SBK: Andrea Iannone, la fine del purgatorio

SBK: Andrea Iannone, la fine del purgatorio© GpAgency

L’abruzzese non ha mai smesso di allenarsi e al ritorno, nei test in vista del 2024, ha mostrato come il suo talento sia rimasto intatto

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23.01.2024 ( Aggiornata il 23.01.2024 12:11 )

Andrea Iannone, all'inferno e ritorno


Stati d’animo che avevano sempre viaggiato lontani da Iannone durante la sua prima carriera da pilota, nella quale alla velocità in pista si era sempre accompagnata una personalità scanzonata e in sfida con il mondo. Caratteristiche che dal 17 dicembre 2019 hanno inevitabilmente lasciato spazio al desiderio di ottenere giustizia. Se infatti la psicologia ci insegna che per un superare un dolore occorre vivere cinque fasi, Iannone ne ha essenzialmente passate tre, ovviamente a modo suo. La prima è stata quella della negazione, proprio come nei normali percorsi di metabolizzazione del dolore, scaturita dopo la prima condanna a 18 mesi inflitta in primo grado dal tribunale nell’ambito della Federazione internazionale, che pure nella sentenza aveva ammesso la possibilità di una contaminazione alimentare.

Forte di queste attenuanti, che avrebbero potuto portare a uno sconto (o una cancellazione) della pena, la risposta di Andrea non è stata il silenzio o l’accettazione, bensì il tentativo di ribaltare la situazione, con l’immediato ricorso al TAS. Da quel 17 dicembre 2019 – quando scattò la sospensione per la positività al drostanolone nel controllo antidoping del 3 novembre – fino al 10 novembre 2020, il pensiero di restare ai box a lungo non aveva probabilmente nemmeno sfiorato il ragazzo di Vasto, convinto della propria innocenza e sospinto dall’amore per le due ruote. Ma quel giorno di novembre 2020, mentre la prima stagione del Motomondiale senza di lui volgeva al termine (con il titolo MotoGP vinto da Joan Mir, suo sostituto in Suzuki, ulteriore beffa…), il TAS condannava Iannone a quattro anni di stop, il massimo della pena.

"Togliere la moto è la cosa peggiore che si possa fare a un pilota" è una delle frasi più significative pronunciate in quel periodo dallo stesso Iannone, tra l’altro proprio nei pressi del box Aprilia – Casa rimasta vicina ad Andrea fino alla fine della vicenda – a Misano. Nei due anni successivi, a Iannone non è rimasto che allenarsi con moto stradali sui tracciati italiani, magari durante le giornate di prove libere destinate ad amatori, tra i quali qualcuno può forse raccontare oggi di aver condiviso la pista con un pilota tra i più talentuosi della propria generazione, capace anche di vincere in MotoGP.

Il ricordo della vittoria in Austria nel 2016, interrompendo un digiuno di quasi sei anni della Ducati (fa specie pensarci oggi che la Rossa domina…) forse è stato uno degli appigli di Andrea nel corso dei mesi, quando la lontananza dalle piste ha portato il suo nome a occupare sempre meno spazio tra i media sportivi. Il nome di Iannone ha comunque continuato a circolare grazie a love-story da copertina, come con la cantante Elodie, una relazione che ha riportato l’abruzzese in un contesto mediatico conosciuto ai tempi della liaison con Belen Rodriguez. Nulla che abbia distolto l’attenzione di Andrea dal ritorno alle corse, come testimoniato dalle giornate in pista anche in compagnia dell’artista romana, a cominciare da quella in sella alla Ducati Panigale V4 stradale prestata a Iannone da Michele Pirro, per un assaggio di quello che sarebbe poi stato il futuro.

Il 2023 è stato infatti l’anno del risveglio, grazie all’avvicinarsi della luce in fondo al tunnel. Per un ritorno in pista, questa volta non in MotoGP bensì nel paddock per lui inedito della Superbike, dove la Ducati la fa da padrona con più di un interprete. Il mercato delle derivate ha subito la scossa che soltanto un pilota con lo status di Iannone poteva generare. Prima con l’interessamento del Team Barni, per un’ipotetica coppia da sogno con Danilo Petrucci, poi ecco arrivare il Team GoEleven, deciso ad aumentare lo status di team indipendente in rampa di lancio. La trattativa è nata sotto una buona stella, ed è proseguita con il consenso di Borgo Panigale, felice di poter in qualche modo riaccogliere Andrea in famiglia. Perché anche dopo la separazione del 2016, complice la carambola di Termas de Rio Hondo (quando Iannone cadde e trascinò a terra il compagno di team Andrea Dovizioso), nel mondo Ducati l’abruzzese ha sempre mantenuto estimatori, come lo stesso Paolo Campinoti, proprietario del Team Pramac, che lo fece debuttare in MotoGP.

Ospite d’onore in entrambi i round italiani della Superbike, Iannone ha iniziato a prendere le misure del nuovo ambiente. Un ambiente divenuto ufficialmente casa il 18 ottobre scorso, con l’annuncio di GoEleven: una struttura professionale quanto familiare, cosa che a un cavallo – purosangue – di ritorno come Andrea può fare bene.

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