L'americano compie oggi 58 anni: ci piace ricordarlo iridato 1993 con Kawasaki e più volte campione della 200 Miglia
Scott Russell, nome e cognome a costituire una leggenda a due ruote. Lo vediamo in azione nello scatto di GPAgency nel 1993, stagione condivisa con il team di Robert Muzzy. All'epoca il nativo della Georgia era un vero e proprio Hazzard, capace di regalare a sé stesso, alla connazionale squadra e alla giapponese Kawasaki il titolo SBK. Aveva 27 anni, oggi ne compie 58.
Assai divertente girare per le strade di Atlanta in moto, però altrettanto pericoloso. E poi, più che guadagnare soldi, ne spendeva, perché lo stipendio percepito dalla professione di netturbino - termine aulico per evitare il terribile "spazzino", diventato poi Operatore Ecologico - era buono, tuttavia non sufficiente per alimentare giornalmente la sfrenata passione.
Sicché molto meglio provarci con la pista, partecipando al locale e ben remunerato AMA. Un contro era il cross, un altro l'asfalto; un conto misurarsi in Patria, diverso uscire dagli enormi confini del Paese. Bello vincere a casa propria, di più se lo sconfitto si chiamava Carl Fogarty.
E via, di titolo SBK 1993, il primo per la Verdona derivata di serie. Dannazione, Russell ci aveva preso gusto, cominciava davvero a contare i bigliettoni, e gli piaceva accumularne a iosa. Tanti soldi ne ha fatti grazie alla 200 Miglia di Daytona, all'epoca sì zeppa di stelle e Marchi ufficiali. Sull'ovale della Florida, l'indiano scatenato ci sarebbe andato forte anche in bicicletta, come spiegato dalle 5 affermazioni complessive.
Russell corse anche nella mezzo litro a due tempi, schierato dal team Suzuki di Garry Taylor. Male non andò l'americano, sebbene i podi calcati siano solo due. C'è da dire, a sua "difesa" che quella RGV portentosa non lo fosse, e lui avrebbe avuto bisogno di ulteriore spazio di crescita.
Non gli importò granché dei prototipi, perché torno alle derivate di serie, figurando per Yamaha: "Lo faccio per soldi, lo sapete. Compro casa a Milano, vinco il titolo 1999, poi mi ritiro". Andò abbastanza diversamente, ma gli importò ancor meno: insignito nella Motorcycle Hall of Fame e riconosciuto anche dalla SBK Hall of Fame quale mito assoluto, se l'è goduta comunque.
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