Buon Compleanno Fabrizio Pirovano: eri, sei e rimarrai il Re di Monza

Buon Compleanno Fabrizio Pirovano: eri, sei e rimarrai il Re di Monza© GPAgency

Il nostro omaggio al pilota brianzolo, che ha lasciato ricordi motociclistici ed umani indelebili

01.02.2021 ( Aggiornata il 01.02.2021 13:15 )

Questo è il pezzo più difficile da scrivere, tuttavia anche il più sincero e spontaneo da raccontare. Fabrizio Pirovano non c'è più, però lui è ancora qui con noi. Difficile da spiegare ma, se lo avete conosciuto personalmente, confermerete il seguente concetto.

Biassono, 1 febbraio 1960 - Monza, 12 giugno 2016. Cinquantasei anni di vità anche se, in realtà, il tempo non si è mai fermato. Eppure, il Re di Monza amava sfidare il tempo. Ancor di più adorava la motocicletta, oggetto che sapeva regargli emozioni, tra le quali il senso di libertà. Al primo posto. 

Chissà se da lassù il Piro sia in grado di accettare l'assenza delle competizioni a due ruote nell'anello brianzolo della velocità. Quella era casa sua, per molti motivi. Territoriali, certo, che si aggiungono a odori, emozioni e sensazioni, ancor fluttuanti nell'aria, per una presenza eterea intoccabile.

La SBK secondo il Piro


Guida al limite, cos'altro?! Però, con il cervello ben connesso al polso destro. Fabrizio era un fantino comunicante con il proprio cavallo. Lo domava quando dalla sella, gli parlava nelle lunghe nottate trascorse nel garage. Pirovano non saltava sulla moto. Lui era la moto.

Un vero centauro, nato nel cross. Belli i salti ed il fango, ma l'asfalto di Monza chiamava. Inutile scavalcare le reti mettalliche, lui sapeva benissimo come aggirarle. Regole ed avversari invece no, venivano affrontati di petto. Infatti, nessuno si è mai lamentato del Piro. Nè tra i cordoli, tantomeno al di fuori della pista.

Correre, correre più forte possibile, divertendosi. La sua filosofia era uno stile di vita naturale. Certe caratteristiche si hanno nel DNA, non si comprano. Non si affittano. Non si imitano. Il pubblico è feroce, soprattutto quello appassionato. La gente si accorge di tutto ed il piccolo ma forte pilota lombardo lo sapeva.

Un titolo che vale infinite carriere


Nel 1998, Fabrizio riesce a battere tutti nella Supersport iridata. Bella la sua Suzuki GSX-R schierata dal team Alstare, veloce. Lui la fa voltare come una bicicletta, centrando cinque successi, calcando ulteriori due podi. Naturalmente, la prima vittoria stagionale arriva a Monza. Nella sua Monza.

Quando, più avanti, gli veniva chiesto se "un solo titolo" (parole di alcuni colleghi, non commentabili) fosse sufficiente, Pirovano rispondeva: "Bè, tu invece quanti Mondiali ha vinto?" Geniale ed onesto. Concreto e saggio, riconoscente di quanto la carriera gli aveva dato e di quanto lui aveva dato alla carriera.

Un giorno di alcuni anni fa, durante una giornata di prove libere sull'anello più affascinante di tutti, il Re, dapprima seduto alla Variante Ascari, scese poi tra la folla, dicendo: "Allora, se volete portare a casa moto e chiappe intatte, evitate di entrare in curva così. Anche perché per affrontare bene la Parabolica, dovete arrivarci vivi". Unico. 

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