Che fine ha fatto: Chris Vermeulen

Che fine ha fatto: Chris Vermeulen© Milagro

Dopo Troy Corser, un altro membro della “Australian Connection” protagonista della nostra rubrica “Che fine hanno fatto”. Erede di Pitt nel Mondiale Supersport, è il secondo aussie a laurearsi campione nella Middle Class della Superbike

06.02.2021 ( Aggiornata il 06.02.2021 15:55 )

Figlio di quell’Australia che tanti piloti e campioni ha regalato al motociclismo (Doohan, Corser, Bayliss, Stoner, Pitt, Muggeridge), Chris Vermeulen motociclisticamente è nato nel Mondiale Superbike per poi migrare nel Motomondiale, vincendo anche una gara, a Le Mans nel 2007 sotto l’acqua con la Suzuki.

Oggi Chris è un bravissimo commentatore per Fox Sports Australia ed ha un canale aperto con il meraviglioso e mitico tracciato di Phillip Island per averne intervistato il re, ovvero il suo connazionale Casey Stoner

Gli inizi ed i consigli di Barry Sheene


Nato a Brisbane da genitori olandesi il 19 giugno 1982, Chris muove i suoi primi passi prima nel cross e poi nel dirt track vincendo i campionati del Queensland e Nuovo Galles del Sud. Nel 1998 la svolta della sua carriera. Dagli sterrati alla pista, partecipa al Campionato australiano classe 250 ottenendo le sue prime vittorie e nello stesso anno prova anche una 600 Supersport. La prova della 600 lo convince a disputare il Campionato Australiano Superbike risultando, nel 99, il miglior pilota privato.

Sempre nel 99, un certo Barry Sheene, trasferitosi in Australia da qualche anno, lo nota e gli consiglia di trasferirsi in Europa e di conseguenza in Inghilterra per disputare il British Superbike nelle categorie Supersport e Superstock

La Supersport ed il Mondiale 2003


Dopo essersi trasferito in Europa tra il 99 ed il 2000, Vermeulen disputa il Campionato Inglese Supersport e riesce a farsi notare. Il team Castrol Honda lo chiama per gli ultimi round del Mondiale Supersport al posto del giapponese Shinya Takeishi. 16 punti in tre gare con il 6° posto ad Assen. Tanto basta per convincere Honda a confermarlo per la stagione successiva. Stagione abbastanza problematica quella del 2001 chiusa con 27 punti e la 17^ posizione. Nel 2002 passa al team Van-Zon-TKR. Settimo a fine stagione con 90 punti, una pole ed il primo podio iridato.

La stagione da incorniciare è la 2003 che coincide con il passaggio in Ten Kate. Centra il suo primo ed unico titolo mondiale con 201 punti, 4 vittorie ed 8 podi.

La chiamata in Superbike


L’alloro iridato in Supersport gli vale la chiamata in Superbike per il 2004 sempre con il team Ten Kate. Inizia l’anno un po’ in sordina per un fisiologico periodo di adattamento a classe e moto, la nuova CBR1000RR. Nella prima parte di stagione va due volte a podio nella sua Australia. Sale sul podio in gara-1 a Silverstone e vince gara-2, vince entrambe le manche di Laguna Seca da rookie assoluto sulla pista californiana. Dopo il podio a Brands Hatch, vince anche gara-2 ad Assen trovandosi in lizza per il Mondiale contro le due Ducati factory di Laconi e Toseland. Imola 2004 il weekend della verità per misurare le ambizioni di Vermeulen e della Honda. Nel giro di ricognizione di gara-1 scivola sull’olio perso da Bussei (che lo riporta al box) procurandosi diverse fratture. Da infortunato compie una impresa epica: dalla pit lane alla seconda posizione al traguardo. Gara-2 chiude al sesto posto. Finisce il campionato in quarta posizione dopo il doppio ritiro di Magny Cours.

L’esperienza dell’anno precedente gli permette di tornare più forte nel 2005 ed essere subito in lotta per un grande obiettivo. Purtroppo contro la Suzuki GSX-R K5 del suo connazionale Troy Corser c’è ben poco da fare. Vermeulen non demorde e porta a casa 6 successi corredati da 14 podi complessivi che gli valgono il titolo platonico di vice campione del mondo.

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La MotoGP e l’impresa di Le Mans


Il secondo posto finale nel Mondiale Superbike gli vale la chiamata in MotoGP per le ultime gare del 2005 al posto di Troy Bayliss sulla Honda Camel. Chiude 21° con 10 punti, frutto di due P11 in Australia e Turchia

Nel 2006 passa alla Suzuki in coppia con il confermato Hopkins. Centra due pole, Turchia e Laguna Seca, chiude al secondo posto la pazza gara australiana e termina 11° con 98 punti.

Nel 2007 è ancora pilota Suzuki. Le moto scendono a 800 cc di cilindrata e la GSV-R è ben bilanciata anche grazie alle gomme Bridgestone. Centra il successo, primo ed unico in carriera, a Le Mans sotto l’acqua chiudendo la stagione al sesto posto il campionato con 179 punti ed altri 3 podi.

Il 2008 non inizia nel migliore dei modi: 17° alla prima in Qatar ed out alla quarta in Cina, in mezzo due top 10. La stagione prosegue con regolarità ma senza exploit, due podi in Germania e Laguna Seca per chiudere l’anno all’8° posto con 128 punti.

Stagione 2009 che lo vede andare a punti in tutte le gare con un quinto posto ad Assen come miglior risultato in gara. Chiude 12° con 106 punti la sua avventura nel Motomondiale. 

Gli ultimi anni


Nel 2010 torna nel paddock Superbike con la Kawasaki ZX-10R del team Kawasaki Racing. Stagione molto travagliata a causa delle tante cadute e di un infortunio al ginocchio con conseguente operazione che lo tiene fuori per gli ultimi 4 round. Chiude il 2010 in 20^ posizione con il misero bottino di 10 punti.

Va “leggermente” meglio nel 2011. La prima parte è da dimenticare. Zero punti nei primi 4 round, salta il round di Miller per ripresentarsi a Misano ed Aragon. Va a punti solamente nei due round completati racimolando 14 punti in 4 gare. A fine stagione chiude 21° con 14 punti

Nel 2012 torna in MotoGP chiamato dal team Forward a sostituire l’infortunato Colin Edwards sulla Suter per la gara di Le Mans. Chiude 17°

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