SBK 2002, nemmeno il fango inglese ferma la furia di Bayliss

SBK 2002, nemmeno il fango inglese ferma la furia di Bayliss© GPAgency

A Silverstone, Troy cade più volte e la sua Ducati 998 rimane impantanata nelle vie di fuga. L'australiano scava con le proprie mani, rialza la moto, torna in sella, finendo Gara 1 al quinto posto

10.04.2021 20:02

Pioggia e vento. Ma pure freddo. Non mancava nulla a Silverstone a rappresentare il tipico round SBK iridato disputato in Gran Bretagna. Una folla oceanica ha assiepato tribune, colline e prati della pista inglese, sede della sesta tappa 2002. Quella domenica 26 viene ricordata anche per una delle tante imprese compiute da Troy Bayliss.

L'australiano, all'epoca da poco trentatreenne, rappresentava i colori del team Ducati Infostrada, formazione ufficiale schierata da Borgo Panigale nelle derivate di serie. Ancora non impegnata in MotoGP, la Casa bolognese puntava tutto sul campionato che le aveva dato grandissime soddisfazioni.

Il biondo di Taree, presentatosi nel Regno Unito con la leadership della classifica, ne uscì ancora in vetta, a seguito di due episodi uno diverso dall'altro, entrambi raccontati dalla bandiera a scacchi. La vittoria ottenuta jn Gara2 venne preceduta da un quinto posto. "Solo" da un quinto posto. Sì, ma come è arrivato quel quinto posto?

Troy Bayliss anfibio e pure un po' talpa


Sebbene arrivasse dalle dorate e soleggiate spiagge australiane, Troy se la cavava bene in condizioni bagnate. Merito dell'esperienza vissuta - e vincente - nel BSB, dove scoprì cosa significassero pioggia e freddo. Silverstone costituiva la sintesi di quanto imparato.

Scattato dalla pole, Bayliss comincia la prima manche nel suo duello, con gli avversari, con il meteo e con sè stesso. Come sempre ha fatto. Piega, rischia, derapa, ecco per lui il primo scivolone. La sua Ducati si impantana, ma con forza, mestiere ed orgoglio viene rimessa in piedi. Da chi? Dal numero 1, naturalmente. 

Tornato in bagarre molto velocemente, il canguro cade. Ancora, dannazione. Stavolta anche peggio, perché pedana e semimanubrio rimangono ficcati nell'infimo terreno e Troy non riesce a riprendere la moto. No problem: come una talpa europea, l'operazione di scavataggio. Con le proprie mani, Bayliss leva melma, erba e la paura di rimanere fermo.

L'urlo di Gio Di Pillo


Giovanni stava commentando le azioni per la TV, in diretta. Benché conoscesse già e bene le doti di Troy, pure lui ne rimane stupefatto: "Quel giorno, l'australiano cascò più volte - il ricordo di The Voice - mi ricordo che, a fine gara, stavo mangiando con Xaus. Ruben disse che Troy guidava come se fosse asciutto. Non era possibile una cosa del genere. Quando lo spagnolo vide volare il compagno di squadra, tirò un sospiro di sollievo. Inutile, tuttavia".

Perché inutile? Giovanni continua: "Perché Xaus fu sorpassato da Troy in grande stile, mettendosi al comando. Peccato che, poco dopo, Bayliss cadde ancora. Finalmente, pensò Ruben. Invece, nuovamente, l'aussie passò il numero 11, lasciandolo a bocca asciutta. Anzi, bagnatissima".

La cosa bella è stata che, podio con Edwards, Haga ed Hodgson in quest'ordine, il quarto posto di Chili precedeva proprio il protagonista anfibio più pazzo che si sia mai visto: "Certamente, la quinta posizione di Bayliss - DiPi spiega - voluta con tutte le sue forze. Che domenica di Silverstone da lupi, ragazzi!"

Nella SBK di Monza 2010, Rea cadde in Parabolica, si rialzò ma... non trovò più la sua Honda!

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