Filippo Conti, GRT: "Gardner? Non c'è stato bisogno di convincerlo. La SBK è in salute"

Filippo Conti, GRT: "Gardner? Non c'è stato bisogno di convincerlo. La SBK è in salute"

 "Poteva andare in top team Moto2, invece ha scelto noi. Gestire lui e Aegerter? Mi auguro diventi difficile"

07.10.2022 12:16

Tra presente e futuro, è tempo di bilanci. Lo sa bene Filippo Conti, patron del team GRT, alle prese con un 2022 inferiore alle aspettative dal punto di vista dei risultati, ma la contempo con un 2023 rivoluzionario, con due nuovi piloti e tante attese da confermare. Il tutto sempre in collaborazione con Yamaha, della quale GRT resta la struttura indipendente in riferimento.
 
“Sicuramente ci aspettavamo di più - apre Conti - occorre essere onesti. Il podio di Barcellona ha restituito vigore alla stagione, quindi ora la speranza è quella di concludere la stagione in maniera positiva. Non posso comunque recriminare nulla, dato che spesso le difficoltà aiutano a crescere, quindi penso che una stagione come questa possa gettare delle buone basi per il futuro”.
 
Gerloff ha faticato più del previsto sia l’anno scorso che quest’anno, per una serie di dinamiche interne ed esterne alla pista. E’ stato difficile gestirlo?
 
“No, e come detto i problemi vissuti in questo biennio ci ha aiutato a capire delle cose. La cosa importante sia per noi che per lui è concludere l’anno in crescita, per guardare con ottimismo al futuro”.

"Aegerter e Gardner due campioni del mondo, sanno gestire le difficoltà"


Un futuro che per GRT sembra brillante. La scelta di Gardner ed Aegerter è stata maggiormente tua o di Yamaha?
 
“Il team e Yamaha lavorano all’unisono, come un corpo unico, con le stesse aspettative. Gardner era una opportunità di mercato, che Yamaha è stata brava a cogliere. Aegerter ha dimostrato di meritare un’occasione in Superbike, quindi la scelta è stata logica: in un certo senso la trafila di Aegerter rappresenta la mentalità di crescita dei piloti che ha sempre portato avanti Yamaha”.
 
E’ stato difficile convincere Gardner a cambiare paddock?
 
“C’è un ottimo rapporto tra Andrea (Dosoli ndr), me ed il manager di Remy. Quest’ultimo una volta capito che non vi era la possibilità di restare in MotoGP ha valutato le opzioni disponibili: aveva la possibilità di tornare in un top team della Moto2, ma ha scelto la Superbike, quindi non abbiamo dovuto convincerlo”.
 
Pensi sarà difficile gestire due cavalli di razza come Remy e Dominique?
 
“Mi auguro che diventi difficile (sorride ndr)”.
 
Si può già tracciare un obiettivo per la prossima stagione?
 
“Servirà tempo ad entrambi per adattarsi a moto e categoria, ma parliamo di due campioni del mondo, ai quali quindi la velocità non manca. L’aspetto da capire è quello mentale, fondamentale per vincere i titoli: dovranno gestire dei momenti difficili all’inizio, ma penso abbiano tutte le armi per gestirli e superarli. L’obiettivo è chiaro, tutti vogliono stare davanti (ride ndr)”.
 
Cambiamo discorso. Da Team Principal reputi la Superbike un campionato in salute?
 
“Personalmente parlando posso dire che è una piattaforma in salute, e che offre tante opportunità, specie se puoi beneficiare del supporto di una casa. Nulla è facile, ma la base è ottima per un team che vuole crescere”.
 
Negli anni passati si è parlato di un tuo possibile salto in Moto2, ed attualmente sei impegnato in MotoE. Mediti un cambio di paddock?
 
“La presenza in MotoE è dettata dal fatto che, secondo noi, è un campionato con ampi margini di sviluppo, che al contempo non entra in conflitto con le strategie in Superbike di Yamaha. La MotoGP e la Superbike sono due prodotti diversi, con pro e contro ma senza cose migliori o peggiori: non voglio passare in Moto2, la cosa che mi interessa è continuare a crescere insieme a Yamaha”.

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