SBK, Vallelunga no, Most e Navarra sì: perché niente Mondiale a Roma?

SBK, Vallelunga no, Most e Navarra sì: perché niente Mondiale a Roma?© GPAgency

Si dice che il Piero Taruffi non detenga le caratteristiche necessarie per ospitare un evento iridato, tra cui spazio sufficiente nel paddock ed infrastrutture all'altezza. Ma in Repubblica Ceca e Spagna la situazione era simile se non più limitata 

13.10.2021 ( Aggiornata il 13.10.2021 11:32 )

Già ci avevamo riflettuto e dopo il sesto round del Campionato Italiano Velocità ne siamo ulteriormente convinti: Vallelunga potrebbe ospitare un evento SBK iridato, cioè, Mondiale. L'Autodromo intitolato a Piero Taruffi lo fece nel 2007 e nel 2008, poi non più. Perché? Quali sono le cause? Vi proponiamo le maggiormente gettonate, basate su commenti e spiegazioni di addetti ai lavori e colleghi: il paddock non ha sufficiente spazio per camion ed hospitality. Le infrastrutture (senza paura di essere giudicati, ci chiediamo cosa potrebbe essere una "infrastruttura": i gabinetti?) si contano sulle dita di una mano.

Eppure, la stessa serie tricolore ci va ogni anno a Campagnano e dintorni, raccontando forse la tappa migliore dal punto di vista del divertimento e coinvolgimento. Sarà perché da quelle parti godono di poche manifestazioni del genere, vuoi perchè la zona coinvolge il circondario di Roma, aggiungiamo quanto sia selettivo il tracciato. Andarci vale la pena.

Premettiamo quanto leggerete: a Most e Navarra eravamo sul posto e lo spettacolo è stato di alto livello. Merito di Dorna che, per allestire un campionato dalle connotazioni internazionali in tempo di follia pandemica, si è fatta un mazzo tanto. Merito di piloti e tecnici, che danno l'anima indipendentemente ove si corra.

Most stretto ed insidioso


Doverosa la promessa, però, vanno fatte analisi e comparative. Partiamo dalla Repubblica Ceca: appena giunti in loco, abbiamo notato come la struttura sia divisa in tre. Parte altissima, parte strettissima, parte lontanissima. Già qui meriterebbe un capitolo a sè, ma andiamo avanti.

I chilometri macinati a piedi sono da mettere in conto, va bene. Le cose inspiegabili restano la sala stampa, inesistente. Un tendone da campo collocato dietro la sezione mista, con rombi dei motori a sovrastare tutto. Impossibile lavorare bene, figuratevi le interviste. 

Solitamente, tra retrobox e paddock troviamo i camion, parcheggiati in senso longitudinale. Ebbene, non essendoci spazio, i bilici erano posteggiati di traverso e neppure tutti. E poi, chi prima è entrato, non poteva andarsene, poiché "bloccato" dagli altri bestioni. Aggiungiamo un disegno del tracciato - bello - seppur sprovvisto di service road. Dopo la caduta, Johnny Rea si è visto costretto ad ammirare i rivali dal muretto, attendendo la fine della gara.

Navarra, cattedrale nel deserto


Raggiungere l'impianto semplicissimo non è, malgrado si trovi tra grandi città iberiche. L'esempio sono Saragozza e Bilbao, dotate di aeroporti, ma noi siamo atterrati - per ragioni legate alla complicata attualità - a Madrid, per poi guidare sino al paddock.

La strada è affascinante e nella zona del circuito vi passa una tappa del Cammino di Santiago. Parliamo di un luogo mistico e ben battuto da ogn sorta di individuo. Meno, dagli appassionati motociclistici: ne abbiamo contati pochi, anzi, li abbiamo addirittura contati. Sì, sappiamo che la capienza era inficiata da sto cavolo di Covid-19.

Tuttavia, tracciato e "infrastutture" erano al livello di Most, quindi, più basse rispetto a quelle di Vallelunga. Se in Repubblica Ceca i piloti hanno puntato il dito su una sicurezza... non sicura, a Navarra le lamentele del caso erano riferite al manto, pieno di buche ed inadeguato. Ah, già: lo hanno fatto pure ad Austin, perciò...

Questione di Max Biaggi o di soldi?


Nelle citate stagioni SBK 2007 e 2008, il campionato vedeva tra le proprie fila un certo Max Biaggi, capitolino, già titolato quattro volte nella 250 Grand Prix, protagonista in MotoGP e nuova stella nelle derivate. Il Promotore dell'epoca, FG Sport, fece di tutto per allestire un appuntamento a Vallelunga. 

Riuscendoci. Il romano corse con la Suzuki nel primo dei due anni, in sella alla Ducati nel secondo. Vittoria e podio sulla GSX-R griffata Alstare Corona, podio a bordo della 1098 del team Sterilgarda Go Eleven. Soprattutto, tantissima ovazione dal pubblico, presente per sold out memorabili.

Da lì in avanti, nulla. O meglio, il Campionato Italiano Velocità che, con cinque classi ed  il National Trophy 1000 e 600, riesce a starci. Questione di voglia? Questione di passione? Necessità? Non possiamo giudicarlo noi, però gli spazi sono quelli, mica cambiano. Volete dire che Superbike, Supersport e 300 Mondiali non ci starebbero? Noi pensiamo di sì. A meno che la richiesta in denaro per aggiudicarsi l'evento non sia troppo onerosa. 

Il futuro della Supersport, con classifiche separate, è necessario o rischioso?

 

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