Raymond aprì la serie titolata, oggi completata da Alvaro: in mezzo "miti" quali Polen, Fogarty, Corser, Bayliss, Hodgson, Toseland e Checa
Alvaro Bautista ha riportato a Borgo Panigale l'iride SBK dedicato alla lista piloti, per una Ducati che torna sulla vetta massima dopo 11 stagioni. Come sapete, a precedere lo spagnolo fu un altro spagnolo a imporsi difendendo i colori della Casa, nel nome e cognome di Carlos Checa nel 2011. Il primo titolo, invece, risale al 1990. Il francese Raymond Roche aprì la striscia allungata da personaggi mitici. Eccoli elencati.
Raymond era duro, sia di polso che di testa. Considerato un mattacchione, aveva un altro pazzerello in qualità di team manager: Marco Lucchinelli, che ha saputo condurre il collega-amico al primo successo firmato Ducati in SBK. Con la bicilindrica 851 arrivò l'impresa mondiale, mattone che avrebbe cominciato un muro impressionante.
Gli piaceva festeggiare degnamente le grandi vittorie ottenute in pista, nel 1991 con il team Fast by Ferracci, l'anno dopo insieme al Police Ducati. Sempre bicilindrica, la Ducati era una fiammante 888, arma invidiata dalle rivali giapponesi. L'americano siglò doppietta, lasciando segni indelebili.
Muoveva masse britanniche dall'Isola di Albione ai circuiti più lontani. Carl era il Re, infatti veniva soprannominato The King. Il suo impero venne steso nel 1994, esteso nel 1995 con la squadra di Virginio Ferrari, prolungato nel 1998 e completato nel 1999 con Performance.. Impressionava: un leone indomabile, sia con la 916 che a bordo della 996.
Un vero e proprio animale da gara (e da festa) capace di usare bene polso destro e cervello. Arrivato dalla lontana Wollongong, Troy si impose nel 1996, celebrando il titolo nella sua Phillip Island: pensate che al suo fianco si trovava Davide Tardozzi, titolato 2022 MotoGP con Pecco Bagnaia
Che ve lo diciamo a fare?! Siamo stati tutti "figli di Troy", e basta. Se consideriamo che arrivò al mondiale quasi "per caso", per poi diventare leggenda SBK e Ducati, potremmo chiudere qui il paragrafo dedicato. Da notare: l'aussie vinse con la 999, 999 e 1098, "sorelle" bicilndriche tinte di Rosso.
Erede, nel senso che dopo un inglese un altro inglese vinse con e per Ducati in SBK. Neil e la 999 del team Fila dominarono il 2003, ultimo anno SBK raccontato dalla plurifornitura di pneumatici. Nel suo caso erano Michelin, portate al limite con maestria e il tipico stile avvitato di quegli anni.
Ha studiato pianoforte e solveggio, ma gli piacevano anche le moto. L'inglese - terzo per Ducati in SBK - firmò il 2004 e fu il primo nome relativo alla monofornitura Pirelli, in voga con successo anche oggi. Dall'industriale Sheffield al giro del mondo, l'altolocato James era un gran pilota con la 999 ed è un gran gentleman tuttoggi.
Parlando di Carlos e dell'alloro 2011, è corretto ricordare con il team Althea non fosse ufficiale. La formazione di Genesio Bevilacqua, seppur eccellente, non rappresentava struttura diretta o Factory del Marchio. Ma loro risultarono fortissimi, infatti, El Toro sbaragliò il campo con la 1098R.
Il resto è storia attuale. Alvaro ha meritato, cancellando la disfatta 2019. Occhio al dettaglio: Ducati sino a Checa vinse con motori bicilindrici, oggi lo fa con la V4 R, modello a riscirivere una storia tecnologica e sportiva. Attenzione a un altro dettaglio: sapete bene che quest'anno sia arrivato anche il titolo MotoGP. Mamma ragà.
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