SBK, con la pioggia meglio fermarsi o girare?

SBK, con la pioggia meglio fermarsi o girare?© GPAgency

Considerando il meteo inclemente e i 10 giorni disponibili di test, nessun pilota ha effettuato un singolo passaggio della pista di Jerez. Giusta prudenza od occasione perduta? Leonardo Taccini non si è fatto problemi, debuttando in condizioni difficili

24.01.2021 ( Aggiornata il 24.01.2021 12:59 )

Vengono chiamati "Winter Test" perchè, effettivamente, le sessioni dedicate allo sviluppo delle moto vengono svolte nei mesi freddi europei, cioè, quelli compresi tra l'autunno e l'inverno. Appunto, il meteo è duro nel Vecchio Continente, durante questo periodo dell'anno.

Fuori dai confini, si possono trovare posti più miti. Quando i team potevano (e volevano), si recavano in Australia, Sudafrica, Sudamerica e California. Certo, farlo costava molto di più, ma nove volte su dieci il tentativo andava a buon fine, con tantissimi giri di pista completati ed una mole di dati sui quali lavorare.

A Jerez non è andata così. Ma come, non è il Sud della Spagna la miglior meta disponibile nel mese di gennaio?! A quanto pare, no. O meglio, dipende. Nei giorni a precedere i test il cielo era limpido e le temperatura ideali, e pure quando eravamo in aeroporto per tornare a casa. Sfortuna o statistica? Ricordiamo che esattamente un anno fa - gennaio 2020 - la situazione era la medesima. Acqua a catinelle e freddo.

Perché non provarci? Ormai i soldi erano stati spesi


Avete mai sentito le dichiarazioni dei piloti X ed Y, spiegare questo concetto: "La mia è stata una gara dura, in difesa. Pioveva molto oggi ed io non avevo mai provato prima la moto in condizioni simili. Non avevo parametri per il bagnato, né feeling in sella. Volevo evitare di cadere, ecco perché risultavo lento ed impacciato".

Sì che vi è capitato di sentire certe frasi. Almeno una volta, da entrambi i paddock. MotoGP e SBK. Alibi o verità? Entrambi, ma soffermiamoci ad una analisi. In parecchie occasioni abbiamo visto team o corridori inattivi, e a Jerez è successo proprio così. 

Nessuno ha voluto girare, complice anche il regolamento legato alle giornate di test: solo 10 stint, cioè, solo 10 giorni disponibili nel computo della stagione, idea voluta per limitare i costi. Appunto, ha avuto senso recarsi sino all'Andalusia e non compiere nemmeno un passaggio di pista? Denaro e tempi erano stati ormai spesi, non sarebbe stato utile prepare il pacchetto per eventuali situazioni future bagnate?

Tre posti citati a caso: Assen, Donington, Magny-Cours


L'Olanda - salvo problemi dei quali abbiamo parlato sino allo stress estremo - aprirà il Mondiale SBK 2021. Spettacolare il Van Drenthe, bello sostenere il primo esame dell'anno dall'Università delle due ruote. Non sarebbe insolito trovare giorni di pioggia, nei Paesi bassi ad aprile. Vero?

Oppure, Donington Park. Da quelle parti Giove Pluvio saluta il popolo spesso e volentieri. Ecco perché gli specialisti britannici fanno spesso la differenza. E in Francia? Ricordate Magny-Cours 2020? L'acqua era tanta che si temevano allagamenti, anzi, ci sono stati allagamenti. 

Eppure, le frasi di circostanza ci sono state. Diversi piloti hanno tirato in ballo la questione. Non conoscevano il comportamento delle gomme Pirelli in caso di pioggia, tantomeno la moto. E poi, non avevano dati disponibili sui quali lavorare. 

Paura di farsi male? Non per Leonardo Taccini


Ovviamente, meglio evitare infortuni e telai spezzati. Per esempio, il team ERC Ducati ha effettuato i test di Jerez. La squadra Endurance ha provato con Louis Rossi, Ondra Jezek e Sylvain Barrier. Due le cadute, moto danneggiate, piloti che, per fortuna, stavano bene. Però, perlomeno, il "battesimo dell'acqua" c'è stato. 

No, i team SBK hanno preferito non rischiare. I piloti hanno voluto evitare guai. Anche se, a dire il vero, alcuni di loro erano intutati e pronti alla guida. Sono stati i manager a fermarli. Michele Pirro, Johann Zarco e Stefan Bradl hanno fatto un lavoro diverso: il francese si allenava, il pugliese comparava parti per il team Barni, il tedesco doveva - sì, doveva - comunque saggiare le novità HRC.

Perciò, l'eroe di Jerez è stato Leonardo Taccini, diciottenne romano, proveniente dalla Moto3. Per il neocquisto Orelac, il debutto su una 600 quattro cilindri era carico di motivI: tutto nuovo per lui, pioggia a catinelle, pozzanghere traditrici e vento gelido. "Non gliene può fregare di meno" ha detto mamma Roberta, infatti, il numero 24 si è divertito come un matto. Andando pure forte. 

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