SBK, crisi BMW: colpa dei piloti o della moto?

SBK, crisi BMW: colpa dei piloti o della moto?© GPAgency

Il 2020 è stato... disastroso per il team SMR, con Sykes e Laverty nemmeno una volta a podio. L'arrivo della M 1000RR e dell'olandese Van Der Mark sarà decisivo o cambieranno poco le cose? 

26.10.2020 12:18

Non giriamoci troppo attorno: quest’anno le BMW hanno fatto male in SBK. Perché asserire ciò? Per i risultati conseguiti in pista? Sì, che vanno parametrati ai fattori primari - la fase prestagionale - al budget messo in pista dalla Casa bavarese, in combutta con il numero di ingegneri presenti del box SMR Racing.

Struttura super ufficiale, significa che, perlomeno, punta spesso e volentieri al podio. Invece, tra Sykes e Lavery nulla di tutto questo. Il solo bagliore espresso dalla formazione bianca con strisce blu e rosse si intravisto nel grigiore di Magny - Cours, dove le S1000 RR hanno conquistato Superpole e seconda casella dello schieramento. Si prevedeva un grande weekend, è arrivato invece uno strike che ha abbattuto l’irlandese e l’inglese, imprecanti e a ruzzoloni nelle vie di fuga.

Moto nuova, grandi speranze e promesse, ma... "zero tituli"


La S1000 RR di serie è, in effetti, una gran moto stradale. Nata per scontrarsi a pieno petto con la concorrenza sportiva, la quattro cilindri tedesca monta un pacchetto elettronico da vera racer, sfonda il muro dei 200 cavalli, è più compatta e leggera del modello precedente, l’HP4. Il sistema ShiftCam ed altre soluzioni tecniche all’avanguardia conferiscono una grande guidabilità ed una buona sfruttabilità per (quasi) tutti i tipi di polso e la moto ha ricevuto recensioni più che soddisfacenti.

Però qui arriva il ma - oppure, ma qui arriva il però - già da Phillip Island. Con un dispiegamento simile ad una corazzata panzer, il team SMR ha presentato il progetto in pompa magna, poi si è andati in pista... Pole position di Sykes, la BMW funziona bene. Ah già, Tom è Mister Superpole. Massì, durerà veloce per tutta la corsa, abbiamo pensato. Invece no, il numero 66 ha fatto il gambero, perdendo posizioni e Laverty solo tredicesimo al traguardo.

Il trend - miglior tempo australiano non ripetuto nelle restanti piste - di lentezza, problemi tecnici, esperimenti tra un turno e l’altro e delusioni è perdurato sino a Magny - Cours, quando il numero 60 sigla il miglior crono, seguito proprio dal compagno di squadra.

Una sola curva e crash, tutti giù per terra. Quel doppio incidente ha sancito la fine delle speranze BMW 2020, peccato, perché i tecnici avevano portato dapprima impianto di scarico nuovo, elettronica rivista, e parti aerodinamiche. Malgrado questo, in accelerazione i piloti dovevano gestire un dragster impazzito. Oppure, intervenendo sui controlli, troppi tagli inficiavano le prestazioni. Disastro:Abbiamo un problema strutturale - le parole di Tom in un round estivo- che non posso condividere qui in sala stampa. Spero che la situazione cambi”. Ecco tutto.

Moto così così o demeriti dei piloti?


Partiamo dal presupposto che, se accusiamo la moto, questa non si può difendere. Nel senso che la moto non parla, sound del motore a parte. Sicché, ogni critica lanciatale non può essere controbattuta. A meno che non parlino i tecnici. Nel caso dei piloti, invece, sappiamo che potrebbero - giustamente - alzare il telefono e dire:Ehi, perché mi ha dato 5 in pagella anziché 8?”. Ebbene, ci lanciamo: l’unione ha fatto la (non)forza, e adesso ve lo spieghiamo meglio.

Innanzitutto, Tom ed Eugene hanno corporature diverse. Il primo è muscoloso come un boscaiolo dello Yorkshire, il secondo ha il fisico da ballerino bulgaro. Però, sono entrambi velocissimi, ma non è questo il punto. Il problema risale alla fase di sviluppo, dato che loro due guidano in maniera diametralmente opposta. Tom frena forte, curva meno, spigola, apre il gas a due mani, sfruttando la motricità.

Eugene frena morbido, entra in curva veloce, volta rotondo e apre il gas dolcemente. Ciascuno può fare come meglio gli pare, direte voi, sì. Il problema arriva quando bisogna dare indicazioni ai tecnici: come sviluppare la S1000 RR? In un modo o nell’altro? Chissà se Scott Redding avrà ragione. Nel frattempo, l’irlandese è stato appiedato a favor di Michael Van Der Mark. L’olandese ci capirà qualcosa?

Nuova bomba in arrivo: esploderà o imploderà?


La M 1000RR è pronta allo sbarco in SBK. Stando alle parole di Troy Corser, si tratta di un ordigno bellico. Appunto: la bomba teutonica mieterà vittime - gli avversari - o detonerà in sé stessa? Nel test di lunedì scorso, VDM ha sfoggiato un assaggio 2021, con una sezione aerodinamica inedita. Bella, cattiva... veloce? Presto per stabilirlo.

La risposta arriverà durante l’off season, quando anche Sykes proverà il nuovo modello. Il team SMR vuole vincere il mondiale, ricordiamo tuttavia che, titolo BSB vinto a parte con materiale Yamaha, la struttura di Shaun Muir ha poi preso solo legnata, passando da BMW ad Aprilia, tornando a BMW. Idee poco chiare?

A dar man forte - lo sperano - una seconda squadra, foraggiata da Jonas Folger con tanto di sponsor. Il tedesco ha il giusto passaporto, un idioma a loro comprensibile e sembra che Eugene Laverty possa aggiungersi alla truppa. Il 2021 sarà l’anno della verità, perché da Phillip Island al Portogallo, in Germania hanno contato "zero tituli".

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