Giovanni Di Pillo: “Cara SBK, devi riavvicinarti al mercato”

Giovanni Di Pillo: “Cara SBK, devi riavvicinarti al mercato”© GpAgency

L'opinione dello storico telecronista del campionato riservato alle derivate di serie: "Da quando la MotoGP è passata a mille di cilindrata quattro tempi, le due categorie sono diventate esageratamente simili. A chi giova tutto questo?"

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16.09.2021 16:06

Ho ancora impresse nella mente le prime foto delle Superbike che arrivavano dagli Stati Uniti, con moto mitiche tutte con il manubrio alto. Freddie Spencer  guidava una splendida Honda VF750FR con i colori HRC e la scritta Interceptor. E poi c’era Eddie Lawson in sella a una verdissima Kawasaki 750 con scritto Ninja. Ma forse il più spettacolare era Kevin Schwantz con una Suzuki 750 bianca che metteva sempre di traverso.

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La Superbike che fu


Quelle erano davvero moto derivate dalla serie, o addirittura del concessionario, soprattutto se paragonate alle mostruose 500 due tempi che correvano nella GP: un abisso tecnologico separava queste due categorie. Una era riservata ai prototipi studiati per la massima ricerca delle prestazioni e l’altra, all’opposto, usava motori e telai di moto prodotte in grandi numeri dalle varie Case mondiali. Esattamente come la differenza nelle quattro ruote tra la Formula 1 e le categorie GT o Turismo. Nessun punto in comune e soprattutto costi nemmeno paragonabili. La Formula 1 è ancora un laboratorio clamorosamente prestazionale e costoso se paragonato alle bellissime Porsche e Ferrari della serie GT con un aspetto vicino alle auto vendute al pubblico.

La separazione dalla MotoGP non esiste più


Questa giusta separazione, nella Superbike è completamente saltata per un paradosso regolamentare che ha portato la MotoGP e la SBK a correre con moto tecnicamente molto ma molto simili. Purtroppo, ormai, il settore di mercato delle moto con i semimanubri si è ristretto a una piccolissima nicchia di modelli potentissimi, sofisticati e molto costosi. Modelli ormai derivati dalle MotoGP come la Yamaha R1, costruita uguale alla M1 da Gran Premio. Per non parlare della Ducati che ha addirittura abbandonato la sua storica filosofia costruttiva dei due cilindri Desmo per vendere al pubblico una poderosa Panigale V4 derivata direttamente dalla GP. Da quando la MotoGP è passata a mille di cilindrata quattro tempi, le due categorie sono diventate esageratamente simili, con moto che sono davvero cloni l’una dell’altra. Stessi schemi tecnici e stesse mostruose potenze di oltre 250 HP gestite da sofisticate centraline elettroniche.

La proposta


Sorge una domanda: a chi giova tutto questo? Non certo al motociclista sportivo, che ha visto schizzare i prezzi a livelli difficilmente abbordabili e a prestazioni impossibili da sfruttare per strada. Non giova nemmeno alle Case che devono investire cifre enormi per produrre Hypersportive missilistiche vendute poi a pochi fortunati. Non giova nemmeno allo sport perché che una Superbike riesca a girare a due secondi da una MotoGP non ha nessun senso o importanza, anzi toglie un po’ di prestigio alla classe regina.

Secondo me la crisi che sta attraversando la SBK in questo ultimo decennio è in buona parte dovuta ad una non decisa separazione tecnica dalla MotoGP e sarebbe giusto provare a tornare alle origini, con moto a manubrio alto di 750 cm³ davvero derivate da una grande produzione di serie. Sarebbe un campionato molto combattuto e spettacolare anche se con tempi sul giro molto distanti dall’attuale Superbike. Moto con prezzi abbordabili da chiunque, come le attuali naked a manubrio alto da soltanto 750 cm³ che fermerebbero lo strapotere delle attuali centraline elettroniche restituendo valore assoluto al polso destro.

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