Luca Scassa: il Pirro della Superbike

Luca Scassa: il Pirro della Superbike
"L'intenzione è fare ancora sviluppo della moto e tester, come fa Pirro in MotoGP. Abbiamo rivisitato la moto e riiniziato daccapo", spiega Scassa

Redazione

30.11.2015 ( Aggiornata il 30.11.2015 19:06 )

Nella stagione appena conclusa, il trentaduenne aretino Luca Scassa ha avuto un duplice ruolo nel Ducati Superbike Team: da un lato, ha fatto da tester ufficiale per la Panigale R ufficiale, nonostante l’infortunio rimediato a Misano, come wildcard. Scassa già proveniva da un lungo recupero, seguito alle due brutte cadute targate 2014. E poi, naturalmente, ha fatto il pilota. “È stato un anno tutto nuovo. Anche per quanto riguarda le gare, visto che era un anno e mezzo che non correvo” ha detto Scassa in un'intervista a WorldSBK. “In teoria avrei dovuto prendere parte anche al round di Imola, ma visto che dovevo ancora togliermi le viti che mi avevano messo dopo l’incidente del test del Mugello con la MotoGP, ho preferito saltarlo. Se fossi caduto e si fossero piegate, di certo non sarei stato più in grado di correre”. “A Misano ci ho provato, ma mi sono fatto male subito. Ho esagerato io ed alla curva 3 sono caduto abbastanza male. Fisicamente non ero al meglio anche perché avevo scoperto di avere il menisco rotto un mese prima, quindi non mi ero potuto allenare. Ero giù a livello di tono muscolare ed infatti, quando ho toccato terra, mi sono frantumato”. Scassa è riuscito a recuperare in tempo per la penultima prova stagionale di Magny-Cours,dove è riuscito a farsi notare nonostante la forma fisica non ideale, portando la ‘terza’ Panigale R in seconda fila e chiudendo al nono posto la seconda gara francese: “Dopo ho incominciato a lavorare in un modo un pochino diverso, sia sul fisico che nel cercare di capire la moto durante i test che abbiamo fatto. La cosa bella di Magny-Cours è che ho girato dopo non essere salito in moto per circa 3 mesi, riuscendomi ad allenare il giusto. Mi sono più concentrato sul capire meglio la moto a livello tecnico in pista, visto che praticamente non ci avevo mai corso”. “Sono andato a Magny-Cours senza aspettative, pensando solo di volermi divertire e dimenticandomi di qualsiasi tipo di problema o infortunio precedente. È andata relativamente bene perché riuscivo a stare tra i primi dieci già in qualifica mentre in Superpole, sul bagnato, ho chiuso al sesto posto. Purtroppo in gara 1 abbiamo sbagliato gomma, altrimenti saremmo potuti rimanere con Camier, che ha chiuso quinto. In gara 2 abbiamo chiuso nella top 10, riuscendo nel finale a girare più forte di Canepa il quale era più o meno il mio riferimento in termini di prestazioni, vista l’ottima stagione da lui disputata. Un anno così ha notevolmente cambiato il punto di vista del pilota, soprattutto alla luce del suo nuovo ruolo all’interno del team come ‘tramite’ tra la squadra ed il main sponsor Aruba, che nel 2015 ha preso in mano l’ambito comunicativo e marketing della squadra. “Da pilota sono stato contento, mi ha fatto capire quanto conta una moto buona (in passato mi era capitato solo nel 2011 con Yamaha). In più è stato un anno formativo dall’altro lato della sedia, quindi nella parte gestionale, di marketing e del rapporto con gli sponsor. Questo mi ha anche insegnato il giusto comportamento da adottare come pilota, perché guardando da un’altra prospettiva si capiscono tante cose. Quando si è piloti si rischia di stare troppo nella propria campana di vetro, in quello che è un approccio molto egocentrico stile ‘ci sono solo io, il resto non conta’. Ora invece ho capito quanto è importante tenere il gruppo unito, aiuta molto a dare il massimo”. Nonostante le molteplici differenze con un lavoro ‘canonico’ da pilota, Scassa è contento del suo operato ed ha intenzione di continuare su questa strada. “Alla fine di quest’anno avrei potuto guardarmi intorno per cercare una guida a tempo pieno in un team privato, ma ho deciso di non farlo. Ho parlato con il team e Ducati e l’intenzione è quella di rifare come quest’anno, cioè sviluppo della moto e tester, insomma quello che fa Pirro in MotoGP. Il Pirro della Superbike insomma, o come pare lo Stoner della Superbike anche se ovviamente non oso mettermi a confronto con lui (ride). Farò inoltre qualche wildcard come Imola, Misano e Magny-Cours, perché quello francese è il secondo mercato di riferimento per Aruba e l’azienda ci tiene a schierare tre moto”. Nella seconda parte di stagione, il rendimento della Ducati Panigale R, nelle mani di Chaz Davies, è  migliorato e Scassa non fa mistero delle importanti migliorie che hanno permesso al team ed al pilota di fare un notevole salto in avanti in termini di prestazioni. “La moto è cresciuta molto a livello di distribuzione pesi, geometrie ed elettronica” ha ammesso l’italiano. “Gli sviluppi all’elettronica di metà stagione, di derivazione dalla GP, hanno dato buoni frutti e così anche il nuovo terminale di scarico, che ha dato un piccolo miglioramento a livello di potenza massima e di erogazione. Abbiamo praticamente rivisitato la moto e riiniziato daccapo, perché evidentemente la direzione presa in passato non andava bene. Dopo qualche passaggio a vuoto e scelte non azzeccate siamo riusciti a trovare la quadratura del cerchio e questo lo si è visto da Laguna in avanti”.    

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