tarres, con la sua moto in cima al mondo

Quella (S)volta Che: Pol Tarres, con la sua moto in cima al mondo

Il record dello spagnolo: oltre quota 6000 metri con la bicilindrica Ténéré

04.07.2022 ( Aggiornata il 04.07.2022 15:38 )

Quanto in alto può arrivare una moto? Dipende dal modello e dalla resistenza di colui che la cavalca. A marzo, in sella a una Yamaha Ténéré 700, Pol Tarres ha raggiunto i 6157,5 metri (20.203 piedi) su una montagna delle Ande, stabilendo il nuovo record del Mondo per una bicilindrica.

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Tarres, passione acrobazie


Lo spagnolo, nipote del sette volte iridato Trial Jordi Tarres, è un appassionato di Enduro Estremo e di acrobazie, come dimostrano i suoi numerosi video. Dal 2014 al 2016 ha gareggiato 32 volte nel mondiale Trial: le prime 24 gare le ha disputate con la Sherco, ottenendo come miglior risultato due settimi posti (Maldon al debutto e Alagna), poi è passato alla TRRS ma senza più ripetersi.

Tre mesi fa è volato in Argentina per scalare il Cerro Mercedario, la quarta cima dell’America, ma soltanto a maggio il Guinness World Record ha certificato la quota raggiunta. “Il 12 marzo sono partito dal campo base a 3200 metri – ha raccontato nel cortometraggio Terrible 7, che trovate su Youtube – ho fatto dieci km perché il terreno faceva affondare la moto e anche se avevo il serbatoio pieno, con l’aumentare della pendenza ha iniziato a bere come una spugna, così ho lasciato la moto al campo intermedio a 4500 metri”.

Durante la salita ha indossato uno zaino contenente una bombola di ossigeno, per assisterlo in caso di necessità generata dal cambio di altitudine. Del controllo dei suoi parametri vitali si è occupata la dottoressa Roxana Pronce, presente al campo base. Due giorni dopo, con indosso il casco con il numero tredici, il suo marchio di fabbrica, Tarres ha ripreso a salire, vincendo l’ostacolo rappresentato da pietre di ogni dimensione, raggiungendo i 20.203 piedi. Sperava di salire ancora visto che la vetta di questa montagna della Cordigliera della Ramada, nella provincia di San Juan, si trova a 6770 metri.

“Quando ho avuto il segnale radio, ho detto alla mia squadra che non potevo continuare. Hanno smesso di respirare, non mi avevano mai sentito dire ‘non posso’. Le rocce avevano letteralmente mangiato la mia gomma posteriore che, pur tassellata, affondava”. L’enorme sforzo l’ha portato a servirsi dell’ossigeno: “Il test è finito, ho portato la moto e il mio corpo al limite. Siamo felici, torniamo con il record per le bicilindriche. Sono super soddisfatto”.

Per rendere la moto performante in queste condizioni, è stata cambiata la mappatura dell’iniezione. La moto ha sofferto molto più di noi. Non avrei mai immaginato che una moto potesse resistere così tanto”.

Il record di Zak


Il record assoluto appartiene invece allo svizzero Jiri Zak, che il 16 febbraio 2020, a Ojos del Salado, non lontano da Copiapó (Cile), ha raggiunto 6546 metri (6646 metri secondo il GPS della moto). Con 6891 metri questa è la seconda vetta delle Ande ma anche il vulcano più alto al Mondo, pure se l’eruzione più recente risalirebbe a 1300 anni fa. L’ascesa è considerata relativamente semplice, fatta eccezione per il tratto finale. Lo dimostrano i 6694 metri raggiunti nel dicembre 2019 dall’Unimog U5023 (motore diesel quattro cilindri in linea da 231 Cavalli e 900 Nm di coppia) del tedesco Matthias Jeschke.

Zak invece si è servito di una KTM 450 EXC-F nella versione Sei Giorni. Fa parte del Grizzly Race Team, fondato nel 2013 a Zurigo da Urs Pedraita, soprannominato Grisu Grizzly per le traversate in moto nella natura selvaggia, attraverso terre incontaminate.

La via principale dell’Ojos del Salado, solitamente percorribile attraverso un canalone roccioso, era interdetta dalla presenza della neve penitente: si tratta di piramidi e coni di neve alti quasi due metri che ricordano persone incappucciate, i penitenti per l’appunto. L’elvetico ha dovuto attraversare due ghiacciai fino ad avvicinarsi al cratere principale: “Se non ci fosse stata un’enorme quantità di neve – ha raccontato in un blog – non avrei rallentato, ma avrei guadagnato ancora più quota. Purtroppo non c’era tempo per la cautela, mi sentivo congelato ed esausto, a quel punto volevo soltanto scendere”.

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