SBK, Batta: “La passione per le moto è la mia linfa vitale”

SBK, Batta: “La passione per le moto è la mia linfa vitale”© GPAgency

Francis è pronto a tornare nel paddock delle derivate di serie con il progetto Alstare Yamaha: "Io ragiono col cuore, non vedo l'ora di rientrare nell'ambiente che più amo. I piloti? Erano forti nel passato come lo sono oggi"

09.04.2021 ( Aggiornata il 09.04.2021 16:16 )

Come un possente e regale leone, Francis Batta ha per anni osservato la situazione dall’esterno, lasciando agli altri le ostilità del caso. Seppur ferito, l’esperto manager mantiene intatta la criniera, orgogliosa e dorata, inconfondibile in SBK, la sua savana preferita, nella quale ha colto numerosi successi e rimediato (poche) delusioni. Dopo il periodo di stop dalla cacciagione, è arrivato l’annuncio dell’imminente ritorno nel paddock, per un team Alstare Yamaha che già accoglie parecchio interesse.

Il professionista belga, a seguito di un breve pit stop, ha trovato il tempo e la voglia di raccontarsi:Recentemente, mi hanno operato ad una spalla - svela - al fine di risolvere noie che mi portavo appresso da tempo. Ancora prima, avevo subìto un intervento chirurgico alle coronarie del cuore. Ho rischiato davvero il peggio. Per fortuna, adesso sto bene, devo solo riposarmi. Con la salute sono a posto; mi tengo i tanti monenti in cui, fermo, ho riflettuto sul mio percorso personale e professionale”.

Cosa ne hai tratto?

La passione per le moto rappresentano la mia linfa vitale. L’amore per le gare costituiva il pensiero fisso nei momenti di lontananza dal paddock. Stare fermo non ha sopito il mio desiderio di tornare, anzi. Devo dire che, adesso, assaporo il momenrto in cui rimetterò piede nell’ambiente che più amo. Credimi, non vedo l’ora”.

Godi di una spinta eccezionale. Da dove nasce?

“Ho trovato la giusta occasione. Sono sempre stato abituato a gestire grosse strutture, per le quali io ero il capo di me stesso. Facevo i contratti, tenevo i rapporti con gli sponsor, sceglievo i piloti, costruivo la squadra e tutto quanto servisse per fare bene. Insomma, ero Francis Batta, il capo della sua Alstare. Trovandomi oggi ad un punto di ripartenza, la situazione è diversa. Ecco perché ho accettato di stipulare l’accordo con chi che me lo ha chiesto”.

Team Alstare Yamaha: Chris Ponsson unica punta. Per ora


 Come è strutturato il progetto Alstare Yamaha? Lo spiega proprio Francis: "Jean-Christophe Ponsson gode di una base economica buona, però, il figlio Christophe non è mai riuscito a completare una stagione iridata, collezionando diversi problemi. Questo perché il padre doveva occuparsi di tutti gli aspetti che un team richiede. Con la mia persona, si è trovato un sistema in cui Ponsson debba solo badare a reperire i vari finanziamenti necessari. Ho ricostruito una piccola struttura, molto bella e funzionale. Ci lavoreranno professionisti seri, già con me in diverse stagioni di gare. Porteremo in pista la R1 M, con relativo supporto diretto da Yamaha, ho i giusti contatti. Il motorista Bruno Bailly, che cura la preparazione dei nostri quattri cilindri da competizione, era un uomo Alstare”.

 Quali obiettivi ti sei prefissato?

"Il pilota imparerà ogni nozione necessaria. Non ci facciamo illusioni: leggendo l’elenco dei piloti iscritti alla SBK 2021, penso che con la nostra moto, un pilota come Christophe possa lottare per posizioni dalla dodicesima alla quindicesima. Sarebbe per noi un buon successo. L’obiettivo è far crescere professionalmente il ragazzo, pensando al 2022. Un passo alla volta, dovremo migliorare in tutti gli aspetti. Poi, ci dedicheremo ai progetti futuri. Se le cose andranno bene e con l’innesto del giusto budget, l’ipotesi di doppio pilota sarà concretizzabile”.

 Batta, leone ferito, tuttavia mai domo


Come ricorda Francis le ultime stagioni iridate? Le cose non andarono benissimo: "Ancora me ne lecco le ferite. Il biennio 2013-2014 rimane il più devastante della mia carriera di manager. Con Ducati ci fu una incompatibilità di vedute. Il nostro modo di intendere le corse era differente. Da Borgo Panigale, il budget riservato alla SBK era ridotto, inoltre, l’azienda fu acquisita dal gruppo Audi, con relative dinamiche interne in fase di mutamento. La mentalità cambiò: il mio team, inizialmente nato per essere assistito dalla Casa, divenne squadra ufficiale a tutti gli effetti. Però, gli spazi di intervento miei furono limitati: per esempio, la nostra Panigale, bellissima nella versione di serie, pativa di handicap strutturali nel modello da corsa. Quando Checa e Badovini spingevano al limite, incappavano in rovinose cadute. Quella risulta ad oggi l’unica bicilindrica bolognese a non aver mai vinto il titolo SBK”.

E nel 2014 con Bimota?

 C’erano ottime premesse. La nostra era un moto competitiva, inserita nella sottocategoria EVO. Andavamo forte, Badovini e Iddon erano velocissimi. Tuttavia, accadde un fatto: la Casa non aveva la capacità di realizzare il numero minimo di modelli destinati al mercato. Noi correvamo senza prendere punti ma, in una ipotetica classifica, avremmo figurato quali leader di classe. Bimota non riuscì a trovare i soldi per comprare i motori che equipaggiavano le BB3. Non realizzando il tutto, il team Alstare venne estromesso dal campionato”.

Un bel disastro.

Sì, perché tra Ducati e Bimota ho perso un mucchio di denaro. Per motivi di sponsor saltati ed altri problemi accessori, si era accumulato un debito che sfiorava i due milioni di euro. Dovetti chiudere il team Alstare, vendendo il materiale ad MV e con altre operazioni, ho cominciato a sanare i vari ammanchi di denaro. Sono stato molto male, ho rinunciato ad effetti personali, pur di venirne fuori. Ho pure venduto la casa”.

La SBK ha bisogno di personaggi come Francis


Perciò, il 2021 ha per te Batta molteplici signifcati di rinascita: "Mi trovo in una fase di ripartenza, vissuta dolcemente e con il senno di operare con prudenza. La SBK è cambiata, l’ambiente è più algido di quanto non lo fosse nel passato. Nei primi tempi della serie, il paddock era a dimensione umana, si viveva di contatti professionali e personali. Tra i team si vedevano scambi, discussioni e condivisioni. Oggi ognuno ha la sua parrocchia, chiusa, nella quale rimanere concentrato sulle proprie cose. Adesso si fa albergo-circuito-albergo. La SBK ‘tutto aperto’ mi manca. Quella di oggi rispecchia il mondo esterno: rigoroso, ristretto, chiuso, conformato”.

Dei piloti, che ne pensi?

Erano forti e veloci anni fa, lo sono tuttora. Semmai, è cambiato il modo di fare. Viviamo in un mondo che impone all’individuo lo stesso peso di personalità, Mi spiego meglio: chi divulga musica ad alto volume, viene zittito. Colui che prova ad uscire dagli schemi, si ritrova etichettato. Le risposte da fornire alle domande devono essere sempre le stesse, uguali e politicamente corrette. In uno scenario del genere, le personalità non emergono. Se prendiamo Formula 1 e MotoGP, troviamo un paio di spiccate personalità. In SBK nemmeno una. Il pluricampione del Mondo passeggia per strada e nessuno lo ferma. Capisci?”

 Il pubblico ha bisogno di te.

Spero che mi lascino un po’ di spazio creativo. Il pubblico della SBK è rimasto lo stesso di sempre: cioè, è quello che spende 15000 euro di motocicletta e la usa nel weekend. I tifosi dei diversi Marchi presenti nel campionato hanno voglia di vivere l’evento ed i protagonisti che lo compongono. Sappiamo bene che, la sera prima della gara, al pubblico delle derivate piaccia andare fuori a bere qualche birra, cantando e facendo festa. È inutile negarlo. L’appassionato della SBK va accettato per come è”.

 Sei veramente appassionato.

Io ragiono col cuore. Dentro di me pulsa ancora la passione per Suzuki e le persone con cui ho lavorato. La nostra era una famiglia, professionale ed umana. Non so se oggi si potrebbe realizzare un progetto così diretto, tra Mondo mutato e sistema cambiato. Le soddisfazioni avute con Alstare le ho ancora davanti agli occhi. I tempi sono diversi, ma... ci si può divertire ancora. La passione non muore mai, sempre viva sarà e questo 2021 rappresenta l’anno della nuova vita professionale”.

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