Duelli Sprint: la prima vittoria in SBK di Fogarty in Honda

Duelli Sprint: la prima vittoria in SBK di Fogarty in Honda© GPAgency

A Hockenheim 1996, Carl si "sbloccò", trionfando al fotofinish su Slight e Kocinski. The King, due volte titolato con la Ducati 916, calpestò il gradino più alto del podio anche guidando la RC45

04.05.2020 11:35

Oggi vi raccontiamo brevemente di una delle tante imprese compiute da Carl Fogarty, quattro volte iridato SBK. Dopo due allori ottenuti con la Ducati, l’inglese di Blackburn decise di approdare in Honda, marca con cui The King corse la stagione agonistica 1996.

Molto diversa la RC45 quattro cilindri a V rispetto al bicilindrico desmodromico della Rossa. Carl se ne accorse immediatamente e, dopo una avvio di campionato tribolato, a Hockenheim si sbloccò, siglando la prima vittoria stagionale.

Per uno come lui, i quattro successi d’annata non bastarono a convincerlo nel rimanere in forza al team Castrol di Neil Tuxworth. Però, in quel 12 maggio del 1996, Foggy fu più protagonista di Slight, compagno di squadra che si aggiudicò Gara uno.

Nella seconda manche, il pubblico britannico presente in circuito esplose in festa e il numero 1 acquisì la fiducia che lo portò a vincere pure a Monza, round successivo a quello tedesco.

I tifosi presenti in Germania urlarono: "The King is back!"


Dannazione, l’avventura di Carl in HRC tardava a decollare. In due weekend - San Marino - Misano- e Donington, Fogarty gravitò tra l’ottavo ed il sesto posto. Una merda, per un vincente come lui.

Anche il round tedesco di Hockenheim non iniziò col piglio da lui ritenuto corretto: la RC45 aveva un gran motore, ma gli risultava indigesta, specialmente in uscita di curva e nei tracciati ricchi di saliscendi.

La pista germanica, piatta, prometteva meglio, ma la prima manche fu “uno schifo”. negli interminabili rettifili, il numero 1 riusciva a mantenere il passo dei migliori, ma nelle pieghe del Motodrom perdeva terreno. Ed il campione si incazzava.

Anche perché a trionfare fu Aaron Slight, neozelandese compagno di garage. Male. Serviva una pronta reazione.

 D’accordo il settimo tempo in qualifica ed il quinto posto colto poche ore prima non incoraggiavano, però il Re della SBK voleva veramente rialzare la cresta. Ed ecco per lui una eccellente partenza, con una battaglia di gruppo nei primi passaggi di Gara due.

Sgranatasi l’allegra compagnia, la soluzione fu a tre: Fogarty. Kocinski e Slight, ancora lui. Peraltro, i tre proprio non si piacevano. Anzi, per dirla meglio, tra Carl, John e Aaron vigeva davvero un sentimento di disprezzo. Inteso come odio agonistico, ovviamente.

Infatti, la bagarre degli ultimi giri fu avvincente. L’americano e la 916 voltavano rapidissimi e anche il motore garantiva spunti eccezionali: più di 310 orari, con punte di 315 per little John, numero 11 Ducati.

Le Honda, prepotenti, devastanti. Tuttavia, tanta forza bruta, non era semplice da gestire. La ruota posteriore che pattinava in accelerazione e il lavoro di braccia e gambe da fare nelle curve non scoraggiarono Foggy, all’attacco in staccata all’entrata del Motodrom.

Nelle successive quattro pieghe, Slight e Kocinski ammirarono le marmitte tuonanti della Honda dell’inglese che, al limite, riuscì a resistere agli attacchi dei rivali. L’ultima curva - a destra - risultò decisiva e vincente per Carl, capace di tagliare per primo il traguardo, al fotofinish, con un vantaggio pari ad un blink, un battito di ciglia, nell’esplosione di gioia sua e dei tifosi.

In quella domenica, il mondiale SBK ritrovò il protagonista degli ultimi anni che, lanciato dall’entusiasmo di essersi sbloccato, vinse pure a Monza, circa un mese più tardi. Sì, gli appassionati delle derivate di serie poterono dire: “The King is back”.

Fogarty & Bayliss: le leggende SBK in edicola con Motosprint

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi