Esclusiva SBK, Locatelli: “L'obiettivo è stare con Rea e Razgatlioglu”

Esclusiva SBK, Locatelli: “L'obiettivo è stare con Rea e Razgatlioglu”

"Vorrei essere costante come i Top 3, per tutta la gara. Punto alla prima vittoria in Superbike"

11.05.2022 20:14

Scalare la classifica, con il lavoro come unico credo, ma senza apprensione. Andrea Locatelli ha definitivamente acquisito la posizione di uomo da copertina delle derivate di serie, dopo un lungo passato nel paddock dei prototipi.

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Loka, l'anno della verità


Ma nel cambio di status, il campione della Supersport nel 2020 non ha cambiato il suo carattere. Giustamente. Serio ma docile, caparbio e sempre concentrato, il bergamasco (le origini non sono da sottovalutare in questo caso) è entrato nell’universo Superbike facendo rumore – nel modo giusto – grazie al titolo conquistato da dominatore nella classe intermedia già al primo tentativo, per poi passare alla categoria regina delle derivate mettendosi a lavorare. E iniziando appunto la sua silenziosa ma efficace scalata verso il successo.

Nel 2021 ha vissuto il suo anno da rookie e, al fianco di quel Toprak Razgatlioglu divenuto campione del Mondo, Andrea ha centrato subito quattro podi, il primo dei quali ad Assen. E proprio sullo stesso tracciato olandese il portacolori del team ufficiale Yamaha ha ripreso la scalata, ottenendo la prima Top 3 del 2022 grazie alla brillante seconda piazza di Gara 2 con cui ha rafforzato il quarto posto nel Mondiale, a soltanto nove lunghezze da Razgatlioglu. “È stato un podio un po’ fortunato considerando l’incidente tra Rea e Toprak – ammette Loka – ma è stato il giusto coronamento del buon lavoro fatto nel corso del weekend. Del resto sia in Gara 1 che in Superpole Race ho chiuso quarto, a dimostrazione del fatto che sono già arrivato a un ottimo livello, anche se c’è ancora tanto da fare e ne sono consapevole”.

C’è chi sostiene come questo 2022 sia già l’anno della verità per te. Sei d’accordo?

“Sono d’accordo. L’obiettivo minimo prima di iniziare la stagione era quello di ripartire da quanto fatto nel 2021 (stagione chiusa al quarto posto, ndr), facendo i conti con i tanti rivali forti che ci sono in griglia. Devo cercare di stare davanti il più possibile, riuscendo al tempo stesso in certe situazioni a fare la differenza: sinceramente vorrei vincere almeno una gara quest’anno. A essere onesti bisognerebbe però dire anche un’altra cosa”.

Ossia?

“È soltanto il mio secondo anno nella categoria, quindi ho ancora tanto da imparare. Io non sento pressione addosso: so che con il lavoro le cose possono arrivare, il resto si vedrà strada facendo”.

Rispetto allo scorso anno hai a che fare con una concorrenza ancora più agguerrita: hai anche tu questa impressione?

“Assolutamente, basta guardare la nuova coppia di pilota Honda, con un ex MotoGP come Lecuona e un ex Moto2 come Vierge. La Superbike sta crescendo in questi anni, credo sia sotto gli occhi di tutti: il passaggio di Scott Redding alla BMW forse lo ha reso meno temibile, ma al suo posto sulla Ducati è arrivato Alvaro Bautista, che è davvero veloce, e in generale vi sono sempre sette-otto piloti che possono puntare alle prime posizioni”.

Il rapporto con Toprak


Che effetto fa avere dall’altra parte del box il campione in carica della categoria? Rappresenta più una difficoltà oppure uno sprone?

“Non è facile, ma più ci penso e meno mi aiuto, quindi devo dimenticare quanto Toprak ha fatto l’anno scorso. So che è un pilota forte, non facile da battere, ma l’obiettivo è stargli davanti: in primis devo chiudere il gap che ci separa, poi vedremo se sarà possibile batterlo in qualche occasione”.

È cambiato il vostro rapporto rispetto al giorno in cui avete iniziato a condividere il box?

“In realtà sembra abbastanza simile al primo giorno, anche se durante l’anno il corso degli eventi potrebbe far cambiare le cose. Personalmente continuo a essere me stesso, sia con Toprak che con il team, quindi non ho nulla da nascondere”.

Come giudichi il tuo attuale pacchetto tecnico?

“Abbiamo terminato la stagione scorsa con una moto pressoché perfetta, quindi la base è ottima. In inverno la Yamaha ha lavorato tanto, anche se le novità legate all’elettronica restano un punto da chiarire”.

Dal tuo punto di vista è giusto modificare la moto che ha conquistato il titolo? Oppure è meglio toccare il meno possibile?

“Secondo me si deve sempre guardare avanti, dato che è l’unico modo per migliorare. Occorre quindi lavorare sulle novità, anche se vi possono essere dei dubbi, in modo da poterle sfruttare al meglio il prima possibile”.

In quale area o dettaglio la R1 può essere considerata la moto migliore?

“Difficile dirlo. Assen, per esempio, storicamente non è una pista favorevole alla Yamaha, anche se a me piace molto, ed effettivamente sono andato forte. Sinceramente non saprei indicare una ‘pista Yamaha’, dato che ovunque ci sia un rettilineo lungo, la nostra mancanza di cavalli si fa sentire. Per quest’anno dobbiamo lavorare con ciò che abbiamo, cercando di migliorare in altri aspetti. Personalmente mi sento meglio con la moto rispetto all’anno scorso, e lo testimoniano i numeri. Il divario dai primi si sta riducendo, in qualifica sto migliorando e, nel complesso, i primi due weekend sono stati positivi”.

Il dualismo con Rinaldi


Per un pilota del tuo livello, è uno stimolo vedere sempre i soliti tre avversari (Bautista, Rea e Razgatlioglu) davanti, oppure è un fastidio?

“La prima cosa che vorrei capire è: come fanno a essere sempre così costanti e veloci? Al momento, nella migliore delle ipotesi, come per esempio nella prima manche in Olanda, io riesco a stare con Toprak, Rea e Bautista per circa dieci giri. L’obiettivo è trovare il modo di rimanere con loro fino alla bandiera a scacchi. Stiamo parlando di tre piloti con stoffa da campioni del Mondo, quindi non sarà facile insidiarli da qui a fine stagione”.

Nel movimento italiano, il dualismo tra te e Michael Ruben Rinaldi è ben presente. Lo avverti anche tu e, soprattutto, ti interessa in modo particolare?

“Sinceramente non ci faccio troppo caso, per me non è questione di essere ‘l’italiano più bravo’. Rappresentare il mio Paese al meglio ovviamente mi piacerebbe, ma allo stesso tempo non è un obiettivo che mi stimola. Mi spiego meglio: l’importante è stare davanti ai migliori, non soltanto ai connazionali”.

Vista la recente débâcle della Nazionale di calcio, meglio comunque puntare su di voi.

“Mi è dispiaciuto vedere l’Italia non qualificarsi per i Mondiali, anche se ammetto che al di fuori della mia Atalanta continuo a seguire poco il calcio. A proposito di quest’ultimo ho sempre raccontato un aneddoto”.

Quale?

“Da bambino era un bravo difensore, e tenevo così tanto alla mia squadra che quando eravamo noi in attacco, io correvo in difesa a difendere, per portarmi avanti e seguire il mio obiettivo. Da lì ho capito che il calcio non faceva per me (ride). In ogni modo le partite sono un po’ come le gare: a volte le cose non girano anche se dai il massimo, a causa di momenti e situazioni che possono sembrare inspiegabili”.

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