SBK, Monza 2010: Rea cade e... non ritrova la sua moto

SBK, Monza 2010: Rea cade e... non ritrova la sua moto© GPAgency

Dopo il ruzzolone rimediato in Parabolica, Johnny si rialza, si guarda intorno per recuperare la Honda che, invece, finisce al di là delle protezioni. La risata del pubblico mitiga (in parte) la delusione del pilota 

07.04.2021 ( Aggiornata il 07.04.2021 19:29 )

Quando correva difendendo i colori Honda, Jonathan Rea era costretto a risolvere diversi grattacapi. Il sei volte iridato SBK, per titoli tutti vinti con Kawasaki, prima di costruire quando ottenuto sino ad oggi, ha dovuto penare un po'. A volte anche oltre questo po'.

Per esempio, la carenza di velocità palesata dalla sua CBR sul dritto. La Fireblade numero 65 faticava in brevi rettilinei come quelli di Kyalami, figuriamoci sulla "autostrada" di Monza. Propio nel tracciato brianzolo, il nordirlandese ha vissuto uno dei weekend più neri di tutta la carriera professionistica.

Doppio zero per lui, risultato inaccettabile per chiunque si presenti in griglia, maggiormente se vestito di panni ufficiali. Però, in quel 9 maggio 2010, oltre a non muovere la classifica, il portacolori Hanspree Ten Kate rimediò un brutto volo in Parabolica dal quale, per fortuna, si rialzò illeso. La risata del pubblico, oltre a spegnere la paura provata, rivelò un altro dettaglio.

Rea ruzzola, si rialza e sembra dire alla sua moto: "Ahò, ma n'do stai?"


Johnny era in bagarre estrema nel gruppo dei migliori. Gara 1 (all'epoca da consumarsi nel giorno domenicale) si stava rivelando una contesa tra l'Aprilia di Max Biaggi, le Yamaha di James Toseland e Cal Crutchlow, la Suzuki guidata da Leon Haslam. La CBR Ten Kate si stava comportando benone, perché riusciva a tenere le scie rivali.

Anche grazie alle frenate micidiali di Johnny, tutte al limite. Stacca qua, stacca là, spesso oltre il limite, ecco l'errore. Alla fine del quarto giro, forse in una traiettoria un pelo più larga di quelle percorse prima, le gomme della Fireblade perdono aderenza.

Anzi, tutto quanto perde aderenza: l'avantreno si chiude ed arriva la super scivolata, ad alta velocità. Dopo aver grattato l'asfalto, i due corpi - moto & pilota - ruzzolano nella ghiaia, ripetutamente. Per fortuna, il futuro Re della SBK si rialza con le sue gambe, ma... rimane disorientato. Nel desiderio di tornare in sella (l'adrenalina non gli ha fatto sorgere la domanda: la moto sarà d'accordo o ne è uscita distrutta?) Rea cerca la CBR, ma questa non c''è più, perché finita oltre le barriere. Solo pubblico, commissari di pista e telecamere se ne erano accorti.

Doppietta di Biaggi, per un titolo vinto "al Max"


Se per Rea fu doppio zero, per Biaggi arrivò un doppio 25. Cioè, vittoria per Max di entrambe le manche. Bravo il romano numero 3, fenomenale la RSV4, perfettamente bilanciata tra parte veloce - i famigerati rettifili lombardi, il curvone Biassono e almeno mezza Parabolica - e le lente chicane, come la prima e la Roggia.

Però il Corsaro volava pure all'Ascari, dove il pilota può metterci del proprio. Eccellente. Nella manche mattutina, per lui il gradino più alto, con appena sotto Toseland e Crutchlow. Nel pomeriggio, in cima a guardare la folla, in compagnia di Haslam e Troy Corser. Quei due mattoni costruirono il muro di due allori conquistati in SBK.

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