Laguna Seca "allergica" ai sorpassi

Laguna Seca "allergica" ai sorpassi
Memorabili ma pochi. Per colpa del tracciato. Spettacolare per i piloti, non per il pubblico

Redazione

21.07.2015 ( Aggiornata il 21.07.2015 13:21 )

Il circuito di Laguna Seca è senza dubbio uno dei più fascinosi al mondo. D’altronde, come tutti i tracciati caratterizzati da numerosi “saliscendi”, piace ai piloti (o almeno, alla maggior parte dei piloti) ed agli appassionati, che sognano la staccata del mitico Cavatappi, una curva che ormai è diventata un marchio di fabbrica. Insomma, le salite, le discese e i tratti in cui la visibilità non è eccezionale stimolano la fantasia, rendono una pista impegnativa e quindi fascinosa. Questo, però, non è sempre sinonimo di gare emozionanti. Anzi, Laguna Seca è l’esempio che, più di altri, può essere utilizzato per spiegare la teoria che lo spettacolo non è direttamente collegato al livello tecnico della pista. Effettuare un sorpasso a Laguna Seca non è semplice. Perché il rettilineo del traguardo è una curva ad ampio raggio. Perché la maggior parte delle staccate vanno effettuate pensando all’ingresso in curva, che deve essere veloce e scorrevole. Perché quando i “saliscendi” hanno delle pendenze paragonabili a quelle delle piste della Coppa del Mondo di sci alpino (è il caso di Laguna Seca), il pilota resta sempre molto concentrato a mantenere la traiettoria ideale ed aggiungere una variabile (il sorpasso) in questo contesto non è affatto facile. A Laguna Seca, a differenza di quanto si pensa, il sorpasso è un evento raro, eccezionale e quindi spettacolare. La maggior parte dei sorpassi avvengono al Cavatappi, dove c’è una staccata importante e dove ritardare di poco il punto frenata significa sopravanzare un avversario. Inoltre il Cavatappi è una curva molto lenta, quindi si può sacrificare l’ingresso in curva. Al Cavatappi sono avvenuti alcuni dei sorpassi più famosi e discussi della storia del motociclismo. Come quello di Valentino Rossi ai danni Casey Stoner, nel 2008 e quello di Marc Marquez ai danni di Valentino Rossi, nel 2014. Due manovre fotocopia: il pilota che sorpassa che arriva lungo e sfrutta il cordolo esterno (ed anche un tratto oltre il cordolo...) per restare in piedi. Con modalità meno estreme, a Laguna Seca la maggior parte dei sorpassi avvengono così. In ogni caso, bisogna rischiare per sorpassare. Ecco spiegate gare come quella di domenica 19 luglio, in Superbike, in cui Jonathan Rea ha tentato (senza successo) di sopravanzare Tom Sykes. E ancora, Davide Giuliano, che dopo una brutta partenza in gara 1 ha faticato non poco a recuperare posizioni. Il risultato? gare non tanto spettacolari e povere di colpi di scena (cadute escluse). Insomma, è vero, è bello vedere le moto che si muovono, si impennano e sono sempre al limite dell’aderenza (ed a Laguna Seca si vede tutto questo), però nell’arco di una gara questo non basta a trasmettere quell’emozionalità che il motociclismo dovrebbe garantire. Riccardo Piergentili

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